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Diritti umani

UNICEF Italia: preoccupazione sull’impatto della crisi economica sul benessere dei bambini italiani

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Nella Giornata Nazionale dell’Infanzia e l’Adolescenza, Giacomo Guerrera Presidente dell’UNICEF Italia: “Una strategia di sviluppo vincente per l’intero Paese deve basarsi sulla protezione dei minorenni dalla povertà”

Unicef, in Italia un terzo dei bambini vive in povertà

Roma, 20 novembre – Secondo i dati della recentissima ricerca dell’UNICEF “Innocenti Report Card 12 – Figli della Recessione”, l’ltalia si colloca al 33° posto su 41 paesi dell’Unione Europea e/o dell’OCSE, nella fascia inferiore della classifica sulla povertà minorile. Il tasso di povertà minorile è aumentato di circa sei punti tra il 2008 e il 2012 attestandosi al 30,4%. Ciò corrisponde a un incremento netto di circa 600.000 bambini poveri. In raffronto, la povertà minorile è aumentata di almeno 10 punti in cinque paesi posizionati in fondo alla classifica. Mentre in più della metà dei paesi ricchi del mondo 1 bambino su 5 vive in povertà, in Italia 1 bambino su 3 vive in povertà. Per quanto concerne la riduzione del reddito dei nuclei familiari dal 2008 al 2012, l’Italia ha perso 8 anni di potenziali progressi economici. Il 16% dei bambini italiani vive in condizioni di grave deprivazione materiale cioè in famiglie con non sono in grado di permettersi almeno quattro delle nove voci seguenti: pagare l’affitto, il mutuo o le utenze; tenere l’abitazione adeguatamente riscaldata; affrontare spese impreviste; consumare regolarmente carne o proteine; andare in vacanza; possedere un televisore; possedere una lavatrice; possedere un’auto; possedere un telefono. La profondità della povertà minorile è aumentata. Il divario di povertà minorile è aumentato di 3,6 punti: nel 2012 i bambini di famiglie a basso reddito eranoin media più distanti dalla soglia di povertà di quelli che risultavano poveri nel 2008.  L’Italia è al 37° posto su 41 paesi, dunque quasi alla fine, nella classifica relativa ai NEET, cioè i ragazzi tra 15-24 anni che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione. La percentuale di questi ragazzi, è aumentata di quasi sei punti dal 2008, raggiungendo il 22,2%. Questo è il tasso NEET più alto dell’Unione Europea. La disoccupazione giovanile è aumentata di quasi 19 punti sempre dal 2008, con il 40% dei giovani tra 15-24 in cerca di occupazione che non lavoravano nel 2013. “Il quadro che viene fuori è preoccupante, non solo per il presente ma anche per il futuro, perché non solo oggi assistiamo a un effetto diretto che ricade sui minorenni, ma nel lungo periodo è la società nel suo insieme a pagarne le conseguenze, in termini di basso livello di capitale umano accumulato, di disoccupazione, bassa produttività. Ecco perché l’UNICEF sostiene che non riuscire a proteggere i bambini e gli adolescenti dalla povertà è uno degli errori che ha conseguenze negative di più lunga durata che una società possa commettere. Una strategia di sviluppo vincente per l’intero Paese deve basarsi sulla protezione dei minorenni dalla povertà; analisi comparate a livello internazionale confermano anche che la povertà minorile non è inevitabile, ma è strettamente legata alle scelte politiche. Alcuni Paesi stanno facendo meglio di altri per proteggere i bambini più vulnerabili, dimostrando che non solo è eticamente giusto ma anche possibile ed economicamente vantaggioso”, ha ricordato il Presidente dell’UNICEF Italia Giacomo Guerrera intervenendo oggi, Giornata Nazionale dell’Infanzia e l’Adolescenza e 25° anniversario dell’approvazione della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, a Roma al convegno “Tra vecchie e nuove povertà: i minori in Italia a 25 anni dalla Convenzione di New York”, promosso dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, con il Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

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