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Arte & Cultura

SALA UNO TEATRO: le prime produzioni della stagione

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Da febbraio ad aprile cinque spettacoli diretti da Reza Keradman confermano una scelta autoriale di qualità, basata su testi pregni di semantica e allestimenti che attualizzano concetti e significati pur sempre attuali

ImageProxyRoma, 31 gennaio – Reza Keradman è il co-direttore e neodirettore artistico della Sala Uno e ha ripreso, in questo delizioso teatro romano ubicato sotto la cripta della Scala Santa (San Giovanni in Laterano), l’idea di una produzione autonoma concentrata su allestimenti semplici, scelte interpretative di acuto livello artistico e testi pregnanti che, ognuno a proprio modo, riesce ad ispirare contesti e atteggiamenti sociali. Da antichi testi persiani a drammaturgie intimiste, passando anche per la canzone d’autore perlustrata nella sua parola poetica più espressiva, il regista di origini iraniane ha optato, per questa prima fascia di stagione 2016, per una linea artistica impegnata legando i quattro spettacoli che andranno in scena da febbraio ad aprile, da un fil rouge di assoluta qualità. Si inizia il 2 febbraio (e fino al 7) con La conferenza degli uccelli – le sette valli dell’amore, un’opera del poeta e romanziere mistico iraniano Attar portata al successo mondiale dal regista Peter Brook e qui interpretata dallo stesso Keradman insieme ad Astra Lanz, con musiche dal vivo di Reza Mohsenipour. Si tratta di un cammino spirituale, mistico, individuale basato sulla ricerca della verità, lontano dalle retoriche religiose e da racconti fantastici o più semplicemente popolari, che vede protagonisti uno stormo di uccelli che partono per individuare il proprio re e, prima di unirsi a lui, devono affrontare una serie di estenuanti prove psico-fisiche sottoposte da madre Natura. Si prosegue, dal 23 al 25 febbraio, con Daniel Terranegra, protagonista di Un chiodo nel mio stivale,  monologo ispirato a V.V. Majakovskij. Si tratta di uno studio sulle possibilità di riproporre concetti poetici e politici universali che viaggiano su di un filo rosso, la rivoluzione. Attraversando la vita del poeta, le sue avventure, le sue passioni e la sua fede per arrivare ad un mondo nuovo, o almeno per crederci, e sbarazzandosi del pensiero comune per spalancare le porte alla Poesia, il monologo ripercorre il  sogno di un ragazzo russo che non aveva presagito il suo avvenire e che, suo malgrado e con maggiore forza rispetto a qualsiasi altro coetaneo, è entrato a far parte della schiera delle leggende giovani mondiali, senza menzogne né sotterfugi. Ibsen e la sua Hedda Gabler, il celebre dramma intimista scritto nel 1890 che ritrae una donna – interpretata da Astra Lanz – ossessionata dal successo e profondamente insoddisfatta, scombinando l’ideale femminile teatrale a cui il pubblico era abituato, sono gli ingredienti per una rivisitazione a tutto tondo del celebre testo norvegese che sarà in scena dal 7 al 13 marzo: una lettura sui generis giocata su una costante brama e ricerca di una celebrità assoluta, anche solo virtuale.  Dall’ 8 al 10 aprile è invece la volta di un concerto-spettacolo improntato sulla poesia nelle canzoni di Fabrizio De Andrè, Il poeta degli ultimi, nel quale inserti di prosa si alternano a suoi pezzi originali, interpretati in una maniera molto consona allo spirito del grande cantautore, dalla Compagnia dei Musici con Mario Alberti, Patrizia Servida, Franco Menichelli, Martina Nasini e Debora Cetroni. Nella performance,che vede la partecipazione di Astra Lanz, si vuole mettere in rilievo lo spessore poetico del Maestro genovese, nel quale la sua parola, estrapolata dalla sua musica e  caratterizzata da una profonda forza e originalità,  è in grado di mettere in luce tutte le contraddizioni, le ironie e le angosce che percorrono il nostro secolo.  Infine, dal 12 al 17 aprile,  torna sullo stesso palcoscenico che l’ha ospitato per la sua prima edizione italiana Plouf, una commedia sentimentale scritta e diretta da Mitridate Minovi ed interpretata da Leonardo Maddalena,  Beatrice Fedi e  Daniel Terranegra: uno scenario allarmante ed allarmista sul senso del decadimento dei sentimenti e della loro idealizzazione che ci conduce nei meandri dell’egotismo più spietato in relazione all’amore e alle sue non corrispondenze. Un tema tremendamente contemporaneo e quotidiano, ma qui trattato con un’arguzia e un’ironia particolarissima.  La Sala Uno ha iniziato la propria attività nel 1997. Situato nella navata centrale della cripta della Scala Santa in un suggestivo spazio con pareti in mattoni a vista ed ampi archi, che richiamano – benché moderne – strutture romane antiche, il teatro si è imposto nella scena romana attraverso una programmazione finalizzata alla promozione e all’ospitalità di spettacoli di teatro, danza e musica. La particolarità dello spazio, unita alla felice ubicazione al centro di Roma ne fanno uno dei luoghi più ambiti per la ricerca teatrale, musicale e di danza della città. Il direttore artistico, Reza Keradman –  regista teatrale e attore – ha partecipato ad oltre 120 spettacoli in Iran, Francia e Italia, spesso in ruoli da protagonista. Dal 1980 al 1987 vive a Parigi dove partecipa a vari spettacoli e letture; dal 1981 lavora in Italia ed ha recitato in oltre 40 spettacoli.

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