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Tunisia, l’altra sfida di Amina al mondo islamico: senza velo davanti al Tribunale

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aminaLa Femen a processo si toglie il sefsari indossato dalle detenute
Roma, 5 luglio – Amina Sboui, la blogger tunisina che si e’ mostrata a seno nudo come le Femen, sfida ancora il mondo islamico. All’udienza nel processo che la vede imputata per il possesso di spray anti-aggressione e la profanazione di un cimitero, Amina si e’ presentata davanti alla Corte senza sefsari, il velo indossato dalle detenute tunisine per nascondere il viso al pubblico in aula. La donna, dopo aver chiesto ai difensori se il velo fosse obbligatorio, alla risposta negativa degli avvocati ha lanciato l’ennesima provocazione.

La femminista 18enne, a marzo, aveva pubblicato sul web alcune immagini che la ritraevano a seno nudo. In quella circostanza fu rinchiusa in casa da parte dei genitori e aveva accusato la famiglia di averla segregata. A fine maggio scorso, poi, arriva l’arresto a  Kairouan, dove si era recata per contrastare il raduno del gruppo salafita Ansar Al-Sharia, poi annullato dal governo. Secondo l’accusa, proprio in quella circostanza, la giovane femminista avrebbe tracciato la scritta Femen sul muro del cimitero della grande moschea di Kairouan.
I difensori di Amina hanno ribadito la sua innocenza chiedendo la non applicazione della legge sulla detenzione di esplosivi. Il suo avvocato,  Radhia Nasraoui,  militante contro la tortura e per la difesa dei diritti dell’uomo, ha spiegato che  “la detenzione di Amina è arbitraria. Non doveva essere arrestata non ha commesso alcun crimine e alcuna infrazione alla legge. Il dossier che è attualmente dal giudice Istruttore, al Tribunale di prima istanza di Kairouan, è vuoto. Ma, nonostante questo, vede tre capi di imputazione: attentato al pudore, che non è vero perché Amina non si è svestita; profanazione di cimitero, anche questo non è vero; ma la cosa più rivoltante è l’accusa di appartenenza ad un’associazione di malfattori che ha come obiettivi di portare a termine delitti contro cose o persone. Trovo che questa ultima accusa sia scandalosa. Amina è sola in questo dossier, non appartiene ad alcun gruppo, nemmeno a Femen, ha detto che non appartiene a quel movimento. Tuttavia anche se appartenesse al movimento Femen, non è un movimento che ha l’obiettivo di danneggiare persone o cose. E’ un dossier che mi ricorda il periodo Ben Ali – ha concluso l’avvocato –  quando venivano creati dei processi e delle cause ad hoc solo per gli oppositori politici”.
La sentenza e’ attesa per l’11 luglio.

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