Attualità
Siracusa, l’impegno civile di Astrea nata per far luce sulla morte di un disabile

Rossana La Monica, sorella di Stefano Biondo morto nel 2011 per un caso di presunta malasanità, racconta come l’associazione Astrea, nata in memoria del fratello, si prende cura dei diversamente abili
Roma, 13 marzo – Il 25 gennaio 2011 Stefano Biondo, autistico e disabile psichico di 21 anni, muore nel reparto di psichiatria dell’Ospedale Umberto I di Siracusa per asfissia meccanica da soffocazione causata o dalla chiusura diretta di naso e bocca, o dalla compressione della gabbia toracica. Da quel momento nasce l’associazione Astrea per decisione di Rossana La Monica, sorella di Stefano, e della sua famiglia, allo scopo di far luce sulla morte del fratello e ottenere un giusto procedimento che individui omissioni, violenze o responsabilità. Allo stesso tempo Astrea ha intrapreso un cammino d’impegno sociale: da oltre un anno, insieme all’attrice e testimonial Rosa Pianeta, l’associazione ha realizzato attraverso la raccolta tappi, eventi pubblici, petizione online, un budget economico al fine di contribuire all’acquisto di una Genny mobility una sedie a rotelle innovativa, a vantaggio di Samuel Marchese, un ragazzo disabile di 14 anni che solo con questo importante attrezzo potrà avere una migliore qualità di vita. Nell’ottobre del 2012 è stata inaugurata a Siracusa la sede di Astrea, associazione nata con lo scopo di favorire programmi a tutela dei minori e dei disabili, e di tutte le fasce deboli. Un’attività che segue quella di individuare i responsabili della morte di Stefano Biondo per consegnarli alla legge.
Sulla legislazione in tutela della disabilità psichica, spesso lacunosa e mal applicata, abbiamo chiesto a Rossana La Monica, cosa è accaduto e quali errori da parte delle istituzioni nel tragico caso del fratello Stefano.
“Stefano entra in Tso nel reparto di psichiatria dell’Ospedale Umberto I di Siracusa nell’agosto del 2008”, – racconta Rossana, – “dopo uno dei tanti falliti ricoveri in istituto psichiatrico. Da allora e fino al 24 gennaio 2011 è rimasto in quel reparto, malgrado io mi fossi rivolta, supplicando, il diritto per mio fratello ad essere inserito in una struttura per disabili psichici. Per lui si erano chiuse tutte le porte delle strutture psichiatriche di Siracusa e provincia solo perché durante le crisi aveva rotto qualche oggetto. In questo periodo mi sono rivolta invano ai dirigenti dell’Asl Lo Magro, (che è responsabile delle Comunità Terapeutiche Assistite), e Mateddu, Maniscalco e Saetta. Mi sono rivolta chiedendo aiuto all’assessore alle politiche sociali Castagnino, a tutte le associazioni per disabili, al Tribunale del Malato, all’assessore alla Sanità Russo, al sindaco di Siracusa, e ho informato anche la stampa che pubblicò tre articoli denunciando questa gravissima inadempienza da parte della Sanità Pubblica. Ho presentato regolare denuncia alla Procura della Repubblica e mi sono rivolta al Giudice Tutelare. Stefano ha trascorso gli ultimi anni della sua giovane vita in un luogo non adeguato, un reparto psichiatrico non idoneo alla sua disabilità ed alla sua giovane età. Altre persone malate venivano trasferite presso comunità terapeutiche ma per mio fratello quella possibilità è stata sempre negata. Stefano continuava a stare chiuso in un reparto dove giornalmente sono ricoverati i casi più gravi. Quindi in famiglia ci siamo dati dei turni e con l’aiuto di un accompagnatore, Stefano usciva dall’ospedale quattro cinque volte la settimana in permesso, pranzava con noi, andavamo a mare, a fare la spesa, alla stazione ferroviaria a vedere i treni che lui amava tantissimo, facevamo lunghe passeggiate alla marina, ci occupavamo della sua igiene personale, insomma garantivamo a mio fratello ciò che era necessario e gli offrivamo un barlume di vita normale. Non ci rassegnavamo a saperlo in quel reparto”.
