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Giudice rumena arresta mille funzionari pubblici corrotti tra cui 14 ministri

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La magistratura dichiara guerra a  funzionari e politici corrotti che in parlamento approvano misure per togliere la scorta ai giudici. È battaglia tra toghe  e politici.

di Vito Nicola Lacerenza

Mille arresti, tra cui 14 ministri, 39 viceministri, 14 senatori e un eurodeputato più 1.200 impiegati pubblici indagati. È il “bollettino” della guerra alla corruzione cominciata nel 2013 dal Comintato anti- corruzione rumeno (D.N.A). L’organo esiste dai primi anni  2000, periodo in cui la Romania è divenuta membro dell’UE, ma l’ondata d’arresti è cominciata nel 2013 con la nomina della giudice Laura Codruta Kovesi a capo della D.N.A. Contro di lei ora si è mosso il leader del partito d’opposizione Liviu Dragnea, socialdemocratico. «Oggi ognuno, indistintamente, può essere raggiunto da un avviso di garanzia  in Romania ed essere arrestato e condannato»- ha detto Dragnea in un comizio. Il politico, anche lui indagato per corruzione, ha promosso una campagna contro la magistratura, riuscendo a far approvare in Parlamento un provvedimento che priva i giudici della scorta. Il prossimo obiettivo del socialdemocratico è quello di riuscire a far approvare misure che limitino l’autonomia della magistratura, da mesi nel mirino del ministro dell’interno rumeno Tudorel Toader, che ha chiesto il licenziamento del magistrato Kovesi.

Dalla parte del ministro si è schierata la Corte Costituzionale, che ha lanciato un appello al primo ministro rumeno Klaus Iohannis affinché accolga la richiesta, finora rimasta inascoltata dallo stesso primo ministro Iohannis. «Non possiamo permettere che la Romania si allontani dai valori democratici- ha  detto il premier rumeno- Non possiamo accettare che i magistrati vengano minacciati e intimoriti». La dichiarazione però non è servita ha placare l’opposizione del socialdemocratico Dragnea, il quale continua nel suo impegno di mobilitazione della società civile, organizzando cortei di protesta contro l’energica magistrata Kovesi e e il premier Iohannis, sebbene la partecipazione sia scarsa e in alcuni casi, fittizia. Molti manifestanti infatti hanno dichiarato di essere stati costretti a prendere parte al corteo dai loro datori di lavoro e di non sapere neppure le ragioni della manifestazione di protesta. Tali testimonianze hanno spinto alcuni osservatori a credere che la lotta alla corruzione riscuota consenso in gran parte della popolazione, stanca della dilagante corruzione in Romania, da sempre sul podio dei Paesi europei più colpiti dal fenomeno delle mazzette.

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