Italiani nel Mondo
Giovani italiani di ritorno da una Argentina in crisi – Young Italians returning from an Argentina in Crisis
Giovani italiani di ritorno da una Argentina in crisi
I nostri connazionali hanno creato gruppi ed iniziative di assistenza per aiutare chi ne ha bisogno in momenti di crisi, oppure di disgrazia, che altrimenti non potevano essere aiutati dai servizi d’assistenza in quei paesi.
Il nuovo articolo di Paolo Cinarelli dall’Argentina ci mostra una faccia purtroppo triste della realtà dell’emigrazione italiana nel mondo oggi, la fine di un progetto creato per assistere i nostri connazionali che cercano di trasferircisi ci rende tristi, però, la notizia ci fa capire anche un altro aspetto delle nostre comunità sparse per il mondo che potrebbe aiutare l’Italia odierna a superare un problema che ha anche conseguenze politiche non indifferenti.
I nostri connazionali hanno creato gruppi ed iniziative di assistenza per aiutare chi ne ha bisogno in momenti di crisi, oppure di disgrazia, che altrimenti non potevano essere aiutati dai servizi d’assistenza in quei paesi. Con il passare del tempo, e vedremo questo nell’articolo, si sono aggiunti anche i Patronati, i rami assistenziali dei sindacati italiani, sia per assistenza con la burocrazia italiana per le pratiche di pensioni italiane, sia con gli enti locali.
Nel corso dei decenni, in tutti i paesi ove ci sono i nostri emigrati, questi gruppi hanno maturato esperienze e capacità per meglio aiutare immigrati a integrarsi nelle nuove realtà. E sono proprio questi gruppi che potrebbero dare aiuto all’Italia non solo per meglio integrare gli immigrati che ora vengono in Italia, ma anche per meglio preparare il futuro, quando chi è ora sano e forte si trova nella terza età con tutte le conseguenze naturali della vecchiaia. Chiunque abbia avuto l’opportunità di visitare case di cura per gli anziani italiani all’estero sa già che questi problemi per gli immigrati, di tutte le nazionalità, sono particolari, a partire dalla perdita della memoria che compromette la capacità di parlare la seconda lingua, quella del paese di residenza, e dobbiamo pensarci ora prima che sia troppo tardi.
Allora mentre leggiamo l’articolo di Paolo teniamo in mente che le esperienze dei nostri parenti ed amici all’estero sono il preludio di quel che vedremo in Italia nel non lontano futuro, e che sono proprio loro a poter dare gli esempi e le capacità di poter affrontare questo futuro nel miglior modo possibile.
Giovani italiani di ritorno da una Argentina in crisi
Paolo Cinarelli
“BienvenIta non funziona più purtroppo, però un italiano può sempre andare al patronato per qualsiasi problema” questa è stata la risposta testuale di Andrea Pedemonte sul breve destino del Progetto BienvenIta, nato da un’idea di un gruppo, di giovani italiani professionisti, che abbinava un sito web al supporto fisico della rete dei patronati italiani a Buenos Aires. Attraverso il portale BienveIta i giovani arrivati avrebbero potuto accedere a informazioni e suggerimenti su come portare meglio a termine la loro pratica di residenza argentina presso il rispettivo ufficio della Dirección General de Migraciones, pratica spesso non così semplice come immaginavano
Era stato presentato presso la sede dell’Istituto Italiano di Cultura, il martedì 14 giugno 2016, in un principio per dare un orientamento ai giovani appena arrivati. Alla presentazione, avvenuta a sala piena, avevano preso la parola l’allora ambasciatore Teresa Castaldo, il console generale d’Italia Giuseppe Smimmo e i mentori del progetto Claudia Gatti, Andrea Pedemonte e Mena Provenzano.
In quel momento, c’era tanto ottimismo e voglia di fare. L’apparente ripresa economica dell’Argentina post crisi 2001 attirava una gran quantità di giovani italiani professionisti, proprio come Pedemonte, che hanno visto di buon occhio la possibilità di costruirsi un futuro, fare anche figli e mettere su famiglia. Infatti, la crisi che ha colpito l’Italia alla fine del primo decennio del XXI secolo ha provocato un nuovo esodo di giovani verso l’estero, questi nuovi migranti vedevano l’Argentina come “il primo paese da scegliere fuori l’Europa”, secondo Pedemonte. I dati Istat e della Fondazione Migrantes parlavano di diverse migliaia di giovani italiani giunti nei primi anni ‘10, anche se recentemente i dati forniti dalla Dirección Nacional de Migraciones hanno rivelato che le richieste di residenza da parte d’italiani non sono state mai più di mille nel periodo a cavallo tra i primi due decenni di questo secolo.
Il ricercatore Marcelo Huernos spiega che la legge migratoria argentina 25871 del 2004 è tra le più progressiste al mondo giacché “considera la migrazione al livello di un diritto umano” (sic). In effetti, l’Argentina rimane sempre un paese aperto all’immigrazione. In questo momento però nel contesto latinoamericano che resta un polo di attrazione dei flussi migratori, ora come risultato di un riassestamento dello scacchiere internazionale degli ultimi trent’anni, che vede le integrazioni regionali dei rispettivi paesi nelle proprie aree geopolitiche. Questo è il motivo per cui l’attuale legge migratoria favorisce i flussi provenienti dai paesi confinanti e che, di fatto, quasi annulla o lascia nell’incertezza, quanto raggiunto lungo decenni di negoziati e accordi bilaterali tra Italia e Argentina in materia migratoria. E’ proprio in questa zona d’ombra che intendeva fare chiarezza BienvenIta, purtroppo la pubblicazione del decreto 70/2017 applica un nuovo giro di vite poiché ha modificato la legge di residenza in modo restrittivo.
