Connect with us

Arte & Cultura

RITORNO A MEDJUGORJE di Gianfranco Angelucci

Published

on

Tempo di lettura: 4 minuti

Gianfranco Angelucci: “Colpisce  il genere di umanità che si incontra a Medjugorje; spesso si tratta di persone benestanti. Uno scenario molto differente dall’umanità piagata, fisicamente sofferente, che affolla altri luoghi di devozione”

downloadRoma, 22 Aprile – Dopo sei anni dal suo primo reportage per un quotidiano, Gianfranco Angelucci, l’autore di “Ritorno a Medjugorje”, torna nel villaggio della Bosnia Erzegovina per scoprire cosa è cambiato, dentro e fuori di sé. Parte una mattina prima dell’alba in un pullman di cinquanta pellegrini e si lascia trasportare senza resistenze dal flusso del viaggio, accogliendo ogni singolo accadimento come una preziosa opportunità di capire meglio ciò che scorge intorno. Lo attendono giorni intensi, fitti di vicende, fervidi di incontri, scanditi dall’attesa del prodigio che sembra assorbire l’anima di ogni visitatore. Medjugorje nel frattempo ha assunto il sembiante di una città tumultuosa; traffico congestionato, pullman, auto, taxi in perenne movimento costretti a fare lo slalom fra schiere di devoti in marcia; ai lati delle strade, interminabili teorie di vetrine, negozi, alberghi, pensioni, fastfood, B&B, agenzie turistiche, librerie specializzate, caffè all’aperto. E cantieri ovunque, incessantemente all’opera, che fagocitano giorno dopo giorno la periferia verde fino a ieri intatta e inabitata. Scorrono ormai fiumi di denaro, la ricchezza è palpabile, l’atmosfera survoltata. C’è chi afferma che almeno questo è un miracolo innegabile, senza riflettere che nell’ironica asserzione si annida probabilmente la pura verità. Un pugno di casette di pietra con il tetto di fieno e qualche filare di vite in mezzo ai sassi, hanno assunto in trent’anni l’aspetto di un centro urbano caotico, proteso ad ospitare la straripante invasione delle milizie della fede. L’ha voluto la Gospa, dicono i frati, custodi di una basilica maestosa costruita trentacinque anni fa sotto la dittatura Tito tutt’altro che tenera verso la religione cattolica. E’ qui che la Madonna ha chiamato i suoi devoti a raccolta, incitandoli a non stancarsi mai di pregare, e di confessarsi, perché soltanto su questa via potranno essere riparate le nequizie del mondo. Chiunque è autorizzato a sorridere pensando: ci vuole ben altro! Eppure… Il miracolo delle Apparizioni che persino la Chiesa stenta a riconoscere, ha partorito in tre decenni questa singolare enclave di fede; un fenomeno in costante espansione, amplificato  all’inverosimile nella prima settimana di agosto per la presenza di cinquantamila giovani che invadono l’immensa area basilicale dalla prima messa del mattino fino all’Adorazione della sera inoltrata. Individui di ogni provenienza, lingua e colore si assiepano senza posa in un tripudio di preghiere, di canti, di danze, di ola appassionate, di inesauribile sete d’amore e di misticismo. Ragazzi e ragazze con in mano la corona del rosario ma per il resto in nulla dissimili nell’abbigliamento, nella disinvolta freschezza, nell’aspetto generale, dai loro coetanei protesi, nel cuore dell’estate, a ben altri richiami. Le giovani fanciulle che invocano la Madre Celeste con la fronte piegate a terra e i capelli che sfiorano il selciato, sono ragazze agiate, che hanno tutto, abituate al benessere, ai vestiti, al consumismo, ai gadget della tecnologia. Eppure bisognose di qualcosa che il mondo attorno a loro non riesce più ad assicurare, e che troppi ormai confondono con gli effetti sinistri della droga, con lo stordimento, lo sperdimento di sé, il frastornamento di una civiltà tenacemente edonistica pronta a procurare qualsiasi soddisfazione materiale, immediata, ci sembri a portata di tasca. «Colpisce – scrive l’autore – il genere di umanità che si incontra a Medjugorje; spesso si tratta di persone benestanti, belle auto costose, abbigliamenti ricercati, una cura della persona che lascia intuire esistenze confortevoli, case lussuose, ben arredate, vite in qualche modo privilegiate. Uno scenario molto differente dall’umanità piagata, fisicamente sofferente, che affolla altri luoghi di devozione. Mi rendo conto che qui a Medjugorje si viene a chiedere un soccorso diverso, a implorare un balsamo per un male di altro genere, che ci corrode da dentro, una specie di carie che non dà pace, la carie dell’anima». Anche chi rigetta per scetticismo l’ipotesi stessa delle ‘Apparizioni’, resta comunque coinvolto da una dimensione indecifrabile, al cui centro domina la preghiera. Perché? Cos’è la preghiera, come agisce, che cosa riesce a smuovere o produrre che ad altre combinazioni di parole non è concesso? L’enigma è tutto in quelle frasi che riecheggiano sempre uguali verso il Cielo, e che la Madonna raccomanda come unica terapia a tutti i nostri malanni. “Ritorno a Medjugorje” non è un libro di devozione, ma la narrazione al vivo, trascinante, quasi il romanzo di un’esperienza che ci pone di fronte a domande sempre insolute ma non per questo meno incalzanti, a cui è impossibile sottrarsi. E insieme ad esse, alla percezione di bagliori, di inaspettate illuminazioni, che inducono lo scrittore a confessare: “Non so ancora bene quale, ma sono certo che a Medjugorje ho ottenuto una grazia”.

GIANFRANCO ANGELUCCI, scrittore a autore cinematografico, è stato sceneggiatore di Federico Fellini per il film “Intervista”. Ha esordito nella narrativa con “L’amore in corpo” (Spelrling & Kupfer 1994) pubblicando da allora romanzi di varia ispirazione; alcuni dei quali attorno alla figura del grande regista riminese: FEDERICO F. (Avagliano Editore), tradotto anche degli Stati Uniti; SEGRETI E BUGIE DI FEDERICO FELLINI (Pellegrini Editore); GIULIETTA MASINA SPOSA E ATTRICE DI FEDERICO FELLINI (Edizioni Sabinae).

Print Friendly, PDF & Email