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Muore Gualtiero Marchesi, lo chef italiano più famoso del mondo

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Ambasciatore della cucina italiana nel mondo, lo chef milanese   ha mostrato a tutti uno dei volti migliori del bel paese, la cucina, ed è riuscito a capire fino in fondo ciò che la rende davvero unica.

di Vito Nicola Lacerenza

 

Gualtiero Marchesi si è spento all’età di 87 anni nella sua casa a Milano. La stessa città dove ha visto la luce nel lontano 19 marzo 1930. Maestro di grandi chef come Carlo Cracco, David Oldani ed Ernst Knam, è stato da moltissimi considerato lo chef italiano più famoso del mondo, ed è per questo che ha ricevuto nella camera ardente le onorificenze di un capo di Stato. Marchesi si è avvicinato ai fornelli fin da piccolo, nel ristorante della sua famiglia. Una fortuita circostanza, che lui ha saputo trasformare in arte e che lo ha portato dalle mura domestiche, prima in Svizzera, poi a Parigi, dove ha affinato le sue conoscenze, e, infine, a New York, dove nel 2006 ha fondato la “Italian Culinary Accademy”. Un’ascesa intercontinentale che gli è valsa il titolo di “fondatore della nuova cucina italiana”. “Nuova” e appassionante è stata, infatti, la sua visione del cuoco. Una persona non competitiva ma desiderosa, con umiltà, di prendere il meglio da chiunque incontrasse, per poi poterlo trasformare in quell’arte che tutti gli hanno riconosciuto e gli riconosceranno sempre.

«Non esiste rivalità tra i cuochi. C’è stato un momento – era solito dire- quando ero molto giovane, in cui avrei fatto il giro dell’Italia, partendo dalla Sicilia, facendo tre mesi in ogni regione, per rubare un po’ tutti i segreti della cucina». Pur essendo un illustre ambasciatore della cucina italiana nel mondo, lo chef milanese ha saputo apprendere dalle cucine straniere, da quella d’oltralpe a quella del sol levante. «Le tecniche che ho imparato, le ho imparate in Francia- ha spiegato in un’intervista all’EXPO di Milano, nel 2015- poi ho sviluppato quello che avevo capito…se il cuoco andasse al mercato quasi tutti i giorni, vedrebbe cos’è la materia, sentirebbe i prodotti delle stagioni man mano che queste cambiano. Perciò io cito sempre i giapponesi. Per me sono maestri assoluti, perché loro valorizzano la materia». Il padre della “nuova cucina italiana”, pur dall’alto del successo, è sempre riuscito a riconoscere altri come “maestri assoluti”. Una lezione di vita che probabilmente è stata, insieme alla passione e al talento, la sua ricetta segreta per servire nel piatto qualcosa che dal palato fosse in grado di giungere all’animo delle persone. «Io ho bisogno di vedere nel piatto un’emozione. Io la chiamo “la cucina della memoria”. Io devo ricordare quello che ho mangiato» -ha detto lo chef milanese in un’intervista.” Ora, dopo la sua morte, tocca agli Italiani ricordare Gualtiero Marchesi. Un uomo che, nel corso della sua vita, ha mostrato a tutti uno dei volti migliori del bel paese, la cucina, ed è riuscito a capire fino in fondo ciò che la rende davvero unica.

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