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Migranti: arriva il piano della Commissione Ue

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L’Oim ne certifica oltre 100.00 dall’inizio del’anno, 85.000 sbarcati in Italia

Sono oltre 100.000 i migranti che hanno attraversato il Mediterraneo dall’inizio dell’anno per arrivare in Europa e 2.247 quelli che risultano morti o dispersi. Lo ha annunciato oggi da Ginevra l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).L’Oim ha poi precisato che sono oltre 85.000 le persone sbarcate in Italia, quasi 9.300 in Grecia, quasi 6.500 in Spagna e 270 a Cipro.

“L’accoglienza dei migranti non può essere considerata una questione che riguarda solo l’Italia, ma una questione che riguarda tutta l’Europa””: è quanto ha dichiarato in una nota il direttore generale dell‘Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), William Lacy, sollecitando una “”più forte solidarietà con l’Italia”” in occasione del vertice di Tallinn in programma giovedì prossimo.

E proprio nel giorno in cui l’Oim annuncia che, da gennaio ad oggi, sono arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo 101.219 tra migranti e rifugiati, il parlamento europeo propone di usare i 6,4 miliardi di euro di disavanzo di bilancio per la crisi dei rifugiati. La proposta riguarda il destino dei fondi versati dagli Stati all’Ue per l’anno 2016, e non utilizzati, e che quindi andrebbero restituiti attraverso una diminuzione dei loro contributi. Come si legge in una nota, al fine di “onorare i propri impegni” su un’emergenza che continua quindi a tenere impegnate le cancellerie dei Paesi in prima linea, l’Aula ha proposto di spendere quel denaro “in aiuti ai rifugiati”, e “per far coincidere il contributo dell’Unione con i fondi fiduciari dell’Ue e il nuovo Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile”. Se circa 4,9 di quei fondi risultano inutilizzati, i restanti 1,5 figurano come “la perdita di gettito dovuta al deprezzamento della sterlina britannica rispetto all’euro”. Una situazione che genera “un impatto negativo” sulle finanze dell’Unione, come i deputati hanno tenuto a sottolineare, e che inoltre considerano come “la causa principale della diminuzione delle entrate”. Tale diminuzione “è imputabile alla decisione unilaterale del Regno Unito di uscire dall’Unione”. Tuttavia, è stato evidenziato che “tutta l’Unione deve farsi carico della

rettifica” e che tali costi “dovrebbero essere tenuti in considerazione durante le negoziazioni sul regolamento degli obblighi finanziari tra il Regno Unito e l’Unione”.

Il dato di fatto è che l’emergenza migranti sta spaccando l’Europa. Dopo il no fatto filtrare da Francia e Spagna alla richiesta italiana di ‘dirottare’ parte degli sbarchi su Marsiglia e Barcellona, è arrivato l’annuncio dell’Austria che potrebbe schierare 750 soldati al valico del Brennero per fermare gli arrivi. Il ministro della Difesa austriaco, Hans Peter Doskozil, ha dichiarato che Vienna è pronta ad attivare controlli rafforzati alla frontiera con 450 militari di stanza in Tirolo e 300 della Carinzia e ha già schierato quattro mezzi corazzati Pandur.

Immediata la reazione della Farnesina che ha convocato per protesta l’ambasciatore austriaco a Roma, Rene’ Pollitzer. Vienna si era smarcata dai ricollocamenti previsti dall’Ue, sostenendo che è già terza nell’Ue per il numero di richiedenti asilo in proporzione agli abitanti. C’è da considerare che in Austria il 15 ottobre si dovranno tenere le elezioni anticipate dopo la rottura della grande coalizione tra popolari e socialdemocratici e il giro di vite sui migranti è stato voluto dal neo-leader dei popolari (Ovp), Sebastian Kurz.

