Connect with us

Ambiente & Turismo

Murales Trasteverini: moderna street-art nel Rione più antico di Roma

Published

on

Tempo di lettura: 5 minuti

Passeggiare a Trastevere, tra vicoli storici e stradine colme di botteghe artigianali e storiche osterie, potrebbe rivelarsi una delusione, vista la street art che, invero, è tipica delle periferie della Capitale. Eppure si tratta di opere d’arte che posseggono valore storico e, perciò, sono tutelate dai Beni Culturali

di Giordana Fauci

Passeggiare a Trastevere, tra stradine colme di botteghe artigianali e storiche osterie, potrebbe rivelarsi una delusione, vista la street-art che tappezza interamente i muri di quei vicoli, come ci trovassimo in una delle periferie della Capitale.

Invece non è così: quei murales non hanno alcunché in comune con i murali che avvolgono intere facciate dei palazzi popolari: la street-art degli edifici del rione Trastevere, storico quartiere della Capitale, ha un valore storico inestimabile. Perciò tutelato dai Beni Culturali.

Lo street-art, del resto, è arte clandestina ed illegale; senza dubbio non tollerata. Tanto più in un quartiere storico quale è Trastevere.

E, in effetti, sarebbe stato impossibile ottenere le necessarie autorizzazioni per poter realizzare murales di così grandi dimensioni. Tanto più in considerazione del fatto che l’intero quartiere di Trastevere è protetto da vincoli architettonici.

Un limite che è e resta tale solo nello spazio ma non anche nella fantasia degli artisti che, anzi, hanno trasformato il divieto in una opportunità, così  rendendo Trastevere centro della poster art della Capitale.

Perché è proprio a Trastevere che si respira un’espressione artistica spontanea, sensibile alle tematiche attuali, ben tangibile in ogni murales e che è da ricercare e scoprire, come in una caccia al tesoro.

Così, a Via della Lungara, all’altezza del Carcere di Regina Coeli, si rinvengono i primi esempi di poster e sticker art.

Già! Perché gli sticker art rappresentano una forma particolare di street-art, più pratica, visto che gli artisti preparano l’opera all’interno dei loro studi e, poi, solo in un secondo tempo tappezzano i muri di poster e sticker seriali, utilizzando colle che possono resistere anche diversi anni.

Ne è un esempio ll Cristo di Alessia Babrow, usato come immagine su un francobollo pasquale nel 2018 ed al quale solo in seguito è stato riconosciuto il diritto di autore.

Altrettanto particolare è Il Trump di Qwerty, duo italiano-ungherese dal nome insolito, originato delle prime cinque lettere della tastiera: un minuto Trump che siede su un triciclo che ha la ruota anteriore a forma di mondo… Un Trump che si rinviene numerose volte nella strade di Trastevere, come a rappresentare una goccia cinese, a significare l’affermazione del messaggio, ovvero nel più totale rispetto per la storia di quegli stessi muri, visto che tali poster e sticker non potranno non deteriorarsi nel tempo, a differenza della storia del Rione.

E come dimenticare Nemea, divenuto noto per le Impronte Digitali che ha  disseminato su facciate fresche di restauro, imbrattando edifici appena ridipinti e che, perciò, molto somigliano ad atti vandalici piuttosto che a vere opere d’arte. Pur senza sottacere che quelle stesse impronte, pian piano, conducono ad una finestra cieca (e non poche ve ne sono a Trastevere): una finestra in cui è una prostituta, omaggio agli invisibili della pandemia.

Oltremodo curioso lo stesso Fiore di Nemea, all’angolo di Via Garibaldi, con una scritta inequivocabile: Love me tender.

E, poi, ancora, vi è la Monnalisa vestita da uomo di Alessio B71, come pure Cake Stencil, amico e collega di Bansky, che ritrae situazioni di forte disagio come quella in cui dipinge dei bambini all’interno di aree di guerra, circondati da filo spinato e, invero, privati della loro infanzia.

Ed è sempre nelle vie di Trastevere, in via della Paglia ed in  via Garibaldi, che street-art romani e stranieri installano opere, come si trattasse di un orto i cui muri cambiano, a seconda delle stagioni, così arricchendosi di nuovi poster ed adesivi.

Da ultimo, ma non certo per ultimo, l’opera d’arte più nota, perché non passa di certo inosservata: I still remember how it was before di My Dog Sighs, uno dei pochi veri murali trasteverini.

…Un’opera che copre un’ampia superficie del muro di cinta dell’Ospedale Nuova Regina Margherita, composta da 540 occhi, ognuno dei quali contiene il riflesso dello skiline romano e l’immagine di personaggi noti, morti o che hanno lavorato all’interno dello stesso ospedale.

L’opera, sorta nel 2018, nell’ambito del Forgotten Project, rappresenta un’iniziativa volta a valorizzare il patrimonio architettonico contemporaneo di Roma, proprio attraverso l’arte urbana.

Ma non è finita!

Come non citare le saracinesche dipinte dei banchi del mercato, a Piazza San Cosimato ed il recinto dell’area giochi dei bambini, dedicato alle vicende dei Simpson. O come non rammentare a Piazza Santa Maria in Trastevere il modo in cui lo sguardo di ognuno viene catturato dal poster firmato Le Desis che, a Piazza Santa Maria in Trastevere, ritrae La Sora Lella, personaggio storico del rione, col grembiule di Superman mentre pronuncia la famosa frase: “Annamo Bene!”.

Ed, infine, uno dei murale più recenti: quello dell’autore C215 che ritrae l’amore ai tempi della pandemia, coi suoi colori freschi e nitidi che rappresentano un ragazzo e una ragazza che si baciano con passione, pur senza togliere la  mascherina.

Davvero curioso anche il piccolo murale in stile classico che si scorge nei pressi dell’ Arco di San Calisto, dietro una grata, intitolato Io non mi lascio fregare, attribuito all’artista Tina Loiodice ed ispirato al furto di un dipinto del Mantegna, avvenuto anni fa all’intero del Museo di Castelvecchio di Verona: un’opera in cui l’artista ritrae ironicamente un bimbo che indossa un salvagente di protezione.

Ma le opera sono davvero tante, al punto che non citarle vorrebbe dire offendere qualcuno.

Ad esempio Carlos Atoche, con la sua affascinante Testa di Leone che campeggia su un intero cancello. E, ancora, la coloratissima saracinesca di Palazzo Velli, in Piazza Sant’Egidio, dello street artist torinese Nove, col suo stile super-realista usato per dipingere Anna Perenna, l’antica dea romana di cui ha scritto Ovidio, impersonata da una vecchia saggia col viso coperto di rughe ma con uno sguardo pieno di vitalità… Una raffigurazione ben calzante col Rione Trastevere, sì antico ma, al tempo stesso, così moderno e, perciò, sempre pieno di giovani.

Print Friendly, PDF & Email