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Montepulciano d’Abruzzo, simbolo di un territorio che guarda al futuro

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Tra i vini italiani più esportati al mondo, il Montepulciano d’Abruzzo rappresenta l’eccellenza enologica, culturale ed economica di una regione in crescita.

di Laura Marà

Tra i vini italiani più esportati al mondo, il Montepulciano d’Abruzzo rappresenta l’eccellenza enologica, culturale ed economica di una regione in crescita. Con oltre 90 milioni di bottiglie prodotte ogni anno, l’Abruzzo continua a farsi strada nei mercati internazionali grazie a un rosso robusto, generoso ed autentico.

Le origini: un vitigno antico adottato dall’Abruzzo

Il Montepulciano è un vitigno a bacca rossa la cui origine è contesa tra le Marche meridionali e l’Abruzzo, ma è in quest’ultima regione che ha trovato la sua espressione più compiuta. Le prime testimonianze scritte risalgono al XVIII secolo, ma è solo nel 1968 che il Montepulciano d’Abruzzo ottiene la Denominazione di Origine Controllata (DOC), confermando ufficialmente il legame tra vitigno e territorio.

Va chiarito che non ha nulla a che vedere con il “Vino Nobile di Montepulciano”, prodotto in Toscana, che prende il nome dalla città omonima ma utilizza un altro vitigno, il Prugnolo Gentile.

Una produzione diffusa e diversificata

La denominazione Montepulciano d’Abruzzo copre l’intero territorio regionale, includendo le province di L’Aquila, Teramo, Pescara e Chieti. Le aree collinari, con altitudini comprese tra i 200 e i 500 metri, offrono condizioni pedoclimatiche ideali per la coltivazione della vite: suoli argillosi-calcarei, buona escursione termica e ventilazione costante.

Negli anni sono state istituite diverse sottozone per valorizzare le peculiarità locali, tra cui:

  • Colline Teramane DOCG
  • Teate
  • Casauria
  • Terre dei Vestini

Queste aree permettono una differenziazione produttiva significativa, dal Montepulciano più fruttato e immediato fino a versioni strutturate, adatte all’invecchiamento.

Aspetto, struttura e gusto: un rosso che si fa notare

Il Montepulciano d’Abruzzo si distingue a prima vista per il suo colore intenso, un rubino profondo che con l’invecchiamento tende al granato. Al naso sprigiona profumi ampi e complessi, che spaziano dalle ciliegie e frutti rossi maturi fino a note speziate e talvolta balsamiche.

Al palato è pieno, morbido e ben strutturato, con tannini presenti ma levigati. Rispetto ad altri rossi italiani, si caratterizza per un equilibrio naturale tra corpo e bevibilità, unendo potenza e rotondità senza risultare mai aggressivo. Si presta sia al consumo quotidiano che alla lunga evoluzione in bottiglia, specie nelle versioni riserva.

Le aziende di riferimento

Molte sono le realtà che hanno contribuito alla crescita qualitativa e commerciale del Montepulciano d’Abruzzo. Tra le più rappresentative:

  • Cantina Zaccagnini (Bolognano, PE): conosciuta a livello internazionale, simbolo di successo commerciale.
  • Masciarelli Tenute Agricole (San Martino sulla Marrucina, CH): pioniera nella modernizzazione della viticoltura abruzzese.
  • Cataldi Madonna (Ofena, AQ): esempio di eleganza e territorialità.
  • Torre dei Beati, Tiberio, La Valentina, Cirelli: giovani aziende che hanno investito in sostenibilità, vinificazioni naturali e valorizzazione del terroir.
  • Faraone (Giulianova, TE): tra le prime aziende a puntare su qualità e longevità del Montepulciano, con etichette storiche nelle Colline Teramane.
  • Valentini (Loreto Aprutino, PE): cantina iconica, nota per l’eccellenza artigianale e la produzione limitata; i suoi Montepulciano sono tra i più ricercati e longevi d’Italia.

I dati economici e l’impatto della peronospora

Il comparto vinicolo rappresenta oltre il 60% dell’intera produzione agricola abruzzese. Nel primo semestre del 2024, l’export ha registrato un aumento del 10,4%, in particolare verso Germania, Stati Uniti e Paesi Bassi.

Tuttavia, la vendemmia 2023 è stata fortemente penalizzata dalla diffusione della peronospora, che ha causato perdite anche superiori all’80% in alcune zone. Nonostante ciò, i produttori confidano in una qualità elevata del vino prodotto, grazie alla selezione delle migliori uve sopravvissute.

Una denominazione da proteggere

Negli ultimi mesi si è aperto un dibattito nazionale sulla tutela del nome “Montepulciano”, a seguito delle richieste di alcune aziende marchigiane di utilizzare il termine in etichetta. Il Ministero dell’Agricoltura è intervenuto confermando che la denominazione “Montepulciano d’Abruzzo” può essere utilizzata solo per i vini prodotti nell’ambito della relativa DOC.

È stato inoltre reintrodotto il sinonimo “Cordisco” per evitare confusioni con altri vini. Il Consiglio Regionale dell’Abruzzo ha approvato all’unanimità una risoluzione a difesa della denominazione, considerata strategica per l’identità del territorio.

Riconoscimenti e qualità accessibile

La guida Gambero Rosso 2025 ha assegnato Tre Bicchieri a 16 etichette abruzzesi, molte delle quali a base Montepulciano. Inoltre, una recente classifica ha evidenziato 14 Montepulciano d’Abruzzo per l’eccellente rapporto qualità/prezzo, confermando l’accessibilità di un prodotto di grande valore.

Cresce l’enoturismo: il vino diventa esperienza

Negli ultimi anni il Montepulciano d’Abruzzo è diventato anche un motore per l’enoturismo. Sempre più cantine aprono le proprie porte ai visitatori, offrendo degustazioni guidate, percorsi tra i vigneti, esperienze culinarie abbinate ai vini e attività culturali.

Il territorio abruzzese si sta affermando come destinazione enogastronomica emergente, capace di coniugare bellezza paesaggistica, ospitalità e offerta vinicola.

Un vino che racconta la sua terra

Il Montepulciano d’Abruzzo è oggi uno dei simboli più forti dell’identità regionale. Rappresenta la capacità di coniugare tradizione e innovazione, artigianalità e mercato, radicamento territoriale e proiezione internazionale. In un momento storico di grande sfida per l’agricoltura italiana, l’Abruzzo continua a credere nel proprio vino più rappresentativo come leva di sviluppo economico, culturale e turistico.

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