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Arte & Cultura

Teatro Argot Studio: INTERVISTA di Theodor Holman

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Tempo di lettura: 5 minuti

Con Viola Graziosi e Graziano Piazza, regia: Graziano Piazza

Intervista_3pRoma, 8 dicembre – Sarà in scena al Teatro Argot Studio dal 15 al 20 dicembre, INTERVISTA di Theodor Holman, tratto dal film di Theo Van Gogh, traduzione di Alessandra Griffoni, con Viola Graziosi e Graziano Piazza. Regia di Graziano Piazza. Intervista è l’adattamento teatrale dell’omonimo film di Theo Van Gogh, regista olandese assassinato nel 2004 da un fondamentalista islamico per il cortometraggio Submission, che denunciava la posizione d’inferiorità della donna araba. La questione femminile è centrale anche in questo testo (del 2003) in cui la famosissima Star di soap opera Katia, è messa ‘sotto accusa’ dal giornalista politico Pierre Peters, mandato contro voglia ad intervistarla la sera della caduta del governo. L’incontro tra i due inizia in maniera disastrosa e si trasforma rapidamente in una battaglia spietata.  Non si distingue più la verità dalla menzogna, né il vero dal falso. Lui sembra appartenere alla cruda realtà, mostrando le ferite procurate dalla guerra. Lei pare non avere nulla di vero, vantando le sue tette finte e la capacità di piangere a comando, ambasciatrice di una cultura pop ai limiti del trash. La lotta dei sessi è anche guerra di culture e classi, dove ciascuno rimane fedele ai propri pregiudizi generazionali e al proprio habitat professionale.  Di chi fidarsi quando si assiste al loro confronto? Chi dice il vero? La pièce diventa una disperata ricerca degli ultimi rimasugli di inter-vista “tra” esseri umani; zona grigia “tra” verità e menzogna; trincea in cui il giornalista esplora il territorio femminile con le modalità ciniche di un corrispondente di guerra, a cui l’attrice risponde con le armi della seduzione fino a scardinare in lui le più oscure realtà.

Nota artistica del regista

Conoscevo Theo Van Gogh come un regista particolarmente impegnato nella denuncia sociale e per il coraggio di proporre una visione personale incisiva ed efficace. La notizia della sua morte avvenuta nello stesso giorno della morte di Pier Paolo Pasolini lo ha, nel mio immaginario, accostato alla grandezza creativa di quest’ultimo. Solo dopo la sua morte, da parte di un fondamentalista islamico, in Italia si è cominciato a mostrare un interesse per il suo lavoro e anche negli USA, il remake del film Intervista ad opera di Steve Buscemi ne è una prova tangibile, come il disseminarsi nel mondo di questo testo divenuto un cult teatrale nei vari continenti. La proposta di Buscemi mi è sempre sembrata troppo patinata e poco consona all’irridente e graffiante personalità di Van Gogh. Dopo la lettura in inglese del testo teatrale ho compreso la portata dell’ impianto classico della pièce, rielaborandone le linee essenziali della contemporaneità del mito. Come in una tragedia classica i destini e le verità, le stesse identità e le ferite, svelano gli archetipi della nostra origine, paradigmi contemporanei della nostra illusione. Così, ho elaborato un luogo neutro, un quadrato, un ring con tanto di sgabelli agli angoli, dove poter assistere al match fisico ed emotivo che i due protagonisti vivono. Cercando la semplicità dei corpi, il loro contrapporsi alla menzogna delle parole, costruendone linee essenziali che potessero suscitarne gli svelamenti. Ci sono ferite da svelare, scritte sulla pelle, come la donna araba di Submission, che devono essere guarite e soltanto nell’altro trovano la propria guarigione. Come in un gioco di matrioske la verità appare sempre più profonda e cambia di nome. La superficie del pensiero di silicone, anzi della vera e propria “filosofia al silicone” ad opera della star, si rivelerà una sacra presa di coscienza del mondo e delle sue contraddizioni, in una prismatica valenza femminile in grado di contenere tutte le sfaccettature. L’uomo portatore di un pensiero razionale e rigido, fallimentare e depresso, convinto della sua verità assoluta non riesce a trovare in se stesso quel cambiamento necessario, quelle nuove forme che potrebbero portarlo all’amore. E’ un inno al superamento delle forme, dei pregiudizi, per ritrovare una comune capacità di amare, e amare se stessi attraverso l’altro.

