Ambiente & Turismo
La qualità dell’aria in Europa
In Europa ogni anno ci sono almeno 300.000 morti premature causate da inquinanti atmosferici, cifra che si può anche tradurre in oltre 6 milioni di persone morte prematuramente negli ultimi 20 anni.
di Antonio Virgili – pres. comm. Cultura Lidu onlus
In Europa ogni anno ci sono almeno 300.000 morti premature causate da inquinanti atmosferici, cifra che si può anche tradurre in oltre 6 milioni di persone morte prematuramente negli ultimi 20 anni. Ѐ quanto si ricava dal Rapporto che il 24 aprile 2023 è stato pubblicato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente su “Lo stato della qualità dell’aria in Europa 2023” relativo ai dati aggiornati misurati dalle stazioni di monitoraggio europee per gli anni 2021 e 2022. L’Agenzia Europea per l’Ambiente utilizza l’Indice Europeo della Qualità dell’Aria, che fornisce informazioni sulla situazione attuale della qualità dell’aria, basate su misurazioni provenienti da più di 2000 stazioni di monitoraggio presenti in tutta Europa. L’indice è costituito da una mappa interattiva che mostra la situazione della qualità dell’aria locale a livello della stazione, sulla base di cinque inquinanti chiave che nuocciono alla salute delle persone e all’ambiente: il particolato (PM2.5 e PM10), l’ozono troposferico (O3), il diossido di azoto (NO2) e il diossido di zolfo (SO2).
La più recente relazione annuale sulla qualità dell’aria mostra che la maggior parte delle persone che vivono nelle città europee è ancora esposta a livelli di inquinamento atmosferico ritenuti nocivi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’inquinante più dannoso è il particolato fine (PM2.5), che causa, in media, la maggior parte delle morti premature e malattie (cardiovascolari e respiratorie). Secondo la relazione, la qualità dell’aria ha considerevoli ripercussioni pure a livello economico, poiché comporta un incremento delle spese mediche, una riduzione della produttività dei lavoratori, nonché il danneggiamento di suolo, colture, foreste, laghi e fiumi. In Europa i maggiori responsabili delle emissioni di inquinanti atmosferici sono: il trasporto su strada, l’agricoltura, le centrali elettriche, l’industria e i nuclei domestici. Dal 2019 al 2020 le tre città europee più pulite in termini di qualità dell’aria sono state Umeå (Svezia), Tampere (Finlandia) e Funchal (Portogallo), mentre le tre più inquinate sono state Nowy Sacz (Polonia), Cremona (Italia) e Slavonski Brod (Croazia).
In conformità delle politiche volte a promuovere l’aria pulita in Europa, l’Unione europea ha fissato un valore limite annuale per il PM2,5 pari a 25 μg/m3. La mappa dell’inquinamento considera la qualità dell’aria a lungo termine molto scarsa quando i livelli di PM2,5 sono pari o superiori a tale soglia. Sebbene negli ultimi dieci anni si sia registrato un netto miglioramento della qualità dell’aria in Europa, dalla valutazione annuale effettuata dall’AEA in tale ambito si evince che ancora nel 2018 l’esposizione al particolato fine era superiore a quella consentibile in ben 41 Paesi europei. La scarsa qualità dell’aria, soprattutto negli agglomerati urbani, che sono quelli che ospitano la ampia maggioranza della popolazione, continua a incidere sulla salute dei cittadini. In base alle ultime stime dell’AEA, nel 2020 l’esposizione all’ inquinamento da PM2,5 a livelli be superiori ai 5 µg/m3 (menzionati nelle linee guida dell’OMS) continua a causare problemi di salute e comporta costi significativi per il settore sanitario poiché, secondo una stima dell’Agenzia, l’esposizione a PM2,5 si è tradotta in 175 702 anni vissuti con disabilità da broncopneumopatia cronica ostruttiva in 30 paesi europei. L’inquinamento atmosferico resta forse il più grande rischio ambientale per la salute in Europa, sia perché coinvolge decine di milioni di cittadini sia perché la respirazione avviene quotidianamente a ciclo continuo e ciò aggrava gli effetti, causando malattie cardiovascolari e respiratorie oltre che riducendo le aspettative di vita e, determinando decessi prevenibili. Nel 2021, il 97% della popolazione urbana è stata esposta a concentrazioni di particolato fine superiori al livello di riferimento dell’OMS.
Tra le zone che hanno registrato le concentrazioni più elevate di particolato c’è parte dell’Italia, principalmente a causa delle emissioni dalla combustione di combustibili fossili-solidi per il riscaldamento domestico e nell’industria e dal settore agricoltura. In Italia, la Pianura Padana è un’area densamente popolata e industrializzata con particolari condizioni meteorologiche e geografiche che favoriscono l’accumulo di inquinanti atmosferici nell’atmosfera. Così, nel Nord Italia le elevate concentrazioni di particolato sono dovute alla combinazione di un’elevata densità di emissioni antropiche, tra cui quelle legate all’agricoltura, e di condizioni meteorologiche e geografiche naturali che favoriscono l’addensamento e la permanenza in atmosfera di particolato primario e la formazione di particelle secondarie. Per quanto riguarda l’ozono e il biossido di azoto, tutti i Paesi europei hanno riportato livelli superiori ai valori di riferimento per la salute, stabiliti dall’OMS. I più alti livelli di ozono sono stati osservati nella regione mediterranea e nell’Europa centrale. I dati dell’Agenzia Europea riportano i valori per tutte le principali aree urbane, non si è in presenza solo di dati generali di sintesi pertanto è possibile una analisi territorialmente dettagliata e l’individuazione precisa di cause. Ciò che bisogna sottolineare, quindi, è che non siamo difronte ad eventi imprevedibili, ignoti o del tutto incontrollabili. Modifiche legislative ed amministrative potrebbero grandemente incidere sulla qualità dell’aria, così come sulla fin troppo tollerata presenza di discariche di sostanze tossiche e pericolose che alimentano patologie (non solo i tumori) che stanno aumentando nel tempo. Una parte di queste patologie, che hanno un costo umano ed economico sempre più alto, saranno probabilmente classificate come di origine “non chiaramente definibile” o “ambientale” in senso lato, come se ci fosse carenza di dati, di conoscenze e di analisi di rapporti causa-effetto. Singoli professionisti ed associazioni di medici, quale l’ISDE (l’associazione medici per l’ambiente), da anni segnalano situazioni anomale, preoccupanti, pericolose e dati epidemiologici chiari, nella sordità spesso totale di molti politici ed amministratori. Nella voluta scarsità di informazione pubblica, nella ignavia di tanti altri che, per ironia della sorte, i danni li stanno subendo o li subiranno. Non è ancora chiaro che anche diritti fondamentali come quello alla salute, non si tutelano da soli, ma richiedono prevenzione, attenzione ed azione costanti.