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Attualità

I giovani non sono fannulloni: rifiutano di essere sfruttati!

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Tempo di lettura: 4 minuti

Troppi sono i posti precari, come pure i salari bassi e le condizioni di sfruttamento: non solo in Italia ma, oramai, nel mondo intero

 di Giordana Fauci

Da oramai molti, troppi anni la regola continua a rimanere invariata: i prezzi salgono ma gli stipendi degli Italiani no.

…Una regola valida in Italia ma, invero, nel mondo intero.

Anzi! L’Italia è il Paese più particolare di tutti, perché a partire dal 1990 fino ad arrivare ad oggi i redditi hanno subito una battuta d’arresto e gli stipendi sono diminuiti di quasi tre punti percentuale mentre i prezzi hanno continuato inesorabilmente a crescere, al contempo facendo peggiorare le condizioni di vita della maggior parte delle famiglie italiane.

Ma v’è di più!

L’Italia, come il resto del mondo, ha subito una battuta d’arresto a causa della pandemia, sotto ogni profilo ma, prima ancora, in ambito economico…

…Una battuta d’arresto che, nel caso italiano, è stata ancor più grave perché, a differenza di tutti gli altri Paesi europei – ad eccezione della sola Grecia – il nostro Bel Paese proveniva da una situazione economica già seria ed ardua,  visto che non si era ancora completamente ripreso dalla precedente crisi del 2008.

Col risultato che è sotto gli occhi di tutti: vi è stato un aumento dei prezzi nell’ordine del 6,5% (almeno fino ad ora) ed un capitalismo tenuto in piedi solo da sussidi, precariato, paci fiscali, prestiti garantiti dallo Stato, fino ad arrivare all’elargizione del reddito di cittadinanza.

E, infine, la conclusione più ovvia e scontata, seppur erronea: i giovani di oggi, a differenza di quelli del passato, sono ritenuti dei fannulloni…

Pur non essendo affatto così!

Pertanto sono erroneamente descritti come la “generazione che preferisce rimanere sdraiata sul divano”… Tanto a fine mese conta sul reddito di cittadinanza.

…Conclusione che, però, non corrisponde minimamente al vero!

I giovani, infatti, non desiderano affatto vegetare su divani o poltrone; di contro, la maggior parte di loro, dopo aver terminato gli studi e conseguito finanche lauree e specializzazioni, non desidera altro che incominciare a lavorare.

Perché – si sa! – il lavoro nobilita l’uomo.

E lavorare, del resto, è un diritto: costituzionalmente garantito.

…Purché si tratti di un lavoro dignitoso e non di mero sfruttamento.

Perché gli stipendi, soprattutto quelli dei più giovani, non sono tollerabili: per nulla dignitosi. Anzi! Indecenti.

E in tal contesto, poi, prendersela col reddito di cittadinanza che è, invero, uno strumento di sostegno al reddito universale presente in tutti i Paesi europei, seppur in modi e forme diverse, è a dir poco ridicolo.

Sta di fatto che il reddito di cittadinanza sarà ora erogato solo fino ad un massimo di 7 mensilità; senza dimenticare quel che prevede il nostro reddito di cittadinanza, ovvero la necessaria partecipazione ad un corso di formazione e/o riqualificazione professionale della durata di almeno 6 mesi… Come se il problema fosse formare e/o riqualificare giovani già laureati e ben qualificati!

E, infine, diciamola tutta: come si può pensare che un giovane, dopo aver studiato per anni, possa accontentarsi di uno strumento di sostegno sì irrisorio per vivere?

…Come si può arrivare ad una conclusione tanto insulsa qual è quella di considerare i giovani fannulloni, anziché rendersi conto di quel che è fin troppo evidente, ovvero che è indegno accettare importi ridicoli per svolgere lavori pesanti e che impegnano per gran parte della giornata, sfruttati al massimo e privati di ogni garanzia e tutela?

…Altro che “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto…”.

Tanto più in considerazione di quel che i datori di lavoro offrono ai giovani, sia ben inteso!

…Altro che “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società…”.

Tanto più in considerazione del fatto che ci si deve adattare all’attività che si trova, sempre che si abbia la fortuna di trovarne una, s’intende!

Quel che è certo è che la nostra è un’economia presa tra l’incudine di Paesi che fino a pochi anni fa hanno potuto offrire stipendi più alti ai giovani maggiormente qualificati e il martello della concorrenza a basso costo di Paesi in cui i costi di produzione o dei servizi sono molto più bassi che da noi (almeno fino ad ora!).

E a questa verità se ne aggiunge un’altra: siamo stati incuranti di un ventennio a crescita zero, preferendo ritenere i giovani pigroni “dequalificati” che preferiscono divertirsi anziché spaccarsi la schiena.

Senza considerare che troppi sono i posti precari, come pure i salari bassi e le condizioni di sfruttamento.

E, del resto, i giovani, qualificati o meno, non meritano di essere sfruttati.

Non a caso, molti di loro hanno preferito cambiare Paese, come è accaduto a molti investitori.

E a tanti e tali problemi se ne aggiungerà ora anche un altro, invero ancor più grave: l’economia italiana rischia di restare senza capitale umano.

Anzi! Visto che la disoccupazione è un problema mondiale, sarà ora inutile anche cambiare Paese.

E tutto ciò mentre la soluzione è sotto gli occhi di tutti: sarebbe sufficiente che i datori di lavoro iniziassero a pagare salari dignitosi alle persone che lavorano duramente.

…Lo ha fatto notare anche il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, evidentemente afflitto dallo stesso problema dell’Italia e dell’intera Europa: “Pagassero di più i ragazzi! A chi mi dice che non riesce a trovare i dipendenti dico ‘pagali di più’. Perché questa è la merce di scambio dei dipendenti.”

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