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Diritti umani

L.I.D.U. incontro sul tema “Essere Donne senza paure”

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La Commissione Diritti e Dignità delle Donne in collaborazione con il Comitato di volontariato culturale “Insieme per l’Arte” ha ospitato la conferenza dal titolo“Essere Donne senza paure”

A cura di Ilaria Nespoli

12345629_10153787079269282_6134058353224293237_nRoma, 14 dicembre – In occasione della settimana contro la violenza sulle donne, la L.I.D.U Onlus – Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo ha ospitato la conferenza dal titolo“Essere Donne senza paure”, organizzato dalla Commissione Diritti e Dignità delle Donne in collaborazione con il Comitato di volontariato culturale “Insieme per l’Arte”. La più antica associazione italiana per la tutela e la difesa dei diritti umani ha incontrato l’arte, ovvero “uno dei pochi strumenti in grado di veicolare oggi un messaggio di pace e di salvezza nel mondo”, come l’ha definita Ella Clarifia Grimaldi, Presidente del Comitato di volontariato culturale “Insieme per l’Arte”. Non è un caso che si sia scelto di iniziare il simposio con la bellissima performance teatrale scritta e interpretata dall’artista romana Annamaria Giannini, dal titolo inequivocabile “Io sono stuprabile”. Essa riprende le frasi finali del monologo autobiografico di Franca Rame, “Lo Stupro”, che la grandissima attrice scrisse nel 1975 e poi portò coraggiosamente prima in teatro poi anche in Rai di fronte a milioni di persone. Franca Rame ha sconfitto la violenza dei suoi stupratori, subita per il semplice fatto di essere una donna impegnata in politica,con la parola: invece di lasciarsi sopraffare dalla vergogna e dalla paura, ha dimostrato con la sua arte che era più forte dei suoi violentatori.  Attraverso la sua intensa recitazione, Annamaria Giannini ci ricorda come oggi ci siano ancora tante Franca Rame, che non si abbandonano al silenzio ipocrita di una società colpevolista che tende ad accusare la donna anziché difenderla ma, al contrario, denunciano. Esse, tuttavia, spesso si trovano a subire un processo quasi inquisitorio in cui vengono colpevolizzate per un presunto comportamento “allegro”, “disinibito”, in una parola “stuprabile”. Le parole utilizzate da Annamaria Giannini spiegano meglio di qualsiasi analisi specialistica realizzata sul tema, perché arrivano dritte alle coscienze, senza filtri: “E’ come se queste ragazze venissero stuprate per la seconda volta da uno Stato che pensa che una donna debba essere tutelata solo se è una brava ragazza, non in quanto individuo; ma in realtà non si rende conto che le sentenze di assoluzione dei colpevoli rendono inutili tutte quelle lotte realizzate negli ultimi cento anni per la nostra dignità!”. Degno di rilievo l’intervento di Pino Scaccia, storico inviato di guerra della Rai, il quale ha raccontato la propria esperienza in zone del mondo in cui la donna praticamente non esiste, dalla Moldavia alla Nigeria, fino a giungere all’Afghanistan in cui il giornalista ha ricordato la figura della sua figlia adottiva di Kabul, “una bambina dagli occhi color miele selvatico, resa disabile da una delle molteplici bombe cadute negli anni della guerra”. Nel corso della sua decennale esperienza, Scaccia ha conosciuto anche donne coraggiose, che in questi remoti angoli del mondo si ribellano e combattono contro le violenze sessuali e il dramma delle spose bambine, cercando di combinare il rispetto della tradizione con il cambiamento necessario affinché la condizione della donna in questi paesi possa definirsi umana e cessi di essere una mera “proprietà” di un essere di sesso maschile che si fa fatica a definire uomo. Purtroppo, la violenza di genere non è una questione che interessa solo i Paesi in via di sviluppo. Infatti, come evidenziato dal comunicato dell’Associazione europea per i diritti umani (AEDH), di cui la L.I.D.U. è membro integrante, letto dalla Presidentessa della Commissione Diritti e Dignità delle Donne, Maricia Belfiore, è indegno che oggi nella sola Unione Europea un terzo delle donne sia stata vittima di violenza sia fisica, sia morale. Al comunicato dell’AEDH fa eco il messaggio di saluto della Presidentessa della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, nel quale ella sottolinea come solo in Italia ben il 31,5 per cento delle donne fra i 16 e i 70 anni – per intenderci sei milioni e settecentoottantottomila persone – ha subìto una qualche forma di violenza fisica e sessuale almeno una volta nel corso della vita. Questi dati nella loro cruda oggettività, confermano come la violenza sulle donne nella maggior parte dei casi non sia frutto di raptus improvvisi ma di condotte reiterate legate ad un fenomeno che ha carattere strutturale e culturale e che affonda le sue radici in persistenti stereotipi nelle rappresentazione delle donne, come ha evidenziato dal Presidente della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, Alfredo Arpaia. Probabilmente, soprattutto nel mondo occidentale, parte della responsabilità di questa situazione è da attribuire ai media, specialmente alla televisione e alla pubblicità, spesso estremamente “sessiste” come ha sottolineato nel corso del proprio intervento Antonella Alba, giornalista di Rai News 24. Se è indubbio che alcuni progressi sono stati ottenuti, a cominciare dalla ratifica da parte del Parlamento italiano della Convenzione di Istanbul la quale, come messo in evidenza dalla stessa Laura Boldrini, definisce la violenza di genere come violazione dei diritti umani, molto ancora resta da fare affinché, parafrasando le ultime parole del monologo di Annamaria Giannini, “i nostri figli possano guidarci in un mondo in cui non si brucino più le streghe ma sia basato sui valori fondamentali dell’amore e del rispetto”. Questo è il senso della lotta che la L.I.D.U., come Associazione impegnata nella difesa e nella promozione dei Diritti propri dell’Essere Umano nel suo complesso intende perseguire.

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