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Mondo

Alessandro Carrera, la voce della letteratura dagli USA

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Intervista ad Alessandro Carrera

Di Francesca Rossetti

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Alessandro Carrera, milanese doc, Direttore del Dipartimento di Letteratura Italiana all’Università di Houston è un grande esperto di Bob Dylan e tanto altro: a lui la parola.

Chi è Alessandro Carrera e come nasce il suo interesse per Bob Dylan?

“Io sono nato a Lodi nel 1954 e sono cresciuto a Milano. Il mio primo
interesse musicale era rivolto solo alla musica classica e non ascoltavo
nient’altro. Poi ho scoperto le voci del folk americano, Woody
Guthrie, Leadbelly, Pete Seeger, Joan Baez e, insieme, le voci della
musica folk italiana. Da lì, nel 1970, sono approdato a Bob Dylan. E di
lui all’inizio mi ha colpito soprattutto la voce (i testi li capivo
poco) e il legame che quella voce aveva con le voci folk che un poco
conoscevo già. Quando ho ascoltato “Mr. Tambourine Man” per la
prima volta ho deciso che di quella voce, e di chi la cantava, volevo
sapere tutto. Ma ci è voluto molto tempo, e sono ben lontano dal sapere
tutto anche adesso. Ho accumulato dischi, libri e materiali, ma non ho
cominciato veramente a scrivere su Dylan fino al 1997, quando mi trovavo a
New York. Ho scritto una recensione del suo album “Time Out of
Mind” (1997) per la rivista “Poesia”. Da lì è nato il libro
“La voce di Bob Dylan” (prima edizione Feltrinelli 2001; seconda
edizione Feltrinelli 2011), poi le traduzioni e tutto il resto.”

Lei si occupa di poesia e letteratura ed insegna a Houston: quali
eventi organizza e quali sono gli autori italiani maggiormente amati
negli USA?

“Ho organizzato varie conferenze di scrittori, filosofi e registi italiani o
di studiosi di letteratura italiana, americani o italiani residenti in
America. Ho avuto come ospiti nella mia università Dacia Maraini, Claudio
Magris, Erri De Luca e Roberto Mussapi, nonché registi di documentari come
ad esempio Marina Spada, autrice di un documentario sulla poetessa Antonia
Pozzi, e Fred Kuwornu, autore di un documentario sugli italiani di seconda
generazione, figli di immigrati, e sul loro desiderio di integrazione.
Come professore di letteratura italiana, ho scritto molto su Calvino e
Leopardi (Feltrinelli 2010 e Medusa 2011) e sulla poesia contemporanea
(Sossella 2016). Mi sono occupato molto di filosofia italiana
contemporanea, che in America sta godendo di un periodo di fortuna, e ho
curato l’edizione in inglese di filosofi come Massimo Cacciari,
Emanuele Severino e Carlo Sini. Gli scrittori italiani più noti in America
sono, tra i classici del Novecento, Italo Svevo, Eugenio Montale, Italo
Calvino, Pier Paolo Pasolini (soprattutto come regista), Primo Levi e
Umberto Eco. Tra i contemporanei, Giorgio Agamben come saggista, e
ultimamente Elena Ferrante.”

Quali differenze esistono fra il sistema universitario americano e
quello italiano e da quanti anni lei è Houston?

“Io sono in America da quasi trent’anni, passati prima a Houston, poi a
Toronto in Canada, a New York, e poi ancora a Houston dal 2001. Il sistema
universitario americano è basato sull’efficienza e sulla produttività.
Si viene assunti all’università come ricercatori con un accordo che
prevede entro cinque anni la pubblicazione di un certo numero di scritti,
e/o l’elaborazione di progetti di ricerca e la capacità di raccogliere
fondi pubblici o privati. Se dopo cinque anni queste condizioni sono state
soddisfatte, si viene promossi associati con relativa garanzia del proprio
posto di lavoro. Sulla base di ulteriori prove di produttività, dopo altri
cinque anni si può essere promossi a professore ordinario. Il sistema è,
in genere più esigente con gli insegnanti di quanto non lo sia con gli
studenti, ma non è possibile generalizzare perché ogni università ha una
sua fisionomia e proprie regole. Non dico che il sistema sia perfetto;
casi di nepotismo o di promozioni per via di appoggi politici possono
accadere, ma sono più l’eccezione che la regola.”

Quali saranno le sue prossime pubblicazioni ed eventi in Italia e
negli USA ?

“Al momento mi sto occupando della nuova edizione delle “Lyrics”
di Bob Dylan, che usciranno per Feltrinelli in tre volumi: il primo
(1961-1968) e il secondo (1969-1982) entro la fine di novembre; il terzo
(1983-2012) nell’aprile del 2017. Nel gennaio 2017 uscirà anche un
volume di saggi di vari autori, curato da me per le edizioni Puntoacapo,
intitolato “La memoria delle canzoni. Popular Music e identità
italiana”. Ma negli ultimi cinque anni ho insegnato molti corsi di
cinema, e sto anche lavorando a un libro su paganesimo e cristianesimo in
Federico Fellini, che uscirà nel 2018 per la casa editrice inglese
Bloomsbury. Presto uscirà un mio saggio su Rossellini, anche quello
scritto in inglese. In Italia, fra pochi giorni, il 2 novembre,
parteciperò a una tavola rotonda su Bob Dylan alla Università IULM a
Milano (alle ore 12:00). La mattina del 3 novembre sarò all’Università
di Padova a presentare l’edizione inglese di “Essenza del
nichilismo” di Emanuele Severino (Verso Books), presente Severino
stesso. Per il 2017, so già che a gennaio farò due conferenze sulla musica
folk italiana in due università della California (UCLA e Chapman). Poi
sarò a un convegno a Firenze ai primi di giugno a parlare di Leopardi e
della sua visione del mondo antico, in particolare legata alla figura di
Bruto e alla fine della repubblica romana. Ci saranno probabilmente altri
eventi, forse legati al terzo volume delle “Lyrics” di Dylan, ma
al momento non so ancora quali.”

Davvero bravissimo il Prof. Carrera e per informazioni http://www.uh.edu/class/mcl/faculty/carrera_a/

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