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Elezioni in Brasile: vola Bolsonaro candidato di estrema destra

È un ex capitano dell’esercito, misogino, omofobo e razzista che promette di risolvere il problema della violenza e vuole “eliminare” gli oppositori.
di Vito Nicola Lacerenza
Il 99.9% degli elettori brasiliani si è recato alle urne per scegliere il prossimo presidente della nazione e ha dato al candidato di estrema destra Jair Bolsonaro il 46% dei consensi. Poco meno del 50% dei voti necessari per vincere le presidenziali al primo turno. Ora Bolsonaro, leader del partito Social Liberale si prepara ad affrontare al secondo turno, previsto per il 28 di ottobre, il candidato di sinistra Fernando Haddad, il cui consenso è fermo al 29.3%. Quest’ultimo, a capo del Partito dei Lavoratori, si trova in netto svantaggio rispetto al suo avversario che ha stravinto in 16 Stati federali su 26 e ha conquistato il 60% dell’elettorato della capitale Brasilia e di Rio De Janeiro. Dati di una vittoria schiacciante che hanno portato gli analisti a definire Jair Bolsonaro un “fenomeno elettorale”. Essendo un ex capitano dell’esercito, Bolsonaro sembra essere il candidato di estrema destra perfetto. Ha promesso di usare la linea dura contro i criminali, assassini e i cartelli della droga che, imperversando nel Paese, hanno reso il Brasile una delle nazioni più violente al mondo. Inoltre ha mostrato di disprezzare gli omosessuali al punto da aver affermato: «Preferirei vedere mio figlio morire in un incidente stradale piuttosto che sapere che è gay». Dichiarazione che gli è valsa il supporto della chiesa evangelica, da sempre contraria ai matrimoni omosessuali.
Decisamente meno proficue dal punto di vista elettorale sono state le sue frasi misogine e razziste, il cui risultato è stato quello di avvicinare le donne e i membri della numerosissima comunità afro-brasiliana al Partito dei Lavoratori che, avendo governato il Paese negli ultimi 16 anni, è ritenuto il principale responsabile della corruzione dilagante nelle istituzioni, della violenza diffusa e della recessione. Argomenti su cui Bolsonaro ha fatto leva per aumentare il suo già notevole consenso. Secondo il leader di estrema destra, la ricetta giusta per uscire dalla crisi è la liberalizzazione del mercato accompagnata dalla privatizzazione delle aziende statali. Una politica economica che piace agli industriali brasiliani, i quali hanno guardato con interesse anche alla proposta di Bolsonaro di agevolare il commercio di armi. Un’idea dimostratasi vincente in campagna elettorale, a cui però si sono aggiunte proposte che hanno preoccupato l’opinione pubblica: la difesa del regime militare brasiliano e la necessità di “eliminare” gli ultimi avversari della dittatura.
La dialettica aggressiva di Bolsonaro ha consentito al leader del partito dei lavoratori, Fernando Haddad, di rivolgere un appello alle forze politiche democratiche del Paese affinché si coalizzino per battere il candidato di estrema destra che, sebbene controverso, è considerato dalla stragrande maggioranza dei brasiliani più credibile di Fernando Haddad. Leader della sinistra associata a tutti gli scandali di corruzione successi negli ultimi anni. Tra questi c’è la condanna a dodici anni di carcere dell’ex presidente socialista brasiliano Luiz Inácio Lula, accusato di corruzione e riciclaggio di denaro. Era lui il candidato alla presidenza scelto dal Partito dei Lavoratori, ma la reclusione ha impedito a Lula di partecipare alla competizione elettorale e così Fernando Haddad ha preso il suo posto.