Italia
In ricordo di Aldo Damia
Da dirigente della Fibis Coni (Federazione Italiana Biliardo Sportivo) silenzioso organizzatore per anni delle attività agonistiche e didattiche del biliardo si era rinnovato nell’impegno sociale con l’Associazione ‘L’isola che non c’è’ presieduta da Titty Marzano.
Di Tiziana Primozich
Roma, 10 febbraio – Una vita tutta dedicata agli altri quella di Aldo Damia, che ci ha lasciato pochi giorni fa all’improvviso e senza scalpore, così come era solito fare in tutte le sue cose. Un esempio di rigore organizzativo stemperato da una grande umanità, doti che lo hanno portato in vita a realizzare grandi obiettivi senza mai cercare particolari riconoscimenti o pubblici applausi. A maggior ragione oggi ne sento la mancanza insieme a tanti altri che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e lavorare con lui, ed è fondamentale e doveroso ricordarlo per i ruoli dirigenziali via via ricoperti nel corso della vita breve ma intensa che Damia ha trascorso e che si è spenta per un malore improvviso qualche giorno fa, mentre ancora una volta era impegnato nel ripristino della biblioteca di Vibo Valentia facendo, come di solito, un po’ il coordinatore e un po’ il semplice lavoratore manuale. Le nostre strade s’incrociarono a metà degli anni ’90, quando da giovane responsabile per la Fibis Coni delle attività agonistiche in Calabria, trovai una valida spalla in Aldo Damia che aveva assunto il compito di rilanciare il biliardo sportivo in tutto il centro sud del Paese, affiancando alle normali attività di campionato anche quella didattica dedicata agli studenti, in linea con il pensiero federale che da sempre vede nel biliardo una possibilità di crescita per i ragazzi in termini di disciplina, concentrazione e nozioni di geometria. Grazie al nostro impegno congiunto la Calabria del biliardo si potenziò tanto da diventare punta di diamante di questa disciplina sportiva e da meritare la prima tappa della prima edizione del Campionato Italiano Professionisti che si svolse a Pentone in provincia di Catanzaro, gara che fu trasmessa da Rai Sport e che vide la partecipazione dei più grandi campioni di biliardo: da Gustavo Zito a Crocefisso Maggio, da Carlo Cifalà a Vitale Nocerino e molti altri ancora. Insieme abbiamo organizzato campionati nazionali e gare internazionali e soprattutto Aldo in quel periodo non faceva che viaggiare da una regione all’altra per rifondare le basi di una federazione in crisi. Crisi che si trasformò in un restyling federativo teso a ripianare debiti ed a restituire un nuovo volto alla Fibis con una nuova e trasparente gestione attuata dal presidente Andrea Mancino. In quel periodo di transizione a cavallo tra il 2001 ed il 2002, Aldo Damia si rese utile nel riordinare i vari circoli sparsi in Italia, facendosi portavoce del nuovo staff dirigenziale e contribuendo al traghettamento della Fibis nella nuova sede di Milano, evitando il più possibile dissapori o addirittura possibili secessioni. Il legame con la Calabria e Vibo Valentia nasce in primis per il proliferare in quegli anni di nuovi circoli biliardo e di una più coordinata attività agonistica di cui Damia fu ispiratore e propulsore, affiancandomi nel mio ruolo di Presidente regionale Fibis come dirigente ed amico. Poi l’incontro con Titty Marzano che diventerà sua moglie ma soprattutto con cui entra in sodalizio lavorativo dando una svolta definitiva alla sua vita. Insieme fondano ‘L’isola che non c’è’ associazione che opera in tutela dei diversamente abili, conosciuta sul territorio vibonese come una eccellenza nel sociale e nel mondo della cultura. Ho incontrato Aldo l’ultima volta circa un anno fa, ormai vibonese d’adozione, e con grande orgoglio mi fece visitare lo stabile dedicato all’associazione presieduta da sua moglie Titty Marzano, dove ogni giorno un gruppo nutrito di disabili viene preparato ad affrontare il mondo esterno con l’aiuto di nuove competenze che permettono un inserimento efficace nella vita sociale e lavorativa. Da ultimo l’impegno per il ripristino della Biblioteca comunale. Una vita vissuta con discrezione quella di Aldo Damia, amando ogni cosa che faceva, dal biliardo sportivo all’impegno nel sociale a favore dei più deboli. Un uomo prodigo nel lavoro così come nell’amicizia ma soprattutto un marito esemplare ed un papà attento e sempre presente nella vita dei due figli Marco ed Elisa. Ci mancherà Aldo, mancherà la sua semplicità ed il suo ottimismo unito alla sua positiva capacità di fare qualsiasi cosa utile agli altri.