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Diritti umani

Rwanda, il Paese delle Donne

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Nel 1994, in soli 100 giorni, si è svolto, nell’indifferenza del mondo, un genocidio, il più efferato dei crimini contro l’umanità: il genocidio contro i Tutsi. Documentario  di Sabrina Varani, prodotto da Isabella Peretti, Progetto Rwanda Onlus, Associazione Almaterra. In collaborazione con Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico

Verrà proiettato il 9 maggio alle ore 18 presso la Sala Zavattini dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico il documentario di Sabrina Varani RWANDA, IL PAESE DELLE DONNE, opera che racconta lo straordinario percorso del Rwanda attraverso la storia della rinascita delle donne sopravvissute al genocidio contro i Tutsi del 1994. La struttura del lavoro, prodotto da Isabella Peretti, Progetto Rwanda Onlus e Associazione Almaterra, ruota intorno al racconto di tre donne ruandesi: Yvonne Tangheroni Ingabire che all’epoca del genocidio aveva 9 anni, adottata da una famiglia italiana, attualmente impegnata alla Caritas internazionale e sostenitrice di una scuola in Rwanda;Valerie Mukabayire, direttrice della scuola materna Amahoro finanziata dalla onlus “Progetto Rwanda” e legale rappresentante dell’associazione AVEGA, che dal ‘95 aiuta le vedove del genocidio con progetti di assistenza legale, socio economica e di sostegno psicologico e sanitario; e Godelieve Mukasarasi, fondatrice e legale rappresentante dell’associazione SEVOTA che da 25 anni si occupa delle donne vittime di violenze sessuali subite durante il genocidio e dei loro figli nati dagli stupri. Attraverso le loro testimonianze dirette dei tragici eventi e delle azioni seguite ad essi, si ricostruisce un quadro della rinascita del paese, che da una distruzione quasi totale è riuscito a risollevarsi e a riproporsi come un modello di sviluppo e pace sociale per l’Africa intera. Un documentario che permette allo spettatore di entrare in contatto con una realtà straordinaria e poco conosciuta, fuori dagli schemi comunicativi classici del “miserabilismo” della narrazione del continente africano, in una dimensione estremamente positiva. Un’occasione ulteriore, in tempi di rinascita di ideologie discriminatorie e intolleranti, per riflettere anche sul presente, sul nostro qui e ora.
Il documentario sarà introdotto dal presidente della Fondazione AAMOD Vincenzo Maria Vita. Saranno presenti la regista Sabrina Varani e due delle protagoniste, Leonie Uwanyirigira e Yvonne Tangheroni Ingabire.

PROTAGONISTE:
Valerie Mukabayire – AVEGA (Association des Veuves du Génocide d’Avril) Godelieve Mukasarasi – SEVOTA (Solidarité pour l’Epanouissement des Veuves et des Orphelins Vivant le Travail et l’Autopromotion)
Yvonne Tangheroni Ingabire Le donne di SEVOTA
SOGGETTO, REGIA, FOTOGRAFIA, SUONO E MONTAGGIO:
Sabrina Varani
CONSULENZA SOGGETTO:
Yvonne Tangheroni Ingabire Christiana Ruggeri
Patrizia Salierno Leonie Uwanyirigira

SUPPORTO LOGISTICO IN RWANDA:
Benediction club Progetto Rwanda Onlus Felix Sempoma
Leonie Uwanyirigira

Il documentario è stato prodotto con il contributo finanziario dell’Unione europea, attraverso il Consorzio delle Ong Piemontesi nell’ambito di Frame, Voice, Report!.
Il contenuto di questo documento è di esclusiva responsabilità dell’Associazione Almaterra e non riflette necessariamente la posizione dell’Unione Europea.

LA STORIA DEL RWANDA
Nel 1994, in soli 100 giorni, si è svolto, nell’indifferenza del mondo, un genocidio, il più efferato dei crimini contro l’umanità: il genocidio contro i Tutsi. A noi quel genocidio fu raccontato poco e male. Si disse che fu la conseguenza della struttura “etnica” della società, della contrapposizione Hutu e Tutsi, mentre sappiamo
che prima della colonizzazione belga essi convivevano in pace e che si differenziavano solo per la loro identità socioeconomica: coltivatori gli Hutu, allevatori i Tutsi. Ma quando i belgi, nel 1933, cristallizzarono tale supposta differenza “etnica” nelle carte di identità, si arrivò al punto di non ritorno. Si disse anche che esso fu il risultato di un “improvviso scoppio di violenza”, mentre fu preparato nei minimi dettagli e fu il prodotto di un meccanismo messo in moto almeno dal 1959, quando salgono al potere gli Hutu, alla morte dell’ultimo re Tutsi. Per le donne ruandesi quel genocidio ha voluto dire stupri di massa sistematici e forme atroci di tortura, ma, a poco a poco, queste stesse donne, nella loro dolorosa ricostruzione, ancora in atto con numerose contraddizioni, hanno saputo uscire da quella terribile zona d’ombra, fatta di trauma e vergogna. Contro l’imposizione del silenzio, hanno assegnato al racconto della violenza subita un forte significato politico: hanno chiesto e ottenuto che lo stupro fosse riconosciuto come atto di genocidio e crimine contro l’umanità e che i responsabili fossero processati davanti al Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda.

PROGETTO RWANDA ONLUS
Fondata nel 1998, ma presente in Rwanda dal 1996, lavora nel Paese in stretta collaborazione con le associazioni femminili locali, che operano per la pace e la riunificazione della popolazione, realizzando progetti a favore delle donne e della tutela dell’infanzia. Scopo dell’Associazione è quello di permettere ai destinatari e alle loro comunità di acquisire autonomia e con essa una concreta speranza per il futuro, nella consapevolezza che una pace duratura, fondata sul rispetto dei diritti umani, potrà essere costruita soltanto rafforzando le capacità
locali, la creazione di reti di solidarietà e azioni concrete di lotta alla povertà. Impegnata da sempre nel campo della tutela dei diritti delle donne e del rafforzamento del loro empowerment, l’Associazione ha attivato progetti
e microprogetti generatori di reddito a supporto del loro autosviluppo e della loro autonomia.
www.progettorwanda.it

ASSOCIAZIONE ALMATERRA 
Nasce nel 1994 e si impegna da allora a incoraggiare l’interazione tra donne migranti e native, in un contesto di abbattimento di razzismo e discriminazione. L’associazione vuole essere un punto di riferimento per donne provenienti da ogni parte del mondo, che vogliono conoscersi e costruire insieme una società transculturale in un’ottica di genere. In questo luogo si fanno emergere e si sperimentano i talenti delle donne, le diverse capacità e competenze di ciascuna, fuori da ogni logica assistenziale privilegiando modalità paritarie, l’empowerment e l’autodeterminazione.
AlmaTerra è un luogo dove ci si impegna a costruire un nuovo progetto etico-politico che metta al centro la pace, i diritti delle donne, la libertà, la dignità e la giustizia sociale, un luogo dove si possano fornire e costruire strumenti di prevenzione, acquisizione di consapevolezza e contrasto attivo alle violenze di genere.
www.almaterratorino.org

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