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Rosetta Germano, una donna pastore sui monti della Laga

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Tempo di lettura: 3 minuti

Rosetta Germano, laureata in Economia e Commercio e Presidente dell’Associazione Pecunia,  che ha lo scopo di sostenere il mondo rurale legato alla filiera della lana, vive di pastorizia, un mestiere storicamente inconsueto per una donna.

di Angela Celesti

Nel cuore del Massiccio del Gran Sasso, sull’altopiano di Campo Imperatore (AQ), il più esteso dell’Appennino, denominato Piccolo Tibet, sorgono i Monti Della Laga. In questo contesto, lontano dalle città, una donna, Rosetta Germanovive di pastorizia, un mestiere storicamente inconsueto per una donna, ma che sopravvive grazie alla sua passione, in un mondo che si illude di andare verso “il futuro”, quello Supertek, che risolve con un click e con l’intelligenza artificiale i problemi e “il logorio della vita moderna” per citare una vecchia e popolare pubblicità. Si stima che sempre più giovani fanno la scelta di vivere sulle montagne o in campagna per fare gli agricoltori e gli allevatori, fra questi molte donne tra i 20 e i 97 anni!

Cosa spinge una donna a scegliere il più antico dei mestieri e, diciamolo, anche il più faticoso?”.

Da bambina ero l’ombra di mio padre, lo seguivo ovunque lui andasse, un allevatore di pecore con due figlie femmine che si preparava a chiudere un cerchio, non avendo figli maschi al seguito”.

“Tu sei laureata, come sei riuscita a portare a termine gli studi, costretta per la transumanza a spostarti tra Abruzzo e Puglia tutti gli anni?” “Diciamo che noi ci spostavamo a fine ottobre dai Monti della Laga verso la Puglia – ritornavamo a fine maggio – e proprio lì ho avuto la mia formazione scolastica fino all’Università a Foggia dove mi sono laureata in Economia e Commercio con una tesi sugli Aspetti Economici degli allevamenti ovino transumanti.

Rosetta Germano  ti colpisce continuamente con il suo racconto, sottolineando ancora una volta che questo mestiere si sceglie con consapevolezza e  passione, d’altronde Rosetta avrebbe potuto scegliere un lavoro meno impegnativo e con tutti i comfort che la città ti può dare. Ma così non è stato, afferma Rosetta, “in realtà ho salvato capra e cavoli, letteralmente parlando. Questo mestiere mi piaceva molto e alla fine ho accontentato entrambi i miei genitori”. Oggi possiede 150 capi tra pecore e capre, “le ultime molto più affettuose ma anche dispettose, ti tirano ogni fiocchetto o cappello, ma io le amo tanto”. La risposta alla domanda di rito sulle rinunce che una donna oggi è costretta a fare con un mestiere così impegnativo, ti spiazza per la descrizione di quanto questo fosse più faticoso nel passato e quanto invece oggi si riesca a gestire meglio le cose, ad esempio la mungitura, che una volta era esclusivamente a mano. “Confesso che ancora non riesco a convincermi e compenetrarmi totalmente su come si possa vivere isolati dal mondo, avere quotidianamente l’incombenza di badare a queste creature, con il freddo, la neve, la nebbia e il gran caldo durante l’estate, per non parlare degli animali predatori come il lupo”.

La voce di Rosetta nella narrazione è però serena e determinata, il che mi lascia la libertà di passare a un’altra sua passione o impegno: la valorizzazione dei filati come la lana. Rosetta è Presidente dell’Associazione Pecunia,  che ha lo scopo di sostenere il mondo rurale legato alla filiera della lana per ricreare interesse sulle potenzialità del suo utilizzo. Questo progetto, spiega Rosetta, ha aiutato gli allevatori di quel territorio, i Monti della Laga, che erano costretti a smaltire la lana delle tosature come rifiuti a  venderla  invece per vari scopi tra cui il filato che Rosetta tinge con colori naturali, frutto di erbe e fiori del territorio stesso.

Il mondo della pastorizia al femminile, qualche tempo fa, tra il 2015 al 2017 ha attirato una regista, Anna Kauber, studiosa e scrittrice del mondo rurale che ha seguito per due anni  la vita di decine e decine di donne pastore, tra i 20 e i 102 anni, smentendo con il suo docufilm dal titolo In questo mondo (2018) lo stereotipo del pastore maschio, asociale, grezzo, forte e violento con le bestie, per restituirci un paesaggio agricolo e umano nuovo con queste  donne che, convinte dell’importanza dell’essenziale, hanno fatto una scelta consapevole divenendo  “tramiti di una sapienza atavica”. Rosetta Germano è una di loro.

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