Attualità
Il 21 settembre XX giornata mondiale dell’Alzheimer
La più diffusa al mondo tra le forme di demenza è la malattia di Alzheimer: da sola rappresenta il 60% di casi degenerazione delle cellule cerebrali
Roma, 20 settembre – Sabato 21 settembre 2013 si celebra la XX Giornata Mondiale dell’Alzheimer, la malattia neurovegetativa più temuta e più diffusa al mondo, con un aumento di tendenza anche in persone giovani. In Italia si parla di circa 500mila persone affette da questo male progressivo e la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, alla sua ventesima edizione, oltre a sensibilizzare sul tema, ha come obiettivo approfondire, conoscere, e trovare strumenti adeguati, per affrontare un’emergenza che coinvolge non solo la persona colpita, ma anche famigliari quasi mai preparati e che spesso non sanno cogliere i segnali con cui inizialmente si manifesta la patologia. Nel 43% dei casi infatti la diagnosi arriva in ritardo rispetto ai sintomi: colpisce all’improvviso con un angoscioso declino cognitivo, i primi segnali sono spesso irriconoscibili, il suo esordio è silenzioso ma, una volta sviluppata, la malattia inizia la sua opera di distruzione delle cellule cerebrali e quando i sintomi si manifestano in modo evidente è ormai tardi. La malattia è in una fase avanzata. In Italia, ogni 10 minuti una persona si ammala di Alzheimer, questo è uno dei dati diffusi dall’International Alzheimer’s Disease Physicians Survey nel rapporto 2013. La previsione, per i prossimi 30 anni, è che si ammaleranno circa 3 milioni di italiani con conseguente necessità di assistenza continua e di cure. In occasione della Giornata la Federazione Alzheimer Italia, rappresentate per l’Italia di ADI (Alzheimer’s Disease International), presenterà il nuovo Rapporto mondiale Alzheimer 2013, intitolato “Alzheimer: un viaggio per prendersi cura” e dedicato a come affrontare dopo la diagnosi il lungo percorso della malattia. Tra i tanti argomenti allo studio e le numerose iniziative territoriali per celebrare la giornata mondiale 2013, un’attenzione particolare è rivolta alla formazione delle persone che dovranno accudire malati così difficili, che subiscono un declino progressivo e irreversibile delle funzioni cognitive con deterioramento della personalità e della vita di relazione, che li porta ad isolamento ed emarginazione sociale.