Attualità
Esplode oleodotto in Libia. In fumo centomila barili di greggio

Impennata del prezzo del petrolio. Aumenta la benzina?
di Vito Nicola Lacerenza
Attentatori hanno fatto saltare un oleodotto a Marada, città nel nord della Libia. Circa centomila barili di greggio sono bruciati formando una immensa colonna di fumo nero. Piove sul bagnato nel paese nord africano, dove all’instabilità politica e all’insicurezza causata dai gruppi armati che imperversano sul territorio si aggiunge il danno che consegue per la stessa popolazione locale. Sin dalle prime indagini, esclusa l’ipotesi di un incidente, è emersa chiaramente la natura dolosa dell’evento. «I testimoni oculari hanno visto due fuoristrada Toyota vicino al luogo dell’attentato, prima dell’esplosione- ha detto un ufficiale dell’esercito libico accorso sul posto- crediamo fossero lì per piazzare l’esplosivo».
A compiere l’attentato, probabilmente, sono state le sedicenti “brigate della difesa di Benghazi”, una milizia che dal 2016 recluta combattenti provenienti dai vari movimenti jihadisti presenti nella regione. Una dimostrazione in più di quella che è la crisi territoriale libica e che desta forti preoccupazioni. Soprattutto nei mercati internazionali. Poco dopo l’esplosione dell’oleodotto, il prezzo del petrolio è schizzato a livelli record, che non si registravano dal 2015: 66,83 dollari al barile. Intanto, attraverso un comunicato stampa, è stato reso noto che la produzione del greggio è stata spostata su altri siti tuttora funzionanti. Una notizia che non è servita a frenare le speculazioni finanziarie. Ora tutte le speranze sono riposte nelle trattative, già intraprese da tempo, tra il governo di Tripoli e i più importanti leader europei. Trattative che non sembra siano servite a restituire al paese quella stabilità e sicurezza di cui ha estremo bisogno.