Arte & Cultura
Grazie alla fotografia Milano più attrattiva
Salgado a Milano per la mostra sul Kuwait – deserto in fiamme. Business da mezzo miliardo per il settore e da due miliardi per il turismo
Grazie alla fotografia Milano più attrattiva, business da mezzo miliardo per il settore e da due miliardi per il turismo. Oggi l’inaugurazione della mostra di Salgado “Kuwait. Un deserto in fiamme” negli spazi di Forma Meravigli in via Meravigli 5. Con l’intervento dell’assessore alla cultura del Comune di Milano, di Elena Vasco, segretario generale della Camera di commercio, di Roberto Koch, presidente di Fondazione Forma per la Fotografia.
Per Elena Vasco, segretario generale della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi: Sebastiao Salgado, è un artista di elevata caratura e fama mondiale ed è importante per Milano ospitare le sue opere in questo spazio che come Camera di commercio abbiamo deciso di rendere disponibile per la valorizzazione della città da un punto di vista economico e culturale. Raccontare la realtà attraverso le fotografie, soprattutto quando si tratta di rappresentare una realtà che disturba e fa pensare è un impegno sociale che istituzioni come la nostra sono tenute a promuovere. La cultura è un vettore fondamentale nello sviluppo di un sistema produttivo in termini di crescita, di occupazione e turismo. A Milano oltre 1800 imprese del settore danno lavoro a circa 8 mila addetti e generano un fatturato di 500 milioni, che rappresenta ¼ del totale nazionale (2 miliardi di euro). La tendenza di Milano ad attrarre turisti si è consolidata, con una crescita positiva anche dopo Expo: cresce il tasso di occupazione alberghiera del +9% in un anno, il settore alberghiero a Milano genera un fatturato di 2 miliardi, pari a 150 milioni al mese.
In Lombardia si mantiene stabile il settore in un anno e la tenuta è legata alla crescita dei servizi e all’andamento costante dei negozi. È di 800 milioni, ingrosso escluso, il fatturato regionale. Sono 4 mila le imprese, concentrate a Milano (1.807), Brescia (471), Bergamo (377), Varese (320), Monza (309). Cresce il settore a Bergamo (+1,3%) in cinque anni e a Lodi, passata da 62 a 65 imprese (+4,8%). A Monza aumentano le imprese in un anno (309, +2%) e anche a Pavia (172, +3%). Espansione anche per Sondrio, da 71 imprese nel 2011 a 73 di fine 2016 (+2,8%). Settori principali sono i servizi fotografici, con oltre 2 mila imprese e i negozi per l’acquisto di macchine fotografiche, accessori e lo sviluppo di foto, 1.613. La Lombardia conta 13 mila addetti, un quarto del totale italiano. Il lavoro è incentrato su Milano (7.542), Varese (1.510), Bergamo e Brescia con circa ottocento, Monza con seicento.
In Italia, 26 mila imprese e 52 mila addetti, fatturato da due miliardi all’anno. Sono prime Roma, Milano e Napoli con circa 2 mila imprese, il 6 -7% del totale nazionale. A Torino e Bari ci sono circa mille imprese. Tra le prime italiane del settore per numero di imprese, ci sono Salerno, Palermo e Catania, con circa seicento imprese. Ma anche Brescia e Firenze con circa cinquecento. Gli addetti sono concentrati a Milano (7.542, il 14% italiano), Roma (3.061, 6%), Napoli, Bologna, Torino (circa 2 mila, 4%), Varese e Bari (1.510 e 1.322, 3%). Oltre mille anche a Firenze (2%). I settori principali in Italia sono i servizi fotografici, con circa 13 mila imprese – la metà di tutto il comparto – e i negozi per l’acquisto di macchine fotografiche, accessori e lo sviluppo di foto, con 11 mila attività.
La storia del reportage fotografico
Era il 1991 e la crisi in Medio Oriente e la Guerra del Golfo erano al centro del dibattito mondiale. Quando in Kuwait i soldati iracheni incendiarono oltre 600 pozzi di petrolio per ostacolare l’avanzata della coalizione militare guidata dagli statunitensi, Salgado fu tra i primi fotografi a intuire la reale portata e la gravità di questa situazione.
