Attualità
Roma, “La crisi infinita” rischia di diventare una cancrena per l’Italia

Il convegno organizzato da Criticalia individua strategie per mettere fine alla recessione economica che attanaglia il Paese. Tra le ipotesi alcune più dolorose: ma il medico pietoso fa la piaga cancrenosa
Roma, 14 marzo – “L’Italia è il peggior paese in Europa per chi perde il lavoro, solo il 14% riesce a trovarne un altro. La crisi che attanaglia il Paese si evidenzia in una mancanza di consumi, in zero investimenti pubblici e dall’inizio della crisi nel 2008 il Pil è sceso di nove punti” così Giuseppe Pignataro, economista, in una relazione al convegno “ La crisi infinita” organizzato dal Centro studi Criticalia. L’incontro, che ha avuto luogo l’11 marzo nella Sala dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, ha cercato di individuare cause e soluzioni della crisi italiana. Tra gli esperti economisti relatori presenti Marcello Degni, Giuseppe Pignataro, Romano Benini, Paolo Manasse, Pietro Reichlin e Lidia Undiemi.”Il debito pubblico va abbattuto, e in fretta” spiega Pignataro, “ e la soluzione che individuo è drastica e impopolare, ma è l’unica strada percorribile. Diversamente avremo un paese condannato ad un risanamento infinito e senza sviluppo e ad un futuro assai rischioso e precario”. Un modo per dire che il medico pietoso fa la piaga cancrenosa. Per risanare 450 miliardi di debito e 140 miliardi di Pil annuo bruciato dal 2007 ad oggi, secondo Giuseppe Pignataro sarebbe risolutiva una patrimoniale a carico del 10% di italiani che detengono il 46% delle ricchezze globali del Paese, una sorta di tassa ai ‘ricchissimi’ una tantum, che insieme alla vendita del patrimonio pubblico, contribuirebbe a saldare il debito italiano facendo ripartire l’economia. Tutto questo insieme ad un piano di riforme istituzionali e ad un serio progetto che metta in campo almeno 60/70 miliardi di euro a favore di misure che rilancino le attività economiche della piccola e media impresa. Un cambiamento radicale che grazie alla somma investita dovrebbe rilanciare la ricerca per individuare nuove filiere di progresso economico e produttivo. Ne è convinto anche Romano Benini, direttore del master in Management dei servizi per il lavoro della Link Campus University di Roma e autore del libro “Nella tela del ragno”, che spiega “ il Made in Italy, secondo marchio al mondo, ha subito una progressiva perdita in competitività. Da questo punto di vista la Germania ha fatto meglio: ha sostenuto l’innovazione e ha potenziato con una adeguata formazione il patrimonio umano che aveva a disposizione” , “In Italia, storica patria della creatività, siamo indietro di dieci anni”, continua Benini, -“ E se paesi come la Germania hanno istituito una rete nazionale utile alla ricerca del lavoro, da noi è necessario comprendere una volta per tutte che bisogna operare un cambiamento dei modelli di produzione. I punti di sviluppo sono istruzione, ricerca, politiche per i giovani che rendano possibili start up di nuove idee imprenditoriali”. Di certo bisogna fare presto e bene individuando un progetto globale che, oltre a prevedere il rientro a medio o lungo termine del debito pubblico, rimetta in gioco creatività e fantasia , doti tipiche del popolo italiano, fornendo opportuni strumenti formativi per farci stare al passo con i tempi. Il tempo di verifica nel rispetto del fiscal compact, firmato nel gennaio 2012 da 25 Stati dell’UE su 27, per il nostro paese è dietro l’angolo: dal 2015 il nostro debito sarà il metro di misura mediante il quale garantiremo o meno la sopravvivenza della nostra economia.