Connect with us

Attualità

Le attività Italiane in Antartide: inizia la 38° spedizione

Published

on

Tempo di lettura: 3 minuti

Non molti sanno che il nostro Paese è tra i pochi del mondo che svolgono attività di ricerca in Antartide e che hanno in quel continente una base fissa di studio.

di Alexander Virgili

Diversamente dal Polo Nord, che è costituito solo dalla banchisa polare di ghiacci che galleggiano sul mare, il Polo Sud, o Antartide, è un continente che ha una massa continentale consistente, ricoperta di ghiacci.  Per l’esattezza è il quarto continente più vasto del mondo ed è stato l’ultimo, in ordine di tempo, ad essere esplorato. Ѐ l’ultima area del pianeta che ancora non è stata totalmente antropizzata e che non è percorsa da confini statali come il resto del mondo.  Infatti il continente non fu mai abitato in passato e non è abitato permanentemente nemmeno in epoca contemporanea da alcuna popolazione umana, tuttavia si contano, durante l’anno, tra le 1 000 e le 5 000 persone che risiedono nelle oltre 80 basi o stazioni di ricerca scientifica lì presenti. La più grande di esse, la McMurdo, statunitense, è costituita da circa 250 persone.

Non molti sanno che il nostro Paese è tra i pochi del mondo che svolgono attività di ricerca in Antartide e che hanno in quel continente una base fissa di studio. L’Italia è presente in Antartide dal 1985, con un programma nazionale, il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide – PNRA, proposto dalla Commissione Scientifica Nazionale per l’Antartide, CSNA, e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca.   L’Italia ha costruito due basi logistiche, la stazione Mario Zucchelli, aperta soltanto durante l’estate australe, da novembre a marzo, e la stazione Concordia, gestita insieme alla Francia, che invece è aperta tutto l’anno. Le stazioni ospitano i tecnici e i ricercatori che partecipano alle campagne, organizzate dal PNRA, a cadenza annuale, per consentire ai nostri tanti ricercatori di svolgere attività di ricerca scientifica e tecnologica in Antartide.  Dal 2019 il PNRA può contare sulla disponibilità dell’unica nave italiana certificata per navigare nei mari polari, la nave rompighiaccio “Laura Bassi”, utilizzata per la ricerca oceanografica e il trasporto di materiali e persone in Antartide.   Per inciso, la nave è intitolata alla fisica bolognese Laura Bassi, la prima donna del mondo a ricoprire un in incarico accademico in Età moderna (nel 1732, presso l’Università di Bologna). Il 19 ottobre di quest’anno, è iniziata ufficialmente la trentottesima spedizione italiana, con l’arrivo dei primi 20 tecnici che, assieme ad altro personale, sarà impegnato a rendere operativa la stazione chiusa dallo scorso febbraio, in modo che possa ospitare il resto del personale tecnico e scientifico che arriverà nelle prossime settimane e che porterà avanti i progetti di ricerca in corso presso la stazione Mario Zucchelli, presso quella italo-francese Concordia, sulla nave rompighiaccio italiana per la ricerca oceanografica Laura Bassi e in alcune stazioni antartiche di altri Paesi. Oltre al personale ENEA e CNR parteciperanno alla spedizione 2022-2023 anche ricercatori e tecnici di diverse Università italiane ed esperti militari di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri, e componenti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che affiancheranno sul campo i ricercatori durante tutto il corso della spedizione. Si tratta di una di quelle eccellenze italiane delle quali si parla poco o nulla, forse meglio così, sperando che ciò contribuisca a lasciare fuori tale Programma  da insulse polemiche e da lottizzazioni al ribasso, come oramai spesso capita per quasi ogni cosa.

Va ricordato che, in base al Trattato Antartico del 1959, firmato a oggi da 46 Paesi, l’Antartide non appartiene ad alcun Paese, può essere utilizzata esclusivamente per scopi pacifici e sono vietate attività di sfruttamento economico e di tipo militare. Il trattato vieta dunque le attività militari e minerarie, sostiene la ricerca scientifica e protegge le ecozone del continente. Sono in corso esperimenti condotti da più di 4000 scienziati di varie nazionalità e con diversi interessi di ricerca. Sempre in base al trattato sono inoltre sospese tutte le rivendicazioni territoriali dei diversi Paesi: tali rivendicazioni coprono l’intero territorio a eccezione del Territorio non rivendicato da 90° O a 150° O e sono relative ad Argentina, Australia, Cile, Francia, Nuova Zelanda, Norvegia e Regno Unito (Paesi che hanno territori direttamente limitrofi o prossimi ad isole appartenenti al loro territorio nazionale). Anche un gruppo di altri Paesi (tra i quali Italia, Stati Uniti e Russia) che vi svolgono attività di ricerca scientifica, hanno avanzato rivendicazioni, ma tutte le rivendicazioni sono di fatto sospese per tacito accordo e per evitare contese di non facile soluzione. Infatti l’Antartide è ricca di risorse minerarie, con risorse petrolifere valutate a circa 40 miliardi di barili. Inoltre, in questo continente si stima ci siano i più grandi giacimenti di carbone e ferro con grandi quantità di nichel, manganese e uranio.

In Antartide l’Italia partecipa quindi ad importanti attività di ricerca nei settori della biologia, medicina, astrofisica, astronomia, sperimentazione tecnologica di materiali, oceanografia, della simulazione per esplorazioni spaziali, ma tale presenza scientifica ha pure una rilevante valenza di tipo politico internazionale, fondamentale per quelli che potranno essere i futuri assetti geopolitici del continente e dell’area limitrofa.

Print Friendly, PDF & Email