Siete riusciti dopo tanti atti di denuncia ad ottenere un trattamento più idoneo?
“Grazie al provvedimento della giudice Milone del Tribunale di Siracusa, una donna dunque sicuramente più sensibile, che ha intimato al sindaco e ai responsabili Asp di trovare entro un mese una struttura idonea per ospitare Stefano, finalmente mio fratello è stato trasferito nella comunità’ alloggio di Via delle Madonie a Villaggio Miano. Mio fratello aveva dimostrato di essere contento di quella sistemazione ed era stato trasferito lì solo da un giorno, quando il martedì 25 gennaio alle 17, 39 sono stata chiamata d’urgenza per una improvvisa crisi di Stefano. Giunta sul posto insieme a mio marito, ho trovato mio fratello disteso a terra, legato con un filo elettrico, di sicuro raccattato da qualche parte con urgenza ed ho intuito immediatamente che Stefano stava molto male. L’infermiere che era presente (nella stanza erano presenti 2 infermieri e tre operatori) cercò di tranquillizzarmi dicendo che aveva fatto una dose da 100 di un indeterminato calmante, ma io che ho frequentato un corso di primo soccorso avevo intuito la gravità delle condizioni di mio fratello. Il polso era assente e non sentendo neanche il polso carotideo ho praticato la respirazione a bocca a bocca e il massaggio cardiaco. Ma Stefano era già morto. Anche l’ambulanza in arrivo non era quella attrezzata per l’emergenza del caso, non era stato comunicato il codice rosso e quindi non avevano dietro il defibrillatore. Mio fratello era un ragazzo buono affettuoso, molto legato alla sua famiglia che non gli faceva mancare l’affetto, le visite continue, i permessi di uscita e aveva solo bisogno di essere curato, compreso e trattato con dolcezza. La perizia medico legale parla di morte per asfissia meccanica da soffocazione causata o dalla chiusura diretta di naso e bocca, o dalla compressione della gabbia toracica. Ma il procuratore Longo ha richiese l’archiviazione del caso. L’opposizione all’archiviazione, che abbiamo vinto, ci ha portato a nuove indagini con le quali speriamo che gli avvenimenti di quella sera convincano il giudice a rinviare a giudizio l’infermiere che doveva occuparsi di Stefano. Mio fratello è morto, nessuno può restituircelo, ma da quel momento, oltre a cercare i responsabili della sua morte, abbiamo deciso di renderci utili a favore di altri che come mio fratello, non riescono a difendersi e a lottare da soli. Il vuoto istituzionale e sociale in cui ci siamo trovati assieme a Stefano, è stato terribile, con il più tragico degli esiti”.
Oltre all’impegno per Stefano, quali attività ha svolto fin’ora Astrea?