Però, al di fuori delle pratiche amministrative che comporta stabilire la propria residenza in Argentina, il principale motivo della chiusura del Progetto è stato il saldo del bilancio migratorio tornato negativo come agli inizi degli anni duemila. In assenza di dati ufficiali si calcola che la metà dei giovani italiani arrivati negli ultimi dieci anni sia ripartita in patria o anche verso altri paesi. Tra loro ci sono anche Claudia Gatti e lo stesso Andrea Pedemonte, che scrive sulla chiusura del progetto dalla sua Genova dove è tornato con la moglie e i figli.
Young Italians returning from an Argentina in Crisis
Our countrymen and women created welfare groups and initiatives to help those in need during periods of crisis or of adversity who otherwise could not have been helped by welfare services in those countries
Paolo Cinarelli’s new article from Argentina shows us an unfortunately sad face of the Italian migration experience in today’s world, the end of a project created to help our fellow countrymen who are looking to move there makes us sad. However, the news also lets us understand another aspect of our communities spread around the world that could help today’s Italy overcome a problem that also has significant political consequences.
Our countrymen and women created welfare groups and initiatives to help those in need during periods of crisis or of adversity who otherwise could not have been helped by welfare services in those countries. With the passage of time, and we see this in the article, the Patronati, the welfare branches of Italy’s trades union, have also been added, for assistance with both Italy’s bureaucracy for those applying for Italian pensions and local agencies.
Over the decades, in all the countries where there are our migrants, these groups have matured experience and skills to better help our migrants to integrate in the new realities. And these are the very groups that could help Italy to not only better integrate the migrants who are now coming to Italy but also to prepare better for the future when those who are now healthy and strong find themselves in the third age with all the natural consequences of old age. Whoever has had the opportunity to visit an aged care facility for elderly Italians overseas already knows that there are particular problems for migrants, of all nationalities, starting with the loss of memory that compromises the capacity to speak the second language, that of the country of residence, and we must think about this now, before it is too late.
So, as we read Paolo’s article let us bear in mind that the experiences of our relatives and friends overseas are the prelude to what we will see in Italy in the not too distant future and that they are the very people who can give us the examples and the skills to be able to deal with this future in the best way possible.
Young Italians returning from an Argentina in Crisis
Paolo Cinarelli
“Unfortunately BienvenIta is no longer operating, however an Italian can always go to the Patronato for any problem” This was the response by Andrea Pedemonte on the short destiny of Progetto BenvenIta, created from an idea by a group of young Italian professionals that combined a website to the physical support of the Italian Patronati in Buenos Aires. Through the BenvenIta portal the new arrivals could have had access to information and suggestions on how to best finalize their application for residence in Argentina at the respective office of the Dirección General de Migraciones, applications that are often not as simple as they imagined.
The project had been presented at the office of the Italian Institute of Culture on Tuesday June 14, 2016, at the beginning to give an orientation to the newly arrived young people. Then Ambassador Teresa Castaldo, Italy’s Consul General Giuseppe Smimmo and the project’s mentors Claudia Gatti, Andrea Pedemonte and Mena Provenzano spoke at the presentation in front of a full hall.
At the time there was a lot of optimism and desire to act. Argentina’s apparent economic recovery after the 2001 crisis attracted a large number of young Italian professionals just like Pedemonte who welcomed the possibility of building a future, also having children and starting a family. In fact, the crisis that hit Italy at the end of the first decade of the twenty first century caused a new exodus of young people overseas and these new migrants saw Argentina as the “first country to choose outside Europe”, according to Pedemonte. The data from Istat (Italy’s bureau of statistics) and the Fondazione Migrantes spoke of various thousands of young Italians in the early years of the 2010s, also if the data recently provided by the Dirección Nacional de Migraciones revealed that the requests for residency by Italians were never more than a thousand during the period between the first and second decades of this century.
Researcher Marcelo Huernos explained that the Argentinean immigration law 25871 of 2004 is one of the world’s most progressive laws since it “considers migration at the level of a human right” (sic). In effect, Argentina always remains a country open to migration. At this time however, in the context of Latin America where it is the pole of attraction of migratory flows, now as the result of a reorganization of the international chessboard of the last thirty years, that saw regional integration of the respective countries in their own geographical areas. This is the reason why the current migration law favours flows from bordering countries and in fact these almost annul or leave in uncertainty what had been reached in decades of bilateral negotiations and agreements between Italy and Argentina in matters of migration. It was precisely this shady area that BenvenIta was meant to clarify, unfortunately the publication of the Decree 70/2017 brought about a new crackdown since it amended the residency law in a restrictive way.
However, apart from the administrative procedures that involves establishing one’s residency in Argentina, the main reason for the closure of the Project was that the balance of the migratory flow had become negative since the start of the 2000s. In the absence of official statistics it is calculated that half of the young Italians who arrived over the last ten years returned home or went to other countries. These included Claudia Gatti and Andrea Pedemonte himself who wrote about the closing of the project from his Genoa where he had returned with his wife and children.