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Erdogan perde Istanbul. È la fine dello strapotere del “sultano”

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Ieri nella metropoli turca si sono svolte le elezioni municipali ed il candidato sostenuto dal presidente della Turchia  è stato sconfitto da Ekrem Imamoglu. È il volto democratico della politica nazionale.

Domenica scorsa ad Istanbul, si sono svolte le elezioni municipali che hanno visto come vincitore Ekrem Imamoglu, leader del partito di centrosinistra CHP. È la seconda volta che il primo cittadino viene scelto dall’elettorato. Le amministrative si sono tenute già tre mesi fa. In quell’occasione, Imamoglu ha battuto di poco il suo sfidante Binali Yildirim, fedelissimo del presidente turco Recep  Erdogan, capo del partito nazionalista AKP. Lo scarto tra i due candidati era di 13mila voti. Troppo pochi per l’uomo forte della Turchia che ha denunciato presunte “irregolarità durante gli scrutini”, invalidando la votazione. Così, ieri ad Istanbul, le persone si sono recate alle urne per la seconda volta, quella decisiva: Imamoglu ha stravinto con uno scarto di 775mila voti. Binali Yildirim si ferma al 45% dei consensi, mentre il candidato di centrosinistra vola al 54%.

Negare la sconfitta è impossibile, l’AKP sventola bandiera bianca ed il prescelto di Erdogan dichiara: «Mi congratulo con  Ekrem Imamoglu che ha vinto le elezioni». Parole di circostanza che ad Istanbul hanno l’eco di un terremoto politico. Perché? Perché “chi vince Istanbul, vince la Turchia”. Lo ha detto Erdogan pochi giorni prima dell’ultima votazione. In effetti, il leader dell’AKP ha iniziato la sua ascesa al potere nel 1994, diventando sindaco della metropoli turca, che da allora è stata la sua roccaforte. Almeno fino a ieri. È la prima volta, in 16 anni di governo, che l’uomo forte della Turchia viene sconfitto alle urne. Ora la sua leadership è compromessa, ma è ancora lui a tenere in pugno le istituzioni. Dopo il fallito golpe del 2016,  Erdogan ha fatto arrestare centinaia di oppositori tra politici, magistrati, giornalisti e professori universitari. Una volta “purgato” il Paese, il presidente turco ha dichiarato l’emergenza nazionale, abolendo le libertà civili e trasformando la Turchia in uno Stato di polizia. Poi nel 2018, attraverso un referendum, si è conferito ulteriori poteri, guadagnandosi il soprannome di “sultano”.

Ma l’Impero ottomano  è caduto da tempo e gran parte della società turca è stanca del regime totalitario, ritenuto responsabile della recessione che ha impoverito il Paese negli ultimi anni. La gente di Istanbul chiede democrazia ed ha scelto  Imamoglu come  leader anti-Erdogan. La metropoli turca è la capitale economica della nazione, da cui il governo ottiene la maggior parte delle risorse necessarie per finanziare l’AKP ed i media, usati come strumento di propaganda. Dal canto suo, Erdogan potrebbe ostacolare l’operato del nuovo sindaco privandolo dei fondi pubblici. La lotta per la sopravvivenza della democrazia è iniziata.

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