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Diritti umani

Di chi siamo figli?

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La nostra cittadinanza non sempre ci definisce personalmente, non siamo solo figli del padre o della madre, siamo anche figli di uno o più paesi. Ma nel caso della cittadinanza ci sono aspetti legali e fondamentali che spesso sono ignorati.

di Gianni Pezzano

 

Ci sono temi che sai ancor prima di cominciare a scrivere che sono controversi ed emotivi, ma non per questo dobbiamo evitarli. In un periodo in cui la  proposta legge sullo ius soli divide il parlamento e il pubblico italiano, una notizia rimbalzata sulla stampa nazionale a proposito di un politico di origine italiana in Australia, dovrebbe farci capire che i temi della cittadinanza e origini sono legati tra di loro, ma tra i due ci sono aspetti pratici che dobbiamo affrontare e che, fino ad ora, sono stati trattati in maniera superficiale da molti politici.

La nostra cittadinanza non sempre ci definisce personalmente: come non siamo solo figli del padre o della madre, siamo anche figli di uno o più paesi. Ma nel caso della cittadinanza ci sono aspetti legali e fondamentali che spesso sono ignorati.

Costituzione

Stranamente incominciamo della costituzione australiana che non permette a cittadini australiani con altre cittadinanze di candidarsi al parlamento federale. Nelle ultime settimane tre parlamentari hanno dovuto affrontare questa clausola costituzionale. Nei casi di due senatori dei Verdi, essendo nati in altri paesi e avendo preso la cittadinanza australiana, non si erano resi conto di essere ancora cittadini dei paesi di nascita e di conseguenza si sono dimessi dei loro seggi nel Senato a Canberra.

Nel terzo caso, un ministro del governo federale si è dimesso dal gabinetto quando ha scoperto che era stato registrato al consolato italiano come cittadino italiano, apparentemente “a sua insaputa”. Non entro in merito del caso particolare e sul come sia stato registrato all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), ma i semplici fatti che sia nipote di emigrati italiani, che il suo cognome sia di origine inglese, che non parli l’italiano e che non abbia mai vissuto nel Bel Paese dovrebbero farci pensare alle conseguenze di concedere la cittadinanza italiana all’’estero dopo più generazioni.

Sarebbe facile fare ironia sul politico italo-australiano maldestro, ma dobbiamo ricordare che in Italia ci sono stati giocatori argentini di calcio, compresi almeno due che hanno giocato in società della Serie A, che hanno falsificato documenti di nascita per poter giocare senza essere soggetti alle regole che governano gli extracomunitari. Infatti, considerando ben oltre un secolo di emigrazione italiana in Argentina, sarebbe sciocco pensare che non ci siano altre persone attualmente che entrate con documenti falsi per essere considerati come cittadini italiani. E come l’Argentina anche altri paesi di emigrazione italiana.

Teorie ed emozioni al posto di realtà

Quando consideriamo gli italiani residenti all’estero spesso dimentichiamo che molti ormai sono ben oltre la terza generazione nata in altri paesi. Nella stragrande maggioranza dei casi quelli dalla terza generazione in poi parlano pochissimo l’italiano, non sanno quasi niente delle regioni e i paesi d’origine in Italia dei loro (bis) nonni e sanno ancora meno della nostra cultura che fa parte integrale della nostra identità.

Inoltre, man mano che passa il tempo i nipoti degli emigrati originali sposano sempre più spesso non italiani, cosi molti di loro non solo non mantengono più i cognomi italiani, ma hanno anche patrimoni personali che sono non solo italiani, ma anche di altri paesi.

Nel caso del famoso attore americano Robert De Niro che ha fatto ricerche sulle sue origini in Italia, il suo nonno paterno era italiano, ma gli altri erano una miscela di famiglie inglesi, olandesi, tedesche, francesi e irlandesi (come riportato dal sito (www.imdb.com, il maggiore sito internet per il cinema).

Malgrado coloro che parlano di “sangue italico” non esiste un DNA da poter identificare in termini di nazionalità e quindi sarebbe impossibile identificare potenziali cittadini con una semplice prova scientifica.

Queste combinazioni di origini degli oriundi non toglie niente all’orgoglio delle loro origini e al voler conoscere il loro patrimonio famigliare personale. Infatti, sono una risorsa enorme per il Bel Paese e nel corso del tempo stanno diventando una fonte importante di turismo alla ricerca della proprie origini.  Ma davvero possiamo considerarli italiani al 100% in eterno come alcuni vorrebbero fare?

Cittadinanza Vs. Origini

Questo è un tema fondamentale che dovrebbe essere affrontato nel dibattito sullo ius soli  in Italia.

Nell’emotività di considerare che “chi nasce italiano è italiano” come sostengono molti di quelli che difendono lo ius sanguinis attuale,  si dimentica non solo chi nasce in Italia da genitori stranieri, fa le nostre scuole e parla la nostra lingua, ma anche chi nasce all’estero che non sa quasi niente del paese che gli vorrebbe dare la cittadinanza.

Per molti questa ultima frase potrebbe sembrare una bestemmia e costoro la negherebbero automaticamente nel difendere la legge di cittadinanza vigente, però lo farebbero ben sapendo lo stato vero degli oriundi oltre la terza generazione nata all’estero.

Nel considerare gli italiani all’estero dobbiamo riconoscere che ci sono, secondo le cifre fornite dalla Farnesina, 5 milioni di cittadini italiani e circa 85 milioni di discendenti. Queste cifre non possono mai essere precise al 100% a causa dei cambi demografici sopraccitati e nessuno può dire con certezza quanti degli 85 milioni di discendenti hanno attualmente diritto alla cittadinanza.

Nel considerare e modificare la legge di cittadinanza il parlamento italiano deve tenere ben presente la differenza tra “cittadinanza” e “origini”. Non sempre  coincidono e sappiamo anche che ci sarà sempre qualcuno che cercherà d sfruttare queste incertezze.

Futuro

In ogni caso, non importa quale sarà il futuro della legge di cittadinanza, l’Italia deve affrontare le generazioni di oriundi all’estero e capire che molti di loro vorranno cercare le proprie radici e che il paese non è attrezzato per poter aiutare loro in modo efficace. Infatti, l’interesse di molti a scoprire il loro passato dovrebbe incoraggiarci ad aumentare i nostri sforzi e rendere più facile imparare l’italiano all’estero, per studenti come anche per adulti.

Nel corso dei molti decenni guerre e disastri naturali hanno distrutto gli archivi di molti comuni. A peggiorare le ricerche è anche il cambio di cognomi e la perdita della memoria storica famigliare che rende difficile individuare con precisione i paesi d’origine degli oriundi. Ciò nonostante dobbiamo incominciare a tenere in conto la voglia degli oriundi e fornire i mezzi necessari per poterli aiutare.

Coloro che si oppongono alle spese di questi servizi dovrebbero capire che sarebbero più che coperte da chi eventualmente ne trae benefici  per i soldi spesi da chi verrebbe in Italia alla ricerca del proprio passato.

Il futuro della legge di cittadinanza deve assolutamente tenere conto dei cambiamenti demografici enormi nel Bel Paese che sicuramente continueranno per almeno il prossimo futuro come anche della realtà degli italiani che sono all’estero da generazioni. Non sono temi da poco conto e sono da affrontare in modo serio e metodico e non soltanto con le emozioni che alcuni hanno utilizzato fino ad ora per bloccare la proposta legge.

Volente o nolente e in ogni senso la legge di cittadinanza è la legge che definirà l’Italia per i prossimi decenni e dovrebbe essere trattata come merita e per la sua vera importanza.

 

 

 

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