Arte & Cultura
A tu per tu con Andrea Campucci
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Intervista allo scrittore d’avanguardia con uno sguardo al passato e uno al cinema
Cosa significa per lei scrivere ?
Per quel che mi riguarda la scrittura è un’attività di ricerca, una sorta di indagine in grado di fornire significati nuovi a cose ordinarie. Spesso sono proprio le letture che facciamo che ci portano a scoprire “falle”, “guasti” o novità in ciò che un giorno prima ci sembrava familiare. Penso sia questo tipo di sguardo, uno sguardo creativo, demiugico, poetico, ad accomunare ciò che si definisce artistico. E in questo senso non mi riferisco soltanto alla scrittura. Si possono subire degli autentici shock anche ascoltando L’Incompiuta di Schubert, ammirando un dribbling di Messi o sentendo un’intervista impossibile a Ludovico Secondo di Baviera.
Da quando ha iniziato a scrivere?
Non sono uno di quei fenomeni che amano dire: “scrivo raccogliendo impressioni dal mondo che mi circonda, osservando i comportamenti della gente”, e (aggiungo io) magari al tavolino di un bar affollato di Hipster con tanto di Mac e Moleskine… Frasi come queste andrebbero censurate da ogni buon’intervista che si rispetti, dato che sono terribilmente pleonastiche. Il fatto di osservare il mondo e i comportamenti della gente dovrebbe essere acquisito, scontato, un po’ come per un pianista conoscere i nomi delle note del pianoforte… Il suo lavoro parte da qui, non si esaurisce in questo. Non mi sorprende, difatti, leggere queste banalità in interviste di pessimi scrittori, e in fin dei conti, ne sono certo, di brutte persone. Detto ciò, penso di aver iniziato a scrivere proprio nell’istante in cui ho capito, tempo fa, che bisognava superare il momento puramente descrittivo dell’arte, per raggiungere uno stadio un po’ più deformante e percussivo, che poi è la caratteristica base di ogni buon romanzo.
Cosa l’ha portato a diventare scrittore ?
Lei lo sa che al mondo esistono davvero delle persone che si indebitano a vita perché per farsi belli pretendono che i figli, nel giorno del matrimonio, se ne vadano in giro con una Bentley S1 del ’58 o con un calesse d’epoca… che esistono davvero persone che non mettono piede nella casa nuova se prima non hanno fatto il giro del mondo per ottenere un parquet laminato di quel preciso grigio chiaro che riprenda le appliques in ceramica del salotto buono… che esistono davvero persone che collezionano soldatini di piombo per compensare le proprie frustrazioni sessuali… che esistono davvero gli aperitivi sensoriali, le risse fra vegani e onnivori, social network come Tinder e le associazioni per il diritto delle donne? Di fronte a tutto ciò o si diventa scrittori o si impazzisce, o tutt’e due…
Chi è il suo scrittore di riferimento ?
Tutti gli ottimi scrittori, i pessimi no di certo.
Corrente letteraria preferita ?
Mi lasci parlare di quelle che NON preferisco, e che si risolvono in sostanza in movimenti che sbandierano la pallonata di un’”arte sociale”, una sorta di “leggere per cambiare”, come se ad esempio scrivendo romanzi d’inchiesta si riuscisse davvero a risolvere qualche problema. Questo vale per ogni tipo di arte, e ogni epoca sforna sempre i suoi piatti capolavori realisti, da Germinal al cinema di Ken Loach, fino aGomorra. E anche quest’insistenza, assolutamente ipocrita, sull’idea stessa di “memoria”, legata al motto historia magistra vitae, si dimostra ogni volta inefficace per capire quello che la gente definisce l’”identità di un popolo”, le “proprie radici” e i torti subiti nel passato. Credere che questo ciarpame ideologico possa passare per letteratura è ridicolo, perché non c’è bisogno di scomodare Nietzsche o il Freud di Al di là del principio di piacere per rendersi conto che dal passato non c’è nulla da imparare. In fondo la Memoria è semplicemente la figlia storpia di un vecchio illuminista.
Romanzo preferito ?
La Bibbia e l’Essere e il nulla.
Cosa c’è di autobiografico in ciò che scrive?
Non credo che sia possibile staccarsi dal proprio vissuto quando si scrive, direi che si è autobiografici al 100%, escluse naturalmente certe invenzioni strumentali. E si tratta di un vissuto composto naturalmente da letture, suggestioni, incazzature e ricordi (più che altro incazzature, direi). Nel processo di scrittura poi subentrano scelte di ordine tecnico, che provengono dalla cultura del singolo e che si rifanno a quei meccanismi interpretativi descritti da O.Wilde ne Il critico come artista. Probabilmente la scelta stessa di quest’esempio letterario è frutto di qualche mia oscura motivazione biografica.
Cosa consiglia a tutti i giovani che aspirano a diventare scrittori come lei?
Direi che per “scrittori” si debba intendere una categoria, praticamente inavvicinabile, di persone che riescono a vivere di scrittura, con uno stipendio garantito e un riconoscimento ufficiale sulle classifiche e gli organi di stampa. Non essendo questo il mio caso e dovendo pur provvedere al mio sostentamento con altri mezzi, consiglierei a chiunque si volesse dedicare alla scrittura di sposarsi una vecchia ereditiera babbiona.
Grazie Andrea … ancora non sa che un suo libro è stato preso di “mira” da un famoso regista … ma questa è un’altra storia …