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Arte & Cultura

Teatro Palladium – Università Roma Tre “VAJONT. QUANDO LASSU’”

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Venerdì 16 febbraio – Sabato 17 febbraio 2018 – ore 21 in scena  il ricordo di una  tragedia nazionale, il disastro del Vajont

Il Teatro Palladium ricorda una rilevante tragedia nazionale, il disastro del Vajont. In scena, il 16 e 17 febbraioFrancesca Satta Flores presenta Vajont. Quando lassù, uno spettacolo – su testo diGiovanna Caico – che porta in scena anche alcuni studenti universitari con i quali si è affrontato un percorso laboratoriale incentrato proprio sul tema del passaggio della memoria e della sua sopravvivenza, avvalendosi delle specificità del linguaggio teatrale, che della memoria si serve per riannodare fili e creare percorsi nuovi, radicati nella vita trascorsa e aperti a quella futura.
La sera del nove ottobre 1963 – come molti ricorderanno – una massa di terra e roccia si staccò dalle pendici del Monte Toc e cadde nel lago artificiale sottostante. L’impatto provocò il sollevarsi al di là della diga di un’immensa ondata: un volume d’acqua pari a 250 milioni di metri cubi d’acqua che fuoriuscì e si abbatté sulla valle. In pochi minuti morirono più di duemila persone e sette paesi scomparirono inghiottiti dall’acqua e dal fango: il più grande fu Longarone.
Il disastro del Vajont, il primo evento ripreso dalla televisione italiana, al quale dunque tutta l’Italia partecipava in diretta, segnò il brusco risveglio dall’illusione che lo sviluppo industriale offrisse opportunità e vantaggi potenzialmente illimitati.
L’azione scenica dello spettacolo si situa proprio lì, nello spazio di questo risveglio, all’alba del 10 ottobre 1963, servendosi del falso storico consapevole di una radio privata bellunese, per scoprire in tempo reale, indizio dopo indizio, il tragico accaduto e cominciare a intravederne la reale inimmaginabile portata.
Protagonista dello spettacolo, contemporaneamente al dispiegarsi di questo filo narrativo, è l’intero, complesso, ricchissimo mondo di memorie e vissuti che in pochi secondi è stato cancellato insieme alle persone che lo animavano e lo custodivano.
Il linguaggio evocativo, giustapposto a quello quasi cronachistico delle voci che si succedono al microfono della radio, restituisce l’incommensurabilità della perdita non attraverso la sua denuncia, ma piuttosto esplorando e celebrando la profondità e la ricchezza delle memorie che a questo mondo perduto sopravvivono.
E’ il tema della resilienza, sociale e personale, infatti, ad essere affrontato in questo spettacolo, complice il carattere quasi paradigmatico del disastro del Vajont, sottolineando come di fronte al dolore, al male, alla catastrofe, la strada dell’uomo possa sempre cercare un nuovo inizio o forse, meglio, una prosecuzione, a partire da ciò che di bello è vitale è stato cancellato per reincarnarlo, rinnovarlo, reinventarlo, riviverlo.

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