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Attualità

“Cuba avrà un nuovo presidente!”

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Tempo di lettura: 2 minuti

E’ la fine dell’era Castro.

 

di Vito Nicola Lacerenza

Sta per giungere la fine di un’epoca. Raul Castro, fratello di Fidel, lascerà la presidenza dell’isola caraibica il 19 aprile del 2018. «Quando sarà concluso il mio secondo e ultimo mandato…Cuba avrà un nuovo presidente». Con queste parole l’ex guerrigliero rivoluzionario, oggi 86enne, ha concluso, pochi giorni fa, l’“assemblea popolare del potere nazionale”. Un’ evento senza precedenti, specialmente se si considera che i Castro governano l’isola ininterrottamente dal 1959. Non è un addio alla politica, però. Raul rimarrà, comunque, il capo del partito comunista per i prossimi due anni. Essere scettici all’idea che possano esserci elezioni democratiche, in uno dei regimi più totalitari del mondo, è d’obbligo. Specie quando, già da tempo, circola il nome di colui che sarà “eletto” come prossimo presidente.

Si tratta del 57enne Miguel-Diaz-Cancel, attuale vice presidente e fervente comunista. Sarebbe il primo, al di fuori della famiglia Castro a governare il paese. Non un dettaglio da poco, infatti, e molti si sono chiesto cosa possa avere spinto l’anziano leader ad una scelta di questo tipo. Per provare a capire, bisogna spostare lo sguardo verso l’America. «Gli Stati Uniti – ha annunciato l’ex presidente Obama in una conferenza stampa- cambieranno le relazioni con i cubani… vogliamo creare nuove opportunità per gli americani e i cubani… ho dato istruzioni affinché si ristabiliscano i rapporti diplomatici tra gli Stati Uniti e Cuba, interrotte dal 7 gennaio 1961». Poco dopo la decisione di Obama, tra i due paesi si è siglato un accordo bilaterale che ha permesso ai cubani di emigrare legalmente negli USA e si è consentito il trasporto di medicinali verso l’isola. Ora, l’attuale presidente americano Donald Trump minaccia di porre fine a questo trattato. Mettere un “non Castro” al governo di Cuba, potrebbe spingere l’amministrazione Trump ad essere più clemente nei confronti del regime e, magari, continuare quel lavoro di riavvicinamento che il suo predecessore, Obama, ha cominciato. Questa, però, è solo una delle ipotesi discusse dagli esperti. In un modo o nell’altro, le dimissioni di Raul rappresentano un cambiamento epocale. Si spera che questo possa portare successivamente al miglioramento delle condizioni di vita dei cubani e, magari, ad una democratizzazione del paese.

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