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L’Isis rivendica attentato a Toronto. La polizia replica: non c’è nessuna prova

Quello che la polizia canadese licenzia come il gesto di uno squilibrato potrebbe essere in realtà l’attacco terroristico di un lupo solitario
Di Tiziana Primozich
Faisal Hussain 29 anni presumibilmente di origini pakistane, è stato identificato dalla polizia come il killer che ha aperto il fuoco nella notte tra il 22 e il 23 luglio scorso su un’affollata strada di Toronto nella zona di Greektown, uccidendo una bambina di 10 anni Julianna Kozis e la diciottenne Reese Fallon, oltre a lasciare dietro di sè 13 feriti di cui alcuni gravi. È stato trovato morto poco dopo, ma non è chiaro se si sia suicidato o se le stesse forze dell’ordine lo abbiano colpito durante l’inseguimento e la sparatoria che ne è seguita .
Mentre la polizia canadese non scioglie il nodo sul movente, nelle ore successive l’agenzia di stampa ufficiale dell’Isis, Amaq, ha rivendicato il tragico evento come un vero attentato terroristico compiuto da “uno dei soldati dello Stato islamico” che ha seguito gli “appelli a prendere di mira i cittadini dei Paesi della coalizione”. Il Canada infatti fa parte della coalizione internazionale contro Daesh in Siria e Iraq.
In giugno inoltre il Canada, impegnato su più fronti internazionali, ha dato il via ad una nuova missione di pace nel Mali con l’arrivo il 24 giugno, dei primi soldati in una base delle Nazioni Unite vicino alla città di Gao. Questa decisione era stata annunciata nel marzo scorso dal governo canadese che assicurava sostegno militare e logistico alla missione delle Nazioni Unite nel paese (Minusma). Una missione di pace che ha tutti i connotati di una guerra: nata nel 2013 la Minusma è considerata la missione più pericolosa per i caschi blu. Ad oggi sono infatti 150 i militari uccisi in questo ambito.
Faisal Hussain viene descritto dai conoscenti e dalla famiglia come un ragazzo semplice e innocuo che lavorava come commesso in un negozio. “Nostro figlio aveva gravi problemi mentali, ha lottato per tutta la sua vita con psicosi e stati di depressione. I nostri cuori sono a pezzi per le vittime e per la nostra città” hanno detto i genitori in un comunicato in cui esprimono solidarietà e dolore per le persone uccise ed i feriti. I giornali canadesi riportano anche alcuni particolari sulla famiglia Hussain che aveva avuto di recente altri lutti e difficoltà. La sorella di Faisal Hussain era morta a causa di un incidente stradale, mentre un altro fratello era stato ricoverato per un ictus.
L’intelligence canadese non ha ancora fatto luce sull’accaduto che, al di là della affermazione del ministro della sicurezza pubblica Ralph Goodale che ha detto:” In questa fase, in base allo stato delle indagini, che sono guidate dal servizio di polizia di Toronto, non c’è alcun legame tra la sicurezza individuale e quella nazionale”, la pista del terrorismo internazionale resta un’ipotesi possibile. Faisal Hussain potrebbe essere in effetti un soggetto radicalizzato nel paese ospitante che, ancorché realizzare una vera integrazione, non considera la possibile pericolosità delle culture che accoglie, licenziando l’accaduto come l’atto di un pazzo, in una città dove le morti causate dalla violenza armata sono aumentate del 53% nel 2018 .
Una triste e preoccupante realtà che troppo spesso avviene in Europa. Soprattutto in quei paesi schierati in prima linea contro Daesh ed in Africa.