“Nel corso del 2012 Astrea ha partecipato alla giornata Internazionale per i diritti dell’infanzia di Siracusa e Priolo, ha svolto la Raccolta per il Banco alimentare nazionale presso il Penny Market di Siracusa, ha realizzato il”Progetto Natale è….” Con laboratori per bimbi e anziani del quartiere per la realizzazione di addobbi natalizi, con coronamento del progetto il 7 dicembre quando si è festeggiato tutti insiemi e si sono adornati tre alberi di Natale nel quartiere Borgata; inoltre i volontari di Astrea in collaborazione con quelli dell’associazione ‘Siracusa Lavoro Arte e cultura’ hanno ripulito Piazza Luigi Leone Quella. Poi visite guidate per giovani studenti alle manifestazioni natalizie, giochi in piazza per i bimbi con premi e animazione con ‘Corri con Babbo Natale’ in collaborazione con l’associazione Siracusatletica, ha collaborato alla Befana AIL, ha organizzato laboratori di Carnevale per la realizzazione di un gruppo mascherato “ I Flintstones” in collaborazione con l’associazione Siracusa Lavoro Arte e cultura e con le scuole del quartiere. Astrea attua una distribuzione mensile di alimenti alle famiglie svantaggiate in collaborazione al C.D.S. di Siracusa. L’associazione ha collaborato e partecipato alla settimana dello sport del Comune di Siracusa. In collaborazione con il Cava ha collaborato al progetto Archimede, un progetto canoro per ragazzi svantaggiati, tramite l’associazione Nazionale di promozione Sociale IRSEF, ha aderito a titolo gratuito al progetto N.O.E. Nuove Opportunità Educative. Grande successo ha riscosso l’evento “Fiorisce un Quartiere Sboccia La solidarietà” svoltosi in primavera estate 2013. Giornalmente presso la sede dell’associazione si svolgono la Raccolta e distribuzione d’indumenti per persone svantaggiate ed è attiva la collaborazione con l’associazione ‘Amici per la coda’ per la quale mette a disposizione un terreno allo stallo, alla cura, e al nutrimento di diversi cani. L’associazione si è occupata è si occupa dell’emergenza profughi con distribuzione di cibi caldi, indumenti ecc. L’associazione ha realizzato due eventi a Catania e Siracusa, in collaborazione con l’associazione Penelope, per promuovere la campagna Regionale “Liberamente” per la tutela dei diritti civili delle persone sottoposte a trattamenti psichiatrici contro la propria volontà. Inoltre aiutiamo in modo gratuito chi si rivolge all’associazione per il disbrigo pratiche”.
Quale programma per il 2014?
“Astrea è riuscita in poco più di un anno ad avere numerosi soci, e soci onorari come l’attrice Rosa Pianeta, il cantautore Carlo Muratori e Ramzi Harrabi, la scrittrice Habiba Elashi. Questo le ha dato visibilità e le ha permesso di realizzare numerosi obiettivi di utilità sociale, come l’acquisto della Genny Mobility per Samuel. Nel 2014, oltre a mantenere gli impegni costanti che l’associazione ha, ci sono progetti a favore dell’abbattimento delle barriere architettoniche, e del turismo accessibile, nonchè campagne di sensibilizzazione sull’ecologia e il riciclo. La creazione di un centro giovanile, con l’intento di migliorare la qualità di vita dei giovani che vivono in condizioni disagiate. Imminente il progetto “Malati di Niente” campagna di sensibilizzazione verso le scuole e la società tutta, contro le facili diagnosi psichiatriche affibbiate ai minori”.
Quante difficoltà affronta una persona con disabilità in Italia?
“L’autismo è una malattia che colpisce un numero sempre maggiore di famiglie soprattutto al sud, dalle nostre parti. Di questa forma di disabilità si conosce ancora troppo poco e le famiglie che vivono questo dramma conducono una vita difficilissima, spesso abbandonati al loro destino senza sostegno e supporto da parte della collettività. E’ la scuola, il primo livello di contatto, e forse l’unico realmente concreto, che questi ragazzi frequentano prima di essere abbandonati a un’irrevocabile emarginazione. Dopo c’è il nulla, ai problemi dell’adolescenza si sommano quella della sindrome che avviano i malati a una vita gestita dai sedativi che annulla gli eventuali benefici ottenuti con l’integrazione scolastica. Sento il bisogno di dire a tutte le famiglie che hanno a loro interno un malato psichico di chiedere con forza che siano rispettati i diritti dei malati e che siano approntate le strutture necessarie, queste non sono malattie improvvise e un azienda sanitaria deve saper programmare il numero di posti per fare fronte a queste necessità. Il malato autistico, insieme agli altri malati con patologie non curabili, sono registrati ed è incomprensibile che un’Azienda Sanitaria in tanti anni non si sia adeguatamente attrezzata ad accoglierli, curarli e farli stare sufficientemente bene”.