Arte & Cultura
L’orgoglio e la delusione
Pubblicare un libro per un nuovo autore è un orgoglio oltre che l’augurio per un futuro carico di soddisfazioni professionali. Ma bisogna stare attenti ad editori di basso livello e senza scrupoli
Di Gianni Pezzano
Alla fine del suo lavoro l’autore sente l’orgoglio d’aver completato un’opera che contiene una parte della sua anima nella quale espone le sue emozioni al mondo. Poi arriva il momento in cui il volume è lanciato al pubblico, ma per molti di noi il momento è rovinato perché l’emozione dominante non è la gioia ma la delusione, perché ci si rende conto d’essere caduti nella trappola di editori spietati.
Dopo aver cercato invano editori da tempo, due amici me ne hanno consigliato uno che sembrava incoraggiare autori nuovi. Dopo aver controllato il sito online ho inviato il manoscritto e qualche settimana dopo mi è arrivato un contratto per pubblicare il libro. Naturalmente la prima reazione è stata di stupore, poi gioia per aver trovato un editore.
Una lettura del contratto rivelava in apparenza un’impresa desiderosa di promuovere autori esordienti, ma che chiedeva in ritorno un contributo da parte dello scrittore per aiutare l’uscita della prima edizione, con nessun’altra spesa per le edizioni seguenti. All’arrivo del contratto aveva fatto seguito una telefonata di un rappresentate della società, per spiegare il programma di promozione per il nuovo volume, comprensivo di un lancio a Roma, una presentazione del libro nella città dell’autore e un’intervistata televisiva. L’impressione era di una spesa relativamente bassa per poter far uscire il libro.
Da qui il passo alla firma del contratto era semplice con la convinzione che il lavoro più difficile, ossia la promozione, era ben organizzato in presenza di condizioni per una collaborazione fruttuosa per entrambi le parti. Purtroppo, dopo la firma del contratto ci è voluto poco a capire che le promesse sottoscritte da entrambe le parti erano ingannevoli.
Qualche settimana prima dell’uscita del libro sono andato all’ufficio della società per parlare del programma di promozione, e cosa potevo fare per rinforzarlo. Il risultato della visita e le risposte vaghe e quindi insoddisfacenti dell’addetto, mi hanno lasciato con l’impressione d’essere stato ingannato. Il seguito mi ha dato poi ragione.
Il giorno della presentazione del libro ho dovuto cercare una libreria semisconosciuta a Roma, per scoprire poi che quel giorno sarebbero stati presentati ben sei libri. Sin dall’inizio della presentazione era chiaro che si trattava di una ‘fabbrica di presentazioni’ e l’impressione si è rafforzata un paio di settimane dopo, in occasione dell’intervista televisiva, quando una decina di noi autori di libri siamo stati intervistati in modo superficiale e veloce, e trasmessi su un canale pay-tv che quasi nessuno conosceva.
Peggio ancora, le richieste ripetute di organizzare la presentazione nella mia città di residenza secondo il contratto, hanno avuto risposte vaghe che non si sono mai trasformate in una serata tra amici e conoscenti per presentare la mia opera. Mi sono consolato pensando che era passato quasi un anno dalla firma del contratto e che in poco tempo avrei potuto cercare un altro editore. Ma anche questo è stata una delusione.
Negli Stati Uniti gli editori che promettono l’uscita di libri con il contributo degli autori si chiamano “vanity press”, cioè la stampa della vanità, ed è un’industria che tristemente guadagna soldi sulle delusioni degli autori. Purtroppo è un modo di operare che ancora raccoglie vittime visto che pochi giornalisti fino ad ora hanno pensato di indagare su queste ‘fabbriche di sfruttamento’.
Ma la cosa più crudele per la vittima del tranello è che l’uscita con questi editori rende ancora più difficile trovare altri editori, perché le opere non sono più inedite. Anzi, il fatto che siano usciti in questo modo spesso viene considerato come il segnale di un libro scadente.
In questo modo l’orgoglio dello scrittore per la sua opera diventa fonte di tristezza e delusione nel corso del travagliato percorso alla ricerca di editori seri. Chissà quanti libri validi saranno stati destinati al dimenticatoio a causa di questi contratti ingannevoli e pieni di false promesse
Tristemente in un paese con spese legali alte e tribunali che impiegano anni per finire processi civili, cercare un rimborso dagli editori per le promesse non mantenute su piano giuridico non è una possibilità vera e quindi gli editori vanno avanti con il loro lavoro senza correre il rischio di subire conseguenze legali o finanziarie.
Mentre scrivo queste parole mi ricordo la tristezza a Roma e i miei dubbi dopo la visita agli uffici dell’editore, confermati dal modo brusco e artificiale verso altri autori che ancora non si rendevano conto che le belle promesse del contratto erano vuote e destinate a portarci prima a una realizzazione desolante e improduttiva, e poi anche alla rabbia per essere caduti in un crudele tranello.
Ora mentre cerco un editore serio anche per altri miei libri, posso solo scrivere questo avviso per altri autori. La necessità di stare attenti a belle promesse ed editori senza scrupoli che con poca professionalità abbindolano autori inesperti sui meccanismi dell’editoria, per evitare ad altri quello che è successo a me e a tanti altri: vedere il nostro orgoglio e il frutto della nostra fantasia trasformarsi in una delusione enorme ed il nostro lavoro reso vano da imprenditori disonesti.