La guerra si era conclusa da solo un mese e nelle fotografie di Salgado ritroviamo vivido il paesaggio infernale che stava letteralmente bruciando davanti ai suoi occhi. Era in corso un disastro ambientale e decise di documentarlo seguendo l’operato dei vigili del fuoco e dei tecnici specializzati chiamati da tutto il mondo per limitare i danni e arginare le perdite.
Trentaquattro immagini di grande formato in un allestimento di grande impatto saranno esposte per la prima volta a Forma Meravigli: il bianco e nero tipico del fotografo brasiliano racconta di una luce apocalittica causata dal contrasto dei pozzi in fiamme e dalla coltre scura di petrolio che copriva il deserto, le persone e le cose. Gli occhi increduli e stanchi dei vigili del fuoco, lo sforzo fisico nel cercare di domare le fiamme, il fumo divagante: nei ricordi e nelle impressioni di Salgado, “era come affrontare la fine del mondo, un mondo intriso di nero e di morte”.
Passati 25 anni da quella tragedia, Sebastião Salgado ha sentito che il suo lavoro non fosse ancora del tutto completo e ha deciso infatti di tornare su queste fotografie, oggi ancora attuali, e di ampliarne la selezione arricchendola di immagini inedite.
In mostra a Forma Meravigli c’è il frutto di questa sua nuova sistemazione, un reportage che è un monito per il presente e il futuro, per non dimenticare i drammi del passato.
Kuwait al pari di Genesi, La mano dell’uomo, In cammino e Ritratti di bambini in cammino, è un importantissimo documento di storia moderna e una straordinaria opera fotografica.
Contrasto ha recentemente pubblicato l’autobiografia del fotografo, Dalla mia Terra alla Terra e gli altri libri Profumo di sogno. Viaggio nel mondo del caffè e Altre Americhe.
Sebastião Ribeiro Salgado nasce l’8 febbraio 1944 ad Aimorés, nello stato di Minas Gerais, in Brasile. A 16 anni si trasferisce nella vicina Vitoria, dove finisce le scuole superiori e intraprende gli studi universitari. Nel 1967 sposa Lélia Deluiz Wanick. Dopo ulteriori studi a San Paolo, i due si trasferiscono prima a Parigi e quindi a Londra, dove Sebastião lavora come economista per l’Organizzazione Internazionale per il Caffè. Nel 1973 torna insieme alla moglie a Parigi per intraprendere la carriera di fotografo. Lavorando prima come freelance e poi per le agenzie fotografiche Sygma, Gamma e Magnum, per creare poi insieme a Lèlia la agenzia Amzonas Images, Sebastião viaggia molto, occupandosi prima degli indios e dei contadini dell’America Latina, quindi della carestia in Africa verso la metà degli anni Ottanta. Queste immagini confluiscono nei suoi primi libri. Tra il 1986 e il 2001 si dedica principalmente a due progetti. Prima documenta la fine della manodopera industriale su larga scala nel libro La mano dell’uomo, (Contrasto, 1994) e nelle mostre che ne accompagnano l’uscita (presentata in 7 diverse città italiane). Quindi documenta l’umanità in movimento, non solo profughi e rifugiati, ma anche i migranti verso le immense megalopoli del Terzo mondo, in due libri di grande successo: In cammino e Ritratti di bambini in cammino. (Contrasto, 2000). Grandi mostre itineranti (A Roma alle Scuderie del Quirinale e poi a Milano all’Arengario di Palazzo Reale) accompagnano anche in questo caso l’uscita dei libri. Lélia e Sebastião hanno creato nello stato di Minas Gerais in Brasile l’Instituto Terra che ha riconvertito alla foresta equatoriale – che era a rischio di sparizione – una larga area in cui sino stati piantati decine di migliaia di nuovi alberi e in cui la vita della natura è tornata a fluire. L’Instituto Terra è una delle più efficaci realizzazioni pratiche al mondo di rinnovamento del territorio naturale ed è diventata un centro molto importante per la vita culturale della città di Aimorès. Genesi inizia come progetto nel 2003 e, dopo nove anni di lavoro, dal 2013 è stato esposto nei più importanti musei di tutto il mondo. Dal 18 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018 Genesì sarà esposta al PAN di Napoli.