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Jihad, la propaganda corre sul web per unificare lo ‘sforzo’

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Si fa spazio l’idea di un networking website che riunisca le iniziative di proselitismo su larga scala.

Roma, 14 luglio – La jihad corre sul web. Non è una novità che la rete venga utilizzata dagli estremisti islamici per veicolare le attività e per tenere i contatti tra i vari gruppi sparsi nel mondo. Da qualche tempo, però, l’idea si è perfezionata e raffinata con l’ipotesi della nascita di un networking website che riunisca le iniziative propagandistiche su larga scala. L’iniziativa vorrebbe creare un unico contenitore nel quale far confluire, simultaneamente, i vari materiali provenienti dalle varie entità jihadiste, anteponendo il problema della sicurezza e dell’inviolabilità del sito. Tutti i gruppi hanno rappresentato la necessità di unificare lo sforzo mediatico in un’unica entità, riducendo così al minimo la frammentazione dei comunicati e le difficoltà derivanti dagli oscuramenti periodici a cui sono soggetti i vari website.

E’ il caso degli Shabaab al-mujaheden, già presenti su twitter, che utilizzano il social network per dare indicazioni sulle azioni programmate e sugli obiettivi, e il gruppo jihadista iraniano Jundallah. Anche Maddad news agency on facebook pare rappresentare un’altra interessante iniziativa da parte di Al qaeda nella penisola arabica (Aqap) e della consociata Ansar al-sha’aria che, con l’utilizzo del web, riescono a rendere partecipi i propri sostenitori delle proprie azioni quasi in tempo reale riducendo al minimo il rischio di venire individuati.
L’obiettivo della globalizzazione della Jihad, sembra essere perseguito con costanza da tutti i vari gruppi e sembra non risentire assolutamente delle sconfitte subite sul terreno ad opera delle forze multinazionali impiegate in funzione di antiterrorismo.

Una più accurata investigazione condotta sul web che possa fornire alle truppe sul terreno indicazione più specifiche, che non sembra impossibile ottenere, potrebbe fornire un ausilio indispensabile quantomeno per indebolire le reti di comunicazione della jihad mediatica, creando imbarazzo, se non caos, anche tra gli jihadisti virtuali (o da tastiera) che probabilmente rinuncerebbero ai loro proclami ed ai vari tentativi di reclutamento di navigatori della rete.

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