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Attualità

Onorificenze e cerimoniale in Giappone

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Forme, eleganza, rituali sono connaturati alla storia del Giappone, non ultimo con la popolare epopea dei Samurai, il cui rigore ed i cui usi richiamano la coeva storia cavalleresca dell’Europa medievale.

 di Alexander Virgili

 Quando si pensa alla attenta cura della forma, alle cerimonie ed al cerimoniale, il riferimento per antonomasia nel mondo è il Giappone, che con la sua cultura e tradizione si ritiene abbia il culto di questi temi.  Ed in effetti forme, eleganza, rituali sono connaturati alla storia di quel Paese, non ultimo con la popolare epopea dei Samurai, il cui rigore ed i cui usi richiamano la coeva storia cavalleresca dell’Europa medievale.  Sia i Samurai che i Cavalieri degli Ordini cavallereschi europei si ispiravano a norme di lealtà, coraggio, dignità, rigore. Delle caste militari, come qualcuno le ha definite, ma con propensione all’aiuto dei deboli ed al richiamo a codici etico-morali di stampo religioso o laico.  Gli Ordini cavallereschi e onorifici in senso stretto, in Giappone hanno una storia più recente rispetto a quelli europei che, verisimilmente, costituirono il riferimento storico cui attingere.  Mentre in Europa esisteva ed esiste ancora una ampia molteplicità di Ordini, di diversa importanza e notorietà, alcuni di concessione reale, principesca o semplicemente nobiliare (cioè concessi da Duchi, Marchesi, Conti), altri collegati alle istituzioni religiose o di diretta istituzione Pontificia, altri ancora privati appannaggio di casati e famiglie nobili minori che istituivano milizie o procedure premiali.

La storia Europea è ricca di fondazioni, scioglimenti, estinzioni, fusioni, ripresa di attività, ecc. di tali istituzioni cavalleresche. Questa molteplicità manca nella storia giapponese, nel senso che gli Ordini oggi esistenti non vantano nascite molto remote.  In Giappone il primo, cronologicamente, concesso dall’Impero giapponese fu l’Ordine del Sol Levante, istituito nel 1875.  Fondato dall’Imperatore Meiji del Giappone, l’Ordine fu la prima decorazione nazionale concessa direttamente dal governo giapponese. Il tema del sole nascente simboleggia l’energia e la forza dello stato giapponese, chiamato appunto anche “Terra del Sol levante”. La simbologia presente negli ordini giapponesi è altro elemento di caratterizzazione, mentre in quelli europei abbondano le croci e elementi fortemente collegabili alle storie locali, motivo per il quale l’araldica europea è una disciplina complessa, in Giappone la natura appare l’ispiratrice simbolica predominante dell’araldica, generalmente più scarna ed essenziale.

Ne è prova il più prestigioso Ordine esistente in Giappone: il Supremo Ordine del Crisantemo, istituito Il 27 dicembre 1876, come ordine cavalleresco più alto dell’Impero del Giappone, superiore all’Ordine del Sol Levante, istituito l’anno precedente e ancora oggi primo Ordine cavalleresco del Giappone. Per inciso, l’emblema del Giappone è un mon utilizzato dalla famiglia imperiale del Giappone e sotto la costituzione Meiji, a nessuno era concesso utilizzare l’emblema, ad eccezione dell’imperatore stesso. L’emblema è costituito da un crisantemo stilizzato di 16 petali di colore dorato, accompagnati per 16 altri petali posteriori dello stesso colore. Il primo ad utilizzare tale emblema fu l’imperatore Go-Toba nel XII secolo.  Anche gli Ordini istituiti negli anni successivi l’Ordine del Sacro Tesoro, l’Ordine della Corona Preziosa, Ordine dei Fiori di Paulonia, non si associano a simbologie religiose o simili a quelle europee, pur essendo la struttura interna degli Ordini nipponici e l’uso di collari e nastri ispirata a quella degli Ordini europei.

Interessante notare che l’Ordine della Corona Preziosa, fondato il 4 gennaio 1888, nacque come ordine cavalleresco femminile, e rimase l’unico ordine accessibile alle donne fino al 1919.  La prima classe dell’Ordine viene conferita solitamente ai membri femminili della casata reale. A differenza di gran parte degli altri ordini al mondo esso, come altre onorificenze giapponesi, può essere conferito anche postumo.  In Europa l’ammissione agli Ordini era prevista per entrambi i sessi, come nell’Ordine della Giarrettiera (che risale al 1348), oppure riservata ai soli uomini o, in casi più tardi, a sole donne.  In particolare, nella seconda metà del Seicento, l’imperatrice del Sacro romano Impero Eleonora Gonzaga-Nevers (1630-1686) donna colta e devota, istituì per la prima volta due ordini cavallereschi esclusivamente femminili: l’Ordine dei Virtuosi (1662) e l’Ordine della Croce Stellata (1668), di cui divenne Gran Maestra.  Tornando al Giappone, in sequenza cronologica, l’ultimo ordine cavalleresco giapponese fu l’Ordine della Cultura, istituito l’11 febbraio 1937, per onorare le persone che avessero contribuito alla promozione e allo sviluppo della cultura, dell’arte, della letteratura o della scienza. Nel 1951 fu invece istituita l’onorificenza, quindi non un Ordine, della “Persona di Merito Culturale”.

Il Giappone è anche indissolubilmente associato alla cerimonia del thè, forte richiamo ad un insieme rituale di procedure e sequenze che si tramandano nel tempo. Il nesso con il cerimoniale in senso lato è evidente, esso è quel complesso e successione di atti e regole prescritti per una partico­lare cerimonia. O, secondo altra definizione più tecnica, un insieme di precetti, comportamenti e formule che disci­plinano lo svolgimento di determinate cele­brazioni, manifestazioni pubbliche o private, religiose o laiche.  In considerazione di ciò, si può facilmente comprendere come tali contenuti affondino le più profonde radici nel galateo. I galatei sono specchio e inter­preti di un momento storico e soprattutto, dell’idea che una società ha di sé stessa e vuole darne agli altri.

Alcuni si sono sorpresi nell’osservare che, da un punto di vista formale, il cerimoniale di Stato, ad esempio italiano, appare molto più dettagliato e ampio di quello giapponese, ma la cosa appare meno sorprendente se si tiene conto che nella vita giapponese i simboli, le procedure i ruoli sono permanentemente praticati nella vita quotidiana, molto più di quanto accada in Italia, dove l’informalità, a volte pure eccessiva, tende a prevalere in molte circostanze non regolamentate da cerimoniale.  Basti vedere lo sfilacciamento e peggioramento delle oramai solo cosiddette cerimonie di laurea, di diploma, e molti altri casi nei quali, pur in presenza di rappresentanti istituzionali, prevalgono approssimazione e informalità improntate a mode o a rozzi vezzi mediatici, svuotando la parola cerimonia o perdendone il senso.    Discorso analogo per la puntualità, nota mania giapponese, che lì è data per scontata ed ovvia, quindi inutile da indicare in un cerimoniale. Per altri versi le diversità formali dei cerimoniali internazionali sono limitate, poiché il Giappone ha sempre visto l’Europa come modello evoluto da imitare e, se possibile, superare.

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