Cinema & Teatro
Cinema, “Hammamet” fa il pieno al botteghino
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Un mix di emozioni interiori ed esteriori mostrate al pubblico attraverso la magistrale interpretazione di Pierfrancesco Favino che nel film è Bettino Craxi
di Ilaria Carlino
E’ “Hammamet” il nuovo film di Gianni Amelio che ripercorre la parte finale dell’esilio in Tunisia di Bettino Craxi, uno degli uomini politici più rilevanti della Repubblica italiana, che svolse l’incarico di Segretario del Partito Socialista Italiano (dal 1976 al 1993) e di Presidente del Consiglio dei Ministri (dal 1983 al 1987). Suo alter ego e quindi interprete principale del film l’attore Pierfrancesco Favino.
Il film racconta quelli che sono stati gli ultimi mesi del suo esilio dall’Italia, nonché di vita, data la sua imminente morte nel gennaio del 2000 per malattia: Craxi soffriva infatti di una grave forma di diabete (diabete mellito) che gli aveva progressivamente attaccato i reni e indebolito il cuore, fino ad arrivare a complicazioni inarrestabili; si accenna anche all’interno dell’opera come sarebbero potute essere state diverse e migliori le cure in Italia rispetto a quelle del paese tunisino, ma come ben si sa non sono mai state possibili per il politico non ha mai più messo piede nello Stato italiano. Il titolo della pellicola, Hammamet, è il nome della città dove si era rifugiato insieme alla moglie e la figlia, mentre il secondogenito era rimasto in Italia per gestirne l’eredità politica.
In Italia l’ex Presidente del Consiglio era stato oggetto di varie accuse, tra cui finanziamenti illeciti e corruzione, da parte di Mani Pulite, la famosa Tangentopoli che fece da spartiacque tra la prima e la seconda Repubblica nel 1992, con una serie di inchieste giudiziarie condotte nella prima metà degli anni 90’. Nonostante respinse fino alla fine le accuse di corruzione e giustificò le tangenti accettate dal PSI, Craxi fu condannato in via definitiva a cinque anni e sei mesi per Eni-Sai e a quattro anni e sei mesi per la metropolitana milanese, con cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e quasi dieci miliardi di risarcimento alla MM (Società metropolitana Milanese) pronunciata contro di lui nel luglio 1998 dalla quarta sezione penale della Corte d’Appello di Milano, con reato di corruzione e illecito finanziamento dei partiti.
Ma nel film tutto questo è il passato. Situazioni antecedenti a quello che vediamo nella pellicola. Il regista Gianni Amelio riprende una particolare e definitiva fase di vita fra altalenanti pensieri con una più alta frequenza malinconica e una doppia sofferenza, divisa fra la nostalgia di un paese natio di cui si ha timore, e il dolore fisico dovuto ad una malattia che non lascia scampo. Un mix di emozioni interiori ed esteriori mostrate al pubblico attraverso la magistrale interpretazione di Pierfrancesco Favino, che oltre a dover impersonare il politico nel carattere e nel linguaggio, si è dovuto anche sottoporre ad un’impressionante make up cinematografico di oltre 5 ore al giorno per tutta la durata delle riprese, ricordando molto quello del Winston Churchill interpretato da Gary Oldman ne “L’ora più buia”, che valse all’attore l’Oscar come miglior attore protagonista.
Ciononostante non sono mancate le cosiddette “differenze” tra finzione e realtà, una tra queste i nomi dei familiari: il nome della figlia Stefania è infatti stato cambiato in “Anita” come la moglie di Garibaldi, personaggio storico per cui Craxi provava una profonda ammirazione. Un’altra ancora è stata una cosiddetta “nota aggiuntiva” costituita dalla presenza di un personaggio antagonistico del tutto estraneo: Fausto, presentato come il figlio di “Vincenzo Sartori”, suo compagno socialista che appare nella clip iniziale del film e successivamente morto in circostanze misteriose. Il ragazzo, afflitto da rilevanti problemi psichici, sarà oggetto e conseguenza di oscillanti emozioni contrastanti per tutta la pellicola.
Il regista, per girare il film sembra quasi essersi ispirato a Fellini per via della scia stilistica che caratterizza il finale drammatico con sottofondo di atmosfere oniriche e grottesche, ma ha comunque affermato che questo non è un film “biografico”, bensì di riflessione. Non a caso si è partiti proprio dalla “fine”, il momento più alto per quanto riguarda i pensieri e le emozioni.
Il film è prodotto da Pepito Produzioni, Rai Cinema e Minerva Pictures