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Cinema & Teatro

La iettatura al teatro Massimo di Palermo con “Non è vero, ma ci credo”.

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Essere perseguitati dalla sfortuna e da un influsso malefico: la iettatura. Questo è l’apparente destino del protagonista della commedia “Non è vero, ma ci credo” al Teatro Massimo di Palermo dal 24 gennaio al 2 febbraio per la regia di Leo Muscato, con protagonista Enzo De Caro. Risate e riflessione per un’opera in chiave contemporanea.


Un influsso malefico, esercitato da alcune persone su altre, spesso, con la sola presenza: la iettatura. Semplice credenza popolare o fondo di verità? Attorno ad essa gira la commedia in tre atti scritta nel 1942 da Peppino De Filippo “Non è vero ma ci credo”, dal 24 gennaio al 2 febbraio al Teatro Massimo di Palermo. Messo in scena dal regista Leo Muscato, che ha ereditato la direzione artistica della compagnia di Luigi De Filippo, l’opera é arricchita dalle scenografe di Luigi Ferrigno, i costumi da Chicca Ruocco e le luci da Pietro Sperduti. A dar vita alla personalità dei personaggi, la scelta di un cast d’eccezione, capitanato dall’attore napoletano Enzo De Caro con al suo fianco: Giuseppe Brunetti; Francesca Ciardiello; Luciana De Falco; Carlo Di Maio; Giorgio Pinto; Ciro Ruoppo; Massimo Pagano; Fabiana Russo e Gina Perna. L’opera, adattata alla contemporaneità è ambientata nella Napoli degli anni ’80 in cui Mario Merola, Pino Daniele e Maradona sono figure idolatrate e, proprio in questo scenario si sviluppa la vicenda dell’avaro e scaramantico imprenditore Gervasio Savastano, tormentato dal pensiero di essere perseguitato dalla sfortuna e dalle iettatura, poiché gli affari non vanno bene.

La causa di tutto ciò, viene ricollegata alla figura del collega Belisario Malvurio che, accusato di portare iella, viene licenziato. Le cose non vanno bene neanche in casa con gli affetti: la figlia Rosina è innamorata di un giovane che Gervasio non approva. Un barlume di speranza irrompe nella sua vita, quando in ufficio si presenta Alberto Sammaria, un nuovo intraprendente e intelligente ragazzo con una caratteristica: la gobba. Con una successione di vicende divertenti e paradossali, si arriverà al colpo di scena finale.

Una commedia tutta da ridere, dalla quale ricavare uno spunto di riflessione per comprendere come, in fondo, siamo tutti un po’ condizionati dal fattore fortuna/sfortuna, usato per giustificare situazioni di cui, in realtà, siamo artefici.

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