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Tecnologia

Che cos’è la biometria e come migliora la sicurezza informatica

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Tempo di lettura: 2 minuti

Per le amministrazioni e le forze dell’ordine la sorveglianza biometrica è uno strumento efficace di sicurezza, ma il rischio è la lesione delle libertà fondamentali.

di Alessandro Coccia

In tutto il mondo si stanno diffondendo tecnologie di sorveglianza biometrica come il riconoscimento facciale.

Di che cosa si tratta? É una tecnologia innovativa che permette di acquisire immagini in tempo reale di una o più persone ed identificarle attraverso il confronto di dati ed immagini presenti in un database.  

Il riconoscimento biometrico nel nuovo millennio può semplificare una serie di azioni: accedere al conto online con l’impronta digitale o sbloccare il cellulare con l’uso del volto, allo stesso tempo, però, può diventare oggetto di molti interrogativi in materia di privacy. Se ogni persona viene osservata, monitorata e schedata c’è il rischio che questa enorme mole di dati, in mano ai governi, possano essere utilizzati per controllare o sorvegliare.

Per le amministrazioni e le forze dell’ordine, la sorveglianza biometrica, è uno strumento efficace di sicurezza, per gli esperti, invece, lede le libertà fondamentali.

Spesso usato nelle città all’insaputa dei cittadini, senza alcuna trasparenza, e senza un’adeguata valutazione dei rischi per le persone, il sistema, oltre ad essere privo di una base giuridica che legittimi il trattamento automatizzato dei dati biometrici per il riconoscimento facciale a fini di sicurezza, realizzerebbe, per come è progettato, una forma di sorveglianza indiscriminata di massa.

Il software, infatti, dopo aver acquisito l’immagine della persona (ad esempio tramite un sistema di videosorveglianza) ne elabora un modello matematico; in poche parole le telecamere ci riconoscono per come siamo e per come ci comportiamo, questa tecnologia è in grado non solo di identificarci, ma sa anche classificarci, ad esempio, per il nostro orientamento politico o sessuale.

Recentemente si è scoperto che Clearview AI, una società tecnologica statunitense, ha estratto oltre tre miliardi di immagini facciali da piattaforme di social media come Facebook, YouTube e Twitter, e ha dato accesso ai nostri dati a governi e aziende private in cambio di pagamenti.

Questo tipo di informazioni molto private, in futuro, potrebbero essere impiegate da enti pubblici o privati per prendere decisioni relative, ad esempio, alla idoneità per un lavoro, un corso universitario o un prestito, un viaggio all’estero o l’ingresso a un festival.

Nel mondo 64 paesi utilizzano il riconoscimento facciale, prima fra tutte la Cina.

Anche in Italia si stanno diffondendo sistemi di sorveglianza intelligente sotto il pretesto della maggiore sicurezza. A Udine, l’amministrazione comunale ha approvato dei finanziamenti per implementare sistemi di riconoscimento facciale sulle telecamere di sorveglianza già esistenti in città. Il progetto è stato autorizzato con delibera del 18 giugno 2020 ed ha lo scopo di segnalare in tempo reale la presenza di individui sospetti e di ricostruirne i movimenti. Il regolamento europeo per la protezione dei dati (GDPR) prevede che l’uso di sistemi di riconoscimento facciale debba essere autorizzato da una legge dello Stato membro. Questa legge ad oggi non esiste e nessun Comune è quindi autorizzato a dotarsi di sistemi di riconoscimento facciale.

La legge dovrebbe prevedere tutele e misure di garanzia per le persone, ed ogni Comune prima di installare questi sistemi dovrebbe valutare i rischi derivanti dal riconoscimento facciale.

La privacy, inteso come diritto alla riservatezza, è lo spazio vitale in cui nascono e fioriscono i nostri diritti e libertà. Senza privacy, non può esserci libertà di pensiero, libertà di movimento, libertà di manifestare, o libertà di autodeterminazione.

L’unica vera tutela, è conoscere questa tecnologia ed i propri diritti, per accertarsi che sia sempre usata nel modo giusto e con le dovute garanzie.

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