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Il Rital, lo Spagnolo, il Wog e questioni di identità

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Uno scambio su Facebook ha dimostrato come l’identità personale, e anche nazionale, non è un concetto chiaro. Da anni questo concetto viene utilizzato da gruppi politici, ma quanti di questi esponenti capiscono, tanto meno si rendono conto, che il concetto cambia secondo non solo punti di vista, ma anche per le  circostanze di nascita ed educazione degli individui?

di Gianni Pezzano

Uno scambio su Facebook ha dimostrato come l’identità personale, e anche nazionale, non è un concetto chiaro. Da anni questo concetto viene utilizzato da gruppi politici, ma quanti di questi esponenti capiscono, tanto meno si rendono conto, che il concetto cambia secondo non solo punti di vista, ma anche per le  circostanze di nascita ed educazione degli individui?

Due parole

L’altra sera in una pagina di Facebook dedicata al concetto dell’Europa moderna, ho passato un’oretta divertente sul tema dell’ identità. Gli altri interlocutori erano Gianni dal Belgio e Pietro dalla Spagna e quindi erano rappresentate tre realtà diverse dell’emigrazione italiana nel mondo.

Le parole rital e wog del titolo sono indirizzate ai due Gianni. Gli emigrati italiani e i loro figli in Belgio ben conoscono la parola Rrtal, perché era la più comunenemente utilizzata nei loro riguardi come stranieri, dagli autoctoni del paese e per molti oriundi la parola era considerata offensiva. Però, qualche anno fa un cantante italo-belga Claude Barzotti ha avuto un grandissimo successo con la sua canzone “Je suis rital e je le reste” (“Sono Rital e lo sarò per sempre”) nella quale lui ha dichiarato la propria identità, richiamando la parola come il loro brand d’identità.

In Australia l’equivalente era wog e alle scuole non era insolito vedere zuffe tra studenti italiani e australiani per il rifermento al wog di turno. Però il mezzo per trasformare la parole in quel paese non era la musica, bensì sketch comici da italiani e greci(anche loro timbrati con la stessa parola), che hanno ridicolizzato i luoghi comuni verso gli immigrati, trasformando la parola odiata nell’aggettivo per descriverci. Naturalmente tra di noi l’uso improprio della parola da parte di australiani può ancora causare offese…

Generazioni

In questo modo abbiamo iniziato a parlare di identità e quale parola utilizzare per descrivere chi lascia il proprio paese per fare una vita nuova. Emigrato ed Espatriato erano le parole suggerite, ma queste due parole possono essere utilizzate per gli emigrati di prima generazione e la parola da adottare per ogni individuo dipende non solo da punti di vista personali, ma anche dalle intenzioni dell’emigrato.

Ma il discorso diventa più difficile per i figli e i discendenti di questi stessi emigrati, perché i loro figli non appartengono a una solo cultura, ma a due, la cultura italiana e quella del paese di residenza. La prima fa parte della vita di famiglia e la seconda si assimila  prima a scuola e poi al lavoro.

Per questo motivo bisogna capire che gli immigrati, effettivamente vivono in due mondi, anche quelli che sono ora in Italia. Il primo mondo è nelle pareti della propria casa e le feste e altre occasioni della famiglia, gli amici e i paesani, che non sempre coincidono, con la lingua e le tradizioni importate nel nuovo paese. Il secondo mondo è tutto quel che succede fuori casa, con la lingua e le usanze e tradizioni che non sempre vengono accolte, ma molto spesso vengono accettate e anche mescolate  a quelle italiane, come le usanze degli immigrati altrettanto spesso sono assorbite e modificate dal paese di residenza, come vediamo nel caso più ovvio, la cucina, ma questi cambiamenti non si limitano solo a questa.

