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Attualità

Istat: conti economici nazionali

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Draghi: giovani non vogliono vivere con i sussidi

L’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari nel 2016 al -2,5%. Lo rileva l’Istat che fornisce alcuni dati economici del nostro Paese.

Altro dato rilevato dall’Istat è una pressione fiscale che nel 2016 è stata pari al 42,7% del Pil. Lo rileva l’Istat che così rivede in calo, in miglioramento, la stima precedente (42,9%).

Sempre nel 2016 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 1.680.523 milioni di euro, con una revisione al rialzo di 8.085 milioni rispetto alla stima precedente. Per il 2015 il livello del Pil risulta rivisto verso l’alto di 6.714 milioni di euro. Quindi l’Italia nel 2015 ha registrato una crescita dell’1,0%, mentre nel 2016 la crescita del Pil in volume è stata pari allo 0,9% e il rapporto debito-Pil si è attestato al 132% da 132,6%.

L’Istat, intanto, rivede i dati sulla crescita negli ultimi due anni. Una revisione al rialzo per il 2015 (da +0,8% a +1,0%) e la conferma per il 2016, numeri che si consolidano grazie all’aumento dei consumi delle famiglie, molto meglio delle stime di marzo: da +1,5% a +2,0% per il 2015, da +1,3% a +1,5% per il 2016.

Il reddito disponibile delle famiglie è in crescita dell’1,6% sia in valore nominale, sia in termini di potere d’acquisto. Poiché i consumi privati sono aumentati dell’1,5%, la propensione al risparmio delle famiglie è aumentata all’8,6% dall’8,4% del 2015.

Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha confermato l’andamento positivo dell’economia: “il Pil dell’Eurozona è in crescita da 17 trimestri consecutivi, creando nel complesso oltre 6 milioni di posti di lavoro”, e ha spiegato che “dal picco del 24% nel 2013, la disoccupazione giovanile è scesa intorno al 19% nel 2016 ma è ancora di circa 4 punti percentuali più alta rispetto all’inizio della crisi nel 2007”. Il presidente della Bce ha però puntualizzato che “nel 2016 circa il 17% dei giovani tra i 20-24 anni non studia, non lavora e non fa formazione”.

Draghi pertanto sottolinea che “i giovani non vogliono vivere con i sussidi. Vogliono lavorare ed allargare le proprie opportunità ed oggi, dopo la crisi, i governi sanno come rispondere alle loro richieste e come creare un ambiente in cui le loro speranze possano avere una opportunità”.

 Fonte:Regioni.it

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