Attualità
Trump perde la maggioranza nella Camera bassa e punta su politica estera
L’indice di gradimento del presidente americano è crollato e lui scalda la sua base elettorale ricreando tensioni con la Cina,l’Iran e il Messico.
di Vito Nicola Lacerenza
«Trump non è un politico né un leader, ma uno showman»- ha detto il giornalista e scrittore americano Michael Wolff- Per lui, le politiche lungimiranti non sono compatibili con la natura del presidente americano, che è “puro istinto” e sa come affascinare l’elettorato con discorsi o decisioni controversi.” I due temi chiave della sua agenda elettorale ne sono un esempio: la costruzione del muro al confine col Messico, lungo oltre 3.000 chilometri, per fermare l’immigrazione clandestina e l’abolizione dell’Obamacare, la riforma sanitaria realizzata dall’ex presidente USA Barack Obama, che ha permesso a milioni di cittadini con reddito basso di avere accesso all’assistenza sanitaria. I tempi e i costi dei due provvedimenti non sono mai stati specificati da Trump, il quale, a due anni di distanza dalla sua elezione, non è stato in grado di dare seguito alle due promesse elettorali più importanti. Inoltre, dopo aver perso la maggioranza nella Camera bassa del Congresso ed essersi messo contro vari esponenti del suo stesso partito, è molto difficile che adesso riesca a realizzare il muro col Messico e abolisca l’Obamacare.
Nel frattempo, però, il presidente americano è crollato nei sondaggi e ha dovuto dimostrare alla sua base di essere “un leader fattivo”, ricorrendo a decisioni forti e “istintive” in tema di politica estera. Quando l’anno scorso l’opinione pubblica americana ha accusato il governo di non affrontare in maniera decisa la crisi mediorientale, Trump ha fatto lanciare sull’Afghanistan, per la prima volta nella storia, la bomba più potente del mondo, la Gbu-43, dotata di undici tonnellate di esplosivo. Subito dopo l’esplosione, i consensi di Trump sono schizzati alle stelle. Ora il presidente USA sembra intenzionato ad adottare la stessa strategia per far risalire il suo indice di gradimento, specie dopo gli insuccessi ottenuti nella politica interna.
La decisione di inasprire ulteriormente le sanzioni economiche contro l’Iran, considerato uno dei “Paesi nemici” dell’America, potrebbe premiare nei sondaggi il presidente USA. Così come le forti pressioni che Trump sta facendo sul governo messicano affinché blocchi il flusso migratorio proveniente dal Centroamerica. Ma la battaglia politica del Presidente, che più di tutte tiene col fiato sospeso gli elettori americani, è il “braccio di ferro economico” con la Cina. Il gigante asiatico, secondo gran parte dell’opinione pubblica statunitense, è colpevole di aver danneggiato la produzione nazionale ricorrendo a pratiche commerciali sleali. Per tale ragione Trump ha imposto sulle importazioni cinesi dazi esorbitanti. Una sfida a cui la Cina ha risposto con altrettanto vigore tassando i prodotti importati dall’America. In questa “guerra commerciale” è in gioco la credibilità del presidente USA, anche se l’esito del “braccio di ferro economico” con la Cina è tutt’altro che scontato.