L’annuncio del Ministro della difesa austriaco, Hans Peter Doskozil, di voler intensificare i controlli al confine di Stato del Brennero, ha provocato diverse reazioni. “Sono francamente sorpreso per le dichiarazioni del Ministro della Difesa austriaco Doskozil. Come risulta evidente non c’è alcuna emergenza al valico del Brennero e i rapporti di cooperazione con la polizia austriaca funzionano perfettamente”, ha detto il ministro dell’Interno, Marco Minniti, definendo “una iniziativa ingiustificata e senza precedenti” quella di Vienna di schierare l’esercito al Brennero.
Secondo il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, “questa notizia non rappresenta nessuna vera novità. Il susseguirsi di annunci relativi a misure più rigide è da collegarsi al fatto che in autunno in Austria sono previste le elezioni politiche”. Kompatscher, spiega che “già in passato Vienna aveva più volte comunicato di voler eseguire tutti gli interventi preparatori in vista della possibile attuazione di un sistema più rigido di gestione dei confini”. Il presidente altoatesino aggiunge che “il tema torna ora d’attualità in quanto vi è una crescita dei flussi migratori attraverso la rotta del Mediterraneo, e dopo la pressante richiesta avanzata dall’Italia di una maggiore solidarietà a livello europeo. In realtà al Brennero la situazione risulta al momento stabile e sostanzialmente tranquilla, non si segnalano grandi numeri di passaggi illegali, e non bisogna dimenticare che l’Unione Europea non ha autorizzato controlli che vadano oltre a quelli previsti dal regime di Schengen: all’interno di questa cornice giuridica, infatti, i controlli ci sono già e funzionano grazie all’ottima collaborazione fra Italia e Austria”. Kompatscher ha informato di avere preso contatto con il suo collega del Tirolo Gunther Platter per avere un quadro della situazione. “E’ necessario – ha sottolineato il Presidente – che noi tutti si lavori per il medesimo fine, da un lato evitando che aumenti il numero delle vittime che crescono nel Mediterraneo e, dall’altro, trovando i mezzi per controllare la situazione nel quadro dell’ordinamento internazionale. Tutto ciò ha ammonito il presidente – va attuato con determinazione ma anche con il necessario spirito di solidarietà da tutti gli stati europei”.

Nel frattempo anche la Svizzera ha annunciato un rafforzamento della vigilanza al confine con Piemonte e Lombardia con l’invio di numerosi agenti di polizia di rinforzo in Ticino, Grigioni e Vallese.

Intanto l’Italia conferma numeri da record per gli sbarchi: superata la soglia dei 100mila arrivi nell’Ue per i primi sei mesi del 2017, di cui l’85% (85.183) sono giunti nella penisola.

La tensione sui migranti è quasi sfociata in uno scontro istituzionale a Strasburgo: il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, adirato perché in aula a sentirlo riferire su presidenza maltese dell’Ue e migranti c’erano solo una trentina di eurodeputati su 751, ha definito “ridicolo” il Parlamento europeo. “Moderi i termini”, lo ha rimproverato il presidente, Antonio Tajani. L’ex premier lussemburghese si è poi scusato per i termini utilizzati.

Juncker, peraltro, ha promesso che con le misure per accelerare sull’emergenza migranti che la Commissione vara oggi “dimostreremo con i fatti che vogliamo rimanere solidali, soprattutto con l’Italia che dimostra un atteggiamento eroico. La solidarietà è d’obbligo”, ha avvertito, “non abbiamo diritto di perderci negli egoismi nazionali. La Commissione ha fatto molto ma non tutto quanto avrebbe dovuto fare perché i nostri mezzi tecnici e finanziari sono limitati”. Poi ha concluso l’intervento con un “viva l’Italia”.

In un certo senso si è scusato con l’Italia il premier maltese Joseph Muscat: “Quando si tratta di una solidarietà effettiva, noi, Stati membri dell’Ue, dovremmo vergognarci tutti di quello che abbiamo fatto. Paesi come l’Italia hanno visto centinaia di migliaia di bambini, donne e uomini raggiungere le proprie coste: guardiamo a questa Europa che, su questo argomento, e’ un fallimento”.

Nel piano d’azione per alleviare la pressione migratoria sull’Italia in arrivo da Bruxelles è previsto un nuovo esborso da 35 milioni di euro per la gestione della migrazione in Italia. La Commissione europea si impegna ad un rafforzamento ulteriore della capacità delle autorità libiche con un progetto da 46 milioni di euro preparato in modo congiunto con l’Italia. Il piano di azione approvato oggi dalla Commissione europea. Prevede “una serie di misure immediate” e coinvolge “gli Stati Ue, la Commissione e le agenzie Ue e l’Italia stessa. La situazione disperata nel Mediterraneo non è né nuova né passeggera – spiega il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker – In questi ultimi 2 anni e mezzo abbiamo fatto enormi progressi verso un’autentica politica migratoria Ue ma l’urgenza della situazione richiede ora di accelerare seriamente il nostro lavoro collettivo e di non lasciare l’Italia da sola”.

La Commissione europea si impegna a sostenere “l’organizzazione di un Centro di coordinamento per i salvataggi in mare pienamente operativo in Libia”.

