Diritti umani
Biram Dah Abeid, il ‘Mandela’ della Mauritania, lunedì a Roma incontra la Lidu

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Il Presidente dell’ IRA – Mauritania ( Iniziativa per la Rinascita del Movimento Abolizionista in Mauritania), alla Lidu onlus. Già condannato a due anni di carcere nel suo paese per essere il più grande oppositore della schiavitù, è da più parti riconosciuto come il nuovo Mandela per le sue lotte a favore dei più sfruttati, condotte sempre in maniera non violenta.
di Tiziana Primozich
Lunedì 21 novembre Biram Dah Abeid sarà ospite della Lidu onlus in piazza D’Ara Coeli a Roma. Nel 2008 è stato il fondatore dell’Ira, Iniziativa per la Rinascita del Movimento Abolizionista in Mauritania, e da quel momento si è impegnato per l’abolizione della schiavitù in Mauritania, uno dei pochi paesi al mondo dove ancora c’è chi vive in catene. Una realtà difficile da immaginare per chi abita in paesi democratici ma che per la Mauritania è una vera piaga, a tal punto che nel 2014 Biram subisce l’arresto per due anni per aver organizzato una “carovana” di sensibilizzazione al problema della schiavitù fondiaria, manifestazione, però non autorizzata, secondo le autorità. Perché la caratteristica del metodo di lotta contro la schiavitù di questo nuovo ‘Mandela’ è quella di adottare metodi non violenti per contrastare la violenza perpetrata verso uomini usati al pari di bestie da soma. Un incontro quello del prossimo lunedì che fa seguito a l’impegno assunto dalla Lidu nel novembre del 2015 quando in netta sintonia con la Iniziativa per la Rinascita del Movimento Abolizionista in Mauritania, organizzò un convegno a supporto dell’attività di liberazione degli schiavi presieduta e coordinata da Biram Dah Abeid, intervenendo presso l’Onu per segnalare le cattive condizioni di salute del detenuto Biram Dah Abeid, che nel frattempo in carcere si era ammalato e di cui non si avevano notizie certe . Bisogna infatti ricordare che la Mauritania ha aderito alla Convenzione contro la schiavitù e al sistema delle Nazioni Unite da oltre cinquant’anni, introducendo nel 2007 per la prima volta nella storia della Mauritania una legge che criminalizza la schiavitù che ad oggi non viene di fatto attuata, come denunciato dalla stessa Organizzazione. Da questo primo impegno assunto dalla Lidu grazie al lavoro del comitato Liduonlus di Roma capitale presieduto dall’avvocato Alessandro Gioia, la seconda occasione di incontro dove sarà presente il neoeletto presidente nazionale della Lega italiana dei Diritti dell’Uomo Antonio Stango, appena rientrato dal continente africano per un’azione tesa ad annientare la pena di morte in più paesi possibili. Due temi, quello della schiavitù e della pena di morte, apparentemente diversi, ma che in realtà hanno un denominatore comune, quello della libertà personale, tanto dibattuto e inseguito dalla Lidu nei quasi cento anni della sua esistenza.