Mondo
Dopo 132 anni rinvenuto il messaggio più antico del mondo lanciato da un marinaio tedesco in una bottiglia di gin

A trovarlo una donna australiana sulla spiaggia dell’isola Wedge.
di Vito Nicola Lacerenza
Ha 132 anni il messaggio più antico del mondo. È datato 12 giugno 1886. Il mittente è un marinaio tedesco della nave Paula, un veliero partito dal porto inglese di Cardiff, nel Galles, diretto in Indonesia. L’autore della lettera, secondo gli esperti, si trovava sulla nave nell’oceano indiano, quando, riportate nero su bianco le coordinate dell’imbarcazione, ha riposto il messaggio in una bottiglia di gin olandese e lo ha gettato in mare. Il marinaio non poteva immaginare che più di un secolo dopo, nell’isola australiana di Wedge, una donna, Tonya Illman, avrebbe ritrovato la bottiglia con la lettera. Nella missiva il marinaio invita chiunque rinvenisse la bottiglia a recapitarla al consolato tedesco più vicino. Non è la prima volta che un antico “messaggio imbottigliato” venga ritrovato casualmente dopo molti anni. Nel Mar Baltico, in una bottiglia di birra, è stata trovata una lettera dal contenuto illeggibile, ma di cui si sono salvati il nome del mittente e la data di stesura: marinaio tedesco Richard Platz, 17 aprile 1913.
E’ del 1906, invece, una cartolina, sempre imbottigliata, che riconosceva una ricompensa a colui che l’avrebbe rinvenuta: uno shilling, una momneta in corso nel Regno Unito durante l’epoca coloniale. Il mittente era il marinaio inglese George Parker Bidder, che all’epoca navigava nei paraggi dell’isola tedesca di Amrum, nei pressi delle coste della Germania, dove la lettera è stata ritrovata. Tra coloro che affidavano i messaggi alla sorte, chiudendoli in una bottiglia non c’erano solo navigatori, ma anche esploratori che si spostavano a piedi, come il geografo americano Paul T. Walker, della città californiana di Pasadema, USA. Lui il suo messaggio l’ha riposto sotto un cumulo di pietre in una distesa artica del Canada il 10 giugno 1959. La sua speranza era che qualcuno lo ritrovasse e consegnasse le misurazioni che vi erano appuntate al suo collega dell’università di Cambridge, Albert Crary.