L’Italia dovrebbe preparare, in consultazione con la Commissione, e sulla base di un dialogo con le organizzazioni non governative, un codice di condotta per le ong che effettuano attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale.

L’Europa chiede però la collaborazione delle autorità italiane per accelerare su una serie di misure. In particolare, nel piano di azione messo a punto dalla Commissione, si chiede all’Italia di preparare un codice di condotta per le navi Ong nel Mediterraneo e di rispettare i propri impegni sulla redistribuzione, in particolare registrando urgentemente tutti gli eritrei presenti in Italia, centralizzando le procedure e rendendo possibile la redistribuzione dei minori non accompagnati Va poi attuata rapidamente la legge Minniti creando ulteriori hotspot per la registrazione e migliorando le capacità di detenzione. Infine devono aumentare i rimpatri.

Agli Stati si chiede di contribuire più sostanzialmente al fondo fiduciario Ue-Africa per completare i 2,6 miliardi dal limitato bilancio Ue , in linea con l’impegno preso alla Valletta nel novembre 2015. Bisogna poi accelerare la redistribuzione dall’Italia con una risposta più rapida alle richieste italiane. Occorre affiancare l’Ue negli accordi con Tunisia, Egitto e Algeria. Bisogna accelerare la discussione sulla riforma del sistema di Dublino sul diritto di asilo e mobilitarsi assieme a Frontex per sostenere i rimpatri dall’Italia

La Commissione Ue invita poi Tunisia e Libia a dichiarare le rispettive aree di ricerca e salvataggio (Sar) e a istituire un centro ufficiale di coordinamento e soccorso marittimo. I due Paesi non hanno mai istituito le loro Sar, che servono a delimitare l’area di mare per cui sono competenti per le operazioni di ‘search and rescue’. Gli Stati membri dell’Ue dovrebbero “aiutare a premere, insieme alla Commissione e al Seae, per fare sì che Egitto, Tunisia e Algeria si uniscano al Seahorse Mediterranean Network”, programma che mira a rafforzare la sorveglianza sui confini libici, implementato da sette Stati (Spagna, Italia, Malta, Francia, Grecia, Cipro e Portogallo). In più, secondo la Commissione, Tunisia, Libia ed Egitto dovrebbero “dichiarare le proprie aree di ricerca e soccorso e stabilire formalmente un Centro di salvataggio e coordinamento marittimo”.

La Commissione Ue sollecita gli Stati membri a contribuire maggiormente al Fondo per l’Africa, per completare il contributo da 2,6miliardi di euro dal budget europeo; accelerare i ricollocamenti dall’Italia; ad andare avanti sulla riforma del regolamento di Dublino; oltre amobilitare le loro capacità per sostenere i rimpatri dei migranti irregolari dall’Italia. E’ quanto riporta il piano d’azione presentato dalla Commissione europea per alleviare la pressione migratoria sulle coste italiane.

Sull’atteggiamento del nostro Stato particolarmente critico i presidenti del Veneto e della Lombardia. “L’Italia sulla questione migranti prenda atto che è isolata. Questa maggioranza governa dal 2011, sono quasi 6 anni, e ci sentiamo raccontare le storie dell’ospitalita’ dicendo che siamo dei rozzi localisti o dei razzisti. Ma al di là degli annunci del ministro Minniti che parla di blocco navale, degli annunci di eventuali accordi con la Libia che non abbiamo visto, arrivano piu migranti di prima”. Così il presidente della Regione Veneto Luca Zaia parlando dell’aumento degli sbarchi dei migranti in atto in questi giorni. “Al di là di tutto sappiamo con certezza che servono campi di accoglienza lì dove rifocillare, curare e identificare tutti i migranti creando poi un corridoio umanitario per i profughi veri che, tra l’altro, sono solo 2 su 10 – ha concluso – Se questo non accade, così come non accade che venga imposto un blocco navale, finisce che noi continuiamo ad accogliere migranti”.

Infine il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, commentando la risposta dei Paesi europei alle richieste italiane sull’immigrazione, ha sottolineato come il “governo italiano abbia fatto un’altra figura. Chiedo al Governo un atto di coraggio, di prendere atto che l’Europa è incapace di risolvere il problema – ha aggiunto l’ex ministro dell’Interno, a margine della firma di un accordo per la ricerca, al Pirellone -. Deve essere il Governo a prendere l’iniziativa, chiami le Nazioni Unite, mandino i caschi blu in Libia e lì faccia i campi profughi”.

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