Cinema & Teatro
John Travolta incanta il pubblico della Festa del Cinema di Roma
Il grande attore di origini italiane, presente al festival con “The Fanatic”, film fuori concorso, si racconta dai primi passi nel mondo del cinema, fino al successo che prende il via con “La febbre del Sabato Sera” nei panni dell’indimenticabile Tony Manero.
di Ilaria Carlino
Protagonista della giornata del 22 ottobre alla 14esima edizione della Festa del Cinema di Roma presso l’Auditorium Parco della Musica, uno fra i più importanti artisti di fama internazionale: l’attore e ballerino John Travolta, di recente protagonista del film “The Fanatic”, fuori concorso.
Arrivato a Roma pilotando personalmente il suo aereo (una sua grande passione da sempre), John Travolta si è immediatamente conquistato tutto l’affetto del pubblico, trascorrendo un’ora intera a firmare autografi e scattare selfie per i suoi fan, fino a concedere lunghissime interviste alla stampa.
Successivamente, nell’incontro ravvicinato con il pubblico che lo ha visto assoluto protagonista nella celebre “Sala Sinopoli” dell’Auditorium, l’artista si è raccontato attraverso le domande del direttore del Festival Antonio Monda, accompagnato da 9 clip prese dalle sue pellicole più note.
Una carriera lunga e prosperosa, iniziata a detta sua, paradossalmente, da una bocciatura al provino per il ruolo di Gesù in “Jesus Christ Superstar”; scartato perché troppo giovane, venne richiamato poi dallo stesso produttore per interpretare Tony Manero ne “La febbre del Sabato Sera” e Danny Zuko in “Grease”, ruoli che lo lanciarono poi nel mondo del cinema. Chiacchierando racconta di come sin da piccolo si sia avvicinato all’arte e alla recitazione attraverso la madre, all’epoca attrice, guardando insieme a lei e alla sorella tante volte i film di Federico Fellini e Sophia Loren. Suo padre invece, italo-americano (siciliano, precisamente), era un discreto giocatore di football.
Numerosi gli aneddoti svelati durante tutta la durata dell’incontro. Uno tra i quali il rifiuto di diversi ruoli da protagonista, fra i quali “American Gigolò”, “Ufficiale e gentiluomo” e “Chicago”, interpretati in seguito da Richard Gere. In risposta a una curiosità di Monda che chiedeva se Gere lo avesse mai ringraziato, Travolta risponde con un forte e secco “No!”, aggiungendo che la gratitudine non arrivò nemmeno da Tom Hanks quando interpretò il protagonista di “Splash”, un altro ruolo da lui rifiutato. La discussione si è poi particolarmente incentrata su “Chicago” visto lo “scossone” di dubbi che ha portato tutti gli spettatori a chiedersi il perché del suo rifiuto ad essere protagonista del celebre film. L’attore ha esplicitamente dichiarato di come la colpa fosse sua, in quanto nell’opera teatrale da cui la pellicola è tratta si parla di come le “donne odino gli uomini”, mentre, racconta, nella sua era cinematografica gli piaceva il fatto di come le donne, invece, gli uomini li amassero particolarmente. Ragion per cui respinse la richiesta per ben tre volte, pentendosene in secondo luogo dopo aver visto il film, che lo sorprese per la diversità e la forte concentrazione di sentimenti.
Curioso invece come gli sia rimasto particolarmente a cuore il rifiuto de “I giorni del cielo”, film di Terence Malick, regista che lo diresse nel 1998 ne “La sottile linea rossa”; l’artista racconta infatti come abbia scoperto tempo dopo la “sofferenza” che inflisse allo stesso Malick, che in seguito alla mancata partecipazione dell’attore (per motivi contrattuali) non lavorò più per circa 17 anni.
Si parla poi del ruolo che all’inizio degli anni 90’ lo fece risalire alla ribalta, ovvero quello di Vincent Vega nel cult di Quentin Tarantino “Pulp Fiction”. Travolta ha confessato di aver incoraggiato lui stesso il regista nella scelta dello stile capelli lunghi e dell’orecchino, data la conoscenza stilistica che l’attore aveva acquisito ad Amsterdam osservandone gli abitanti. Un titubante Tarantino all’inizio declinò, cambiando idea dopo aver fatto una prova sul set dicendo testualmente che ‘effettivamente funziona’.
L’incontro si è concluso con una sorpresa: Antonio Monda, che ribadisce essere “scettico” nei confronti dei premi cinematografici affermando che il cinema non è competizione ma “celebrazione”, questa volta sceglie di fare un’eccezione, e consegna così a John Travolta un premio speciale per la sua brillante interpretazione nel film “The Fanatic”.