Graziano Piazza

Durata: 75 minuti senza intervallo

Note biografiche

Graziano Piazza Attore e regista prevalentemente teatrale, ha lavorato sempre in ruoli primari con grandi registi della scena nazionale e internazionale come Luca Ronconi, Peter Stein, Benno Besson, Anatoli Vassiliev, Federico Tiezzi, Massimo Castri, Cesare Lievi, Antonio Calenda, Nanni Garella, Giancarlo Nanni, Piero Maccarinelli, Giancarlo Sepe, Mario Missiroli…alternando spettacoli classici a una ricerca personale attraverso personaggi dalla forte connotazione sociale (come nel monologo Schifo di R Shneider). Ricerca anche musicale lavorando in diversi melologhi con musicisti del calibro di Michele Campanella, Salvatore Sciarrino, Fabio Vacchi. Protagonista delle scene del Teatro antico di Siracusa o Epidauro (Grecia), pone la sua necessità artistica anche in luoghi non prettamente teatrali, come nei Demoni di Peter Stein o in Infinities di Luca Ronconi.Come regista s’interessa principalmente alla drammaturgia contemporanea mettendo in scena autori come J. Cox (Il desiderio di conoscere), Copì (La donna seduta), e ultimamente l’Intervista di Theo Van Gogh. Per il Ravenna Festival cura la regia di Gerusalemme perduta dai testi di P. Rumiz, con musiche di S. Karlic, anche in scena al Piccolo Teatro di Milano. Partecipa a vari film e fiction televisive.

Viola Graziosi Figlia d’arte nata a Roma e cresciuta in Tunisia, fin dai primi anni di vita manifesta la sua passione per il teatro. Debutta a 16 anni in una commedia di Turgueniev. A 17 anni è Ofelia nell’Amleto di Shakespeare con la regia di Carlo Cecchi. Con lui partecipa al progetto Trilogia Shakespeariana che gira in tutta Europa. Bilingue francese si diploma al Conservatoire National d’Art Dramatique di Parigi e fa parte del Jeune Théâtre National. A cavallo tra Francia e Italia, è diretta da registi molto diversi tra loro come Alain Françon, Marcel Maréchal, Hélène Vincent, Joel Jouanneau, Piero Maccarinelli, Giorgio Ferrara, Consuelo Barilari, Franco Però, Cristina Comencini… Ama alternare teatro classico e contemporaneo. Recentemente è una delle coprotagoniste de I Pilastri della società, regia di Gabriele Lavia. Nel cinema esordisce con Le parole di mio padre di F. Comencini, selezionato al Festival di Cannes. Prende parte a varie fiction televisive. E’ una delle protagoniste di Report 51, film di A. Liguori girato in lingua inglese e attualmente in distribuzione negli Usa. E’ laureata in studi teatrali alla Sorbona.

Theodor Holman è un giornalista, sceneggiatore e presentatore olandese. Ha studiato lingua olandese e Storia presso l’Università di Amsterdam. E’ stato redattore del giornale satirico studentesco Propria Cures.

Intervista è un adattamento teatrale dell’omonimo film di Theo Van Gogh girato in Olanda nel 2003, che vedeva come protagonisti gli attori Katja Shuurman e Pierre Bokma, da cui sono tratti i nomi dei protagonisti della vicenda.

Theo Van Gogh (1957-2004) è stato un regista, attore, produttore televisivo, sceneggiatore, conduttore televisivo, pubblicista, scrittore, cineasta e attivista olandese. Discendente dal fratello del celebre pittore Vincent Van Gogh, fu assassinato da un estremista islamico come ritorsione contro alcune immagini mostrate nel suo cortometraggio Submission. Frequentò la facoltà di legge dalla quale uscì per lavorare nel mondo del cinema e soddisfare la sua grande passione: creare e dirigere film. Era ritenuto persona tollerante nei rapporti individuali ma nei suoi articoli attaccava duramente politici, giornalisti, e tutti coloro che facessero “parte del sistema”. In conseguenza di ciò fu licenziato più volte dai giornali per i quali lavorava, e fu infine costretto a scrivere solo sul suo sito chiamato “De Gesonde Roker” (“Il fumatore in salute”). Era un uomo di sinistra come da tradizione politica della sua famiglia, amico di Pim Fortuyn, anche lui impegnato contro l’islamismo e assassinato nel 2002. In seguito alla morte di Fortyn si avvicinò politicamente a Ayaan Hirsi Ali, un’olandese di origini somale che si batte per l’emancipazione femminile nell’islam, con cui scrisse la sceneggiatura del cortometraggio Submission.

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