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Esteri, USA. Anno nuovo, Presidente nuovo

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Il Presidente degli Stati Uniti è considerato il Leader del mondo libero, mai come nei prossimi quattro anni gli occhi del mondo seguiranno la politica della superpotenza e l’operato di Donald Trump.

di Gianni Pezzano

Venerdì scorso si è insediato Donald Trump come il nuovo e 45° Presidente degli Stati Uniti. La cerimonia d’inaugurazione davanti al Campidoglio di Washington ha messo il sigillo su una campagna elettorale tanto controversa quanto vittoriosa. Infatti Trump, malgrado ha vinto il voto dei Grandi Elettori che decidono la presidenza, ha perso il voto popolare, un risultato che durante la campagna presidenziale aveva detto che non avrebbe mai accettato se fosse capitato a lui.

Il giorno dopo, come prova delle divisioni del paese utilizzate nella campagna elettorale, è arrivata una massiccia protesta nazionale, con un pubblico grandissimo a Washington, che ha manifestato in piazza contro il comportamento del neoeletto Donald Trump verso le donne e in difesa dei loro diritti. La risposta a questa protesta è arrivata lunedì con la firma di un ordine esecutivo che taglia i fondi per le cliniche della fertilità  e altri programmi governativi in favore delle Donne negli Stati Uniti e all’estero contestati dall’ala conservatrice del Partito Repubblicano.

In questi primi quattro giorni il neo Presidente ha firmato una serie di ordini esecutivi che metteranno in azione le parti più controverse di un programma politico che è più una serie di appelli a minoranze vocali del paese che un programma politico a favore di tutto il paese.

Oltre alle proteste di sabato e quelle sui social media, Trump si trova anche in opposizione con importanti esponenti del proprio partito, il Partito Repubblicano. Benché fossero d’accordo con alcune sue posizioni in tema di parità di diritti e di matrimonio per le comunità gay e lesbiche, come anche sull’opportunità di ridurre i limiti legislativi alle grandi società, i dirigenti repubblicani sono in disaccordo con molti aspetti del suo programma internazionale e soprattutto contrari  alla sua aperta ammirazione per il Presidente russo Vladimir Putin e alla sua volontà di stabilire un rapporto di collaborazione con la Russia.

A rendere questa situazione sempre più problematica sono due fattori che hanno dominato i giornali americani e internazionali nelle ultime settimane. Il primo è quello della accuse di interferenze russe nella campagna elettorale americana. Non si tratta di brogli elettorali, ma di sviare l’opinione pubblica contro la sua avversaria Hillary Clinton e la fuga di email democratiche per screditarla. A peggiorare questa campagna denigratoria contro la Clinton è stata anche la decisione di James Comey, il Direttore del FBI, di riaprire un’inchiesta contro di lei a pochi giorni dal voto, un’inchiesta che non ha trovato niente di nuovo ma che nel frattempo aveva inquinato ancora di più l’immagine della moglie dell’ex Presidente Bill Clinton.

Il secondo fattore è strettamente legato al primo e si tratta dei rapporti pessimi tra il nuovo Presidente e i servizi segreti americani. Naturalmente lui nega qualsiasi interferenza russa nell’elezione, ma dà la colpa ai servizi per le fughe di notizie a questo riguardo. Nei due mesi dall’elezione di Trump questi rapporti sono peggiorati ancora di più. Quel che rende questa situazione particolarmente delicata è il fatto che i servizi stiano ancora indagando sulle accuse e non hanno anocra potuto dimostrare la veridicità, oppure l’infondatezza delle accuse.

Queste difficoltà tra i servizi segreti e Donald Trump sono il motivo per cui alcuni repubblicani come John  McCain e Mark Rubio hanno pubblicamente espresso il loro dissenso con il nuovo presidente repubblicano.

Nel frattempo il Partito Democratico deve decidere le sue tattiche per i prossimi due anni nelle Camere dove si trova in minoranza. Ma il fatto che Hillary Clinton abbia ottenuto 3.000.000 di voti popolari in più di Trump vuol dire che i democratici hanno già una base forte per contestare le elezioni del 2018 e potranno programmare le loro tattiche nelle aule e poi quelle elettorali per cercare di riprendere la maggioranza nelle Camere. Un prospetto non irrealizzabile e che sarebbe molto agevolato dagli alti livelli di impopolarità di Donald Trump, i più alti mai registrati per un Presidente al suo insediamento.

La politica americana è sempre stata un campo di battaglia filosofica e d’interessi e l’arrivo di un presidente eterodosso e controverso l’ha resa ancora di più incandescente. Visto che il Presidente degli Stati Uniti è considerato il Leader del mondo libero, mai come nei prossimi quattro anni gli occhi del mondo seguiranno la politica della superpotenza.

Saranno davvero tempi interessanti per tutti, ma in che senso lo sapremo solo nel futuro.

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