Attualità
Repubblica presidenziale, semipresidenziale e parlamentare
Un presidente della Repubblica ed un esecutivo scelti dai cittadini sarebbero la massima espressione di quella sovranità popolare sancita dall’articolo 1 della nostra Costituzione
di Marcello De Vito
La Repubblica presidenziale si caratterizza con l’elezione diretta del Capo dello Stato da parte dei cittadini e non ad opera del Parlamento, come avviene attualmente in Italia.
Tante democrazie occidentali si basano su questo modello.
Tra le più moderne e sviluppate, aggiungo.
Tra queste normalmente si fa riferimento alla Francia ed agli Stati Uniti.
Negli Stati Uniti il presidente viene eletto direttamente dai cittadini (tramite grandi elettori) ed assomma su di sé i poteri presidenziali e di vertice dell’esecutivo.
In Francia viene eletto direttamente dai cittadini nelle elezioni presidenziali (a doppio turno) e poi nomina il Capo del Governo. Qualora nelle successive elezioni legislative prevalga una maggioranza diversa da quella che lo ha eletto (è accaduto 3 volte), egli dovrà nominare un Capo del Governo espressione di quella diversa maggioranza parlamentare e si verifica la fase di cosiddetta “convivenza”, che indubbiamente limita la “gittata presidenziale”. L’ultima volta in Francia è accaduto nel quinquennio 1997/2002, quando l’allora Presidente gollista Chirac nominò a Capo dell’esecutivo il socialista Jospin. Da allora le elezioni legislative sono state poste subito dopo quelle presidenziali, proprio per rendere più improbabile questa possibilità, comunque come detto residuale.
In ambo i casi questi modelli, quello presidenziale statunitense o quello semipresidenziale francese, conferiscono un vantaggio: quello della governabilità. Un Presidente eletto dai cittadini ed un governo stabile e, soprattutto, espressione della volontà popolare.
Non sono valori da tutelare?
In Italia dal dopoguerra ad oggi abbiamo avuto 67 Governi. Il Governo Draghi è appunto il 67° e, pur essendo durato appena 523 giorni, è ben posizionato al 20° posto nella graduatoria della durata. Ben 47 governi sono durati meno.
La durata media è stata di circa 380 giorni effettivi.
Al primo posto vi è il Berlusconi II con 1412 giorni, al secondo il Berlusconi IV con 1287 giorni, al terzo il Craxi I con 1093 giorni.
Ripeto: 67 governi in 18 Legislature, quasi 4 a Legislatura!
Il modello della nostra Repubblica parlamentare, in cui il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento – in sostanza eletto dagli eletti, in secondo livello- ed in cui il Parlamento conferisce fiducia al governo, ha prodotto queste distorsioni:
Governi, governicchi, governi tecnici (?!) frutto delle più bieche e squallide manovre di palazzo, il più delle volte in barba alla volontà popolare ed alla maggioranza emersa dalle urne.
Per quale motivo non si dovrebbe propendere per il modello presidenziale, se non per la volontà di reiterare manovre di questo tipo, nell’obiettivo di governare anche quando si perde?
Per quale motivo gli oppositori agitano lo spauracchio di pericolose derive autoritarie, citando all’uopo leader dell’est europeo, quando le principali democrazie occidentali si basano su modelli presidenziali?
Mi auguro vivamente per il mio Paese che la riforma presidenziale vada in porto.
Non entro nel merito dei due modelli presidenziali, perché ognuno presenta dei pro e dei contro rispetto all’altro, ma sono altresì convinto che ambedue siano vantaggiosi rispetto all’attuale modello parlamentare.
Non vedo alcuna incoerenza tra una riforma in questo senso della seconda parte della Costituzione e la prima parte della Costituzione stessa, anzi: un presidente ed un esecutivo scelti dai cittadini sarebbero semmai la massima espressione di quella sovranità popolare sancita dall’articolo 1.
Spero che ciò avvenga con un ampio e corretto dibattito parlamentare e, soprattutto, con una larghissima maggioranza di almeno i 2/3, e non a maggioranza del Parlamento con successivo referendum.
Ad maiora!