Dunque il concetto di identità “italiana” all’estero diventa complicato man mano che passano le generazioni. È impossibile che le nuove generazioni frequentino soltanto parenti e paesani e allora sin dalla prima generazione si vede l’arrivo di nuovi volti in casa, con le loro tradizioni e usanze. Bisogna precisare che non sempre questi volti nuovi sono accolti bene da tutti. Non ci sono pochi casi di litigi in famiglie di oriundi tra genitori e figli perché l’amoroso(a) non è italiano(a). Però i cambiamenti sono inevitabili e inesorabili.

Differenze

Allora già la terza generazione contiene cognomi non italiani e le case dimostrano segni di tutte le culture che compongono le nuove famiglie. Rimane il legame con il paese d’origine dei nonni e i bisnonni, ma le nuove generazioni sono quasi irriconoscibili come discendenti di quegli emigrati italiani originali.

Allo stesso tempo, e questo punto ha fatto parte del discorso dell’altra sera, questo processo non è esattamente lo stesso nei casi degli italiani emigrati in Europa. Già la minore distanza nel Vecchio Continente permette a questi oriundi di poter mantenere rapporti con i parenti in Italia molto più stretti di quelli dell’emigrazione oltreoceano, come anche una padronanza della lingua italiana che è buona anche se non sempre perfetta. Ma con il tempo, anche questi legami sono destinati a diventare sempre più deboli ed eventualmente spariranno.

Poi il fattore che ci definisce come italiani, la nostra lingua, subisce cambi con l’inclusione di parole e frasi delle lingue dei paesi nuovi e allora l’italiano parlato in casa cambia da paese a paese.

Europa

Il discorso dell’identità ora è al centro dei dibattiti della comunità europea e naturalmente nella pagina dello scambio c’è anche  chi augura la creazione di un’identità europea al posto delle identità nazionali. Purtroppo, come vediamo a causa delle proteste contro le ondate di emigrazione che sono alla radice dei dibattiti di questo periodo, questo dibattito sta diventando la scusa per politiche estreme.

Però dobbiamo riconoscere che non è un caso che siano i paesi dell’Europa orientale a votare gruppi politici con programmi apertamente nazionalistici.

È facile parlare di populismi in questi casi, ma per i paesi dell’Est il ragionamento è molto più complicato. Per molti di questi paesi la loro identità nazionale è stata soppressa durante il periodo del dominio sovietico. Il ritorno alla libertà dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989 doveva essere la rinascita delle varie Patrie e allora per questi la difesa dell’identità nazionale ha una priorità molto più alta che in altri altri paesi che sentono come loro il sogno europeo da mezzo secolo.

Tempo

 La definizione di identità personale non avrà mai una risoluzione definitiva e universale. In fondo l’identità dipende da moltissimi fattori e quindi ognuno di noi si identifica in base alle proprie esperienze. Però, questo concetto non deve essere confuso con il concetto legale della cittadinanza e dobbiamo chiederci cosa vuol dire davvero essere legalmente “italiano”, francese”, “australiano”, “americano” e cosi via perché l’individuo, soprattutto all’estero, non può avere soltanto l’identità del paese d’origine dei nonni e i bisnonni, ma anche e soprattutto quella del paese di residenza.

Ma questo non toglie loro l’orgoglio per le loro origini e il voler sapere e conoscere le proprie origini e dobbiamo rendere questa ricerca facile. Saranno sempre i nostri parenti e i nostri amici.

Però dobbiamo anche riconoscere che essere “italiano” deve diventare “di origine” italiana per il semplice motivo che la frase riconosce il loro stato di fatto legale e attuale e non è in nessun modo la negazione dei legami con il paese d’origine di una parte importante delle loro famiglie.

Questa è una sfida che dobbiamo affrontare e risolvere perché i legami con i nostri parenti e amici all’estero sono veri e dobbiamo incoraggiare loro a conoscere il loro passato. Cosi avremo anche un mezzo importante per promuovere scambi culturali che sono il modo per continuare a sviluppare il nostro bene più importante, la Cultura. E anche di farla consocere ancora di più nel mondo.

 

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