Diritti umani
I diritti dei bambini vanno garantiti e protetti sempre; mai i diritti dei padri violenti

Davide Paitoni, un quarantenne di Varese, ha ucciso il figlio di sette anni tagliandogli la gola nella notte di Capodanno. Stava scontando la misura restrittiva dei domiciliari per aver accoltellato un collega ed era segnalato con codice rosso per maltrattamenti in famiglia
di Damiana Cicconetti
Il nuovo anno si è aperto con una notizia scioccante: Davide Paitoni, un quarantenne di Varese, ha ucciso il figlio di sette anni tagliandogli la gola nella notte di Capodanno. Poi ha rinchiuso il corpo all’interno di un armadio e il 2 gennaio, con la scusa di riaccompagnarlo dalla moglie, da cui si stava separando, si è recato presso la sua abitazione e l’ha aggredita con un coltello, per fortuna in modo lieve. Infine, si è dato alla fuga conclusasi poco dopo, quando è stato sorpreso dai Carabinieri all’interno di un capanno abbandonato, sotto l’effetto di alcol e cocaina. L’intenzione era raggiungere la Svizzera, dopo essersi riposato un po’.
“Volevo punire mia moglie…”. Queste le folli parole dell’uomo, a cui ne sono seguite altre: tutte di profondo disprezzo nei confronti della povera donna che, alla notizia della morte del figlio, ha avuto un grave malore.
La violenza di Davide Paitoni era fin troppo nota: stava scontando la misura restrittiva dei domiciliari per aver accoltellato un collega ed era segnalato con codice rosso per maltrattamenti in famiglia.
Non poche sono le storie di figli uccisi da padri violenti che, magari, riescono a far del male finanche alle compagne che, laddove abbiano la fortuna di sopravvivere, saranno per sempre private della loro stessa carne, strappatagli da uomini che non meritano di essere definiti tali e che arrivano a uccidere addirittura i frutti del loro amore. Perché non sono in grado di accettare l’abbandono di coloro a cui non hanno saputo far altro che cagionare dolori profondi e atroci sofferenze.
Uomini violenti. Oltretutto segnalati alle Forze dell’Ordine: pregiudicati che, seppur schedati e condannati, continuano indisturbati ad esercitare il loro pseudo-ruolo di padri, unicamente per provocare ulteriori danni alle compagne, senza il controllo di organi e strutture competenti che, quando intervengono, spesso non avvertono pericoli evidenti o, magari, travisano le segnalazioni di donne ritenute ingiustamente esagerate.
Donne che, dopo essere riuscite a sfuggire a cotante malvagità, rischiano di essere dichiarate “madri malevole…” che si frappongono nel rapporto tra padri e figli. Dunque, persino condannate per PAS, “Parental Alienation Syndrome”, una sindrome che la Suprema Corte di Cassazione ha ritenuto “priva di ogni fondamento scientifico…” e che, tuttavia, viene tirata in ballo ancor oggi da padri realmente malevoli ma, ad onore del vero, assassini: nel corso di separazioni e divorzi ai danni di madri fin troppo accorte e che pertanto sono in grado di cogliere e captare ogni minimo segnale che altri, più competenti, non sanno affatto vedere.
E, alla fine, i risultati sono pessimi. Anzi! Letali. Nonostante le debite segnalazioni e denunce.
E, quel che è grave è che non si tratta di uomini colti da improvvisi raptus. Anzi! Si tratta di uomini lucidi.
E ciò continua a ripetersi, visto che il trand di padri assassini non diminuisce. Anzi! É in costante crescita.
“Si tratta di padri lucidi, che scelgono armi affilate e tribali per far scomparire i figli dalla faccia della terra: specialmente coltelli, con i quali tagliano le gole o distruggono i corpi, magari addormentati serenamente…”. Questo conferma la criminologa Isabella Merzagora, docente ordinario dell’Istituto di Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Milano: “L’accoltellamento avviene quando l’assassino è colmo di rabbia e vuole fare danno all’aspetto fisico della vittima. Perché, così facendo, provoca una punizione alla madre e, invero, uccidendo il figlio, afferma al mondo intero la propria mascolinità. In momenti tanto terribili i figli non sono visti come tali bensì come sostituti attraverso i quali si intende far del male alla madre…”.
E seppur è vero che esistono madri assassine, è ancor più vero che in tali casi si ha a che fare con donne affette da rilevanti patologie psichiatriche; ben diverse dai padri, capaci di compiere azioni meramente vendicative, in momenti di piena lucidità, perfettamente pianificate, ricorrendo oltretutto al supporto di alcol e droghe per portarle a termine con disumanità ragionata; di certo per non rischiare di fallire nel proprio intento.
E, a tal punto, non si può non sottolineare l’ovvio: è inopportuno preoccuparsi sempre laddove si evidenzi un problema; è, invece, importante non disinteressarsi della sofferenza altrui, parlando e finanche cercando un aiuto esterno ove necessario.
Mai, quindi, dimenticare di attribuire il giusto peso a tutte le segnalazioni che pervengono agli organi competenti, evitando di non tralasciarne alcuna.
Solo in tal modo si potranno realmente proteggere e garantire i diritti dei minori, anziché i diritti di padri che tali sono ma solo “sulla carta…”. E, anzi: talvolta non sono tali neppure lì perché, dopo atti così efferati, perdono la patria potestà su altri figli, per loro fortuna, “sopravvissuti…”.