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Arte & Cultura

Erodiàs di Giovanni Testori con Federica Fracassi

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Teatro i – Milano dal 16 novembre al 5 dicembre

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Il 16 novembre debutta la nuova produzione di Teatro i: Erodiàs di Giovanni Testori con Federica Fracassi (attrice straordinaria, premio Duse e premio Ubu) e la regia di Renzo Martinelli.

Erodiàs è il secondo di tre monologhi scritti da Testori (Novate Milanese, 12 maggio 1923 – Milano, 16 marzo 1993) all’inizio degli anni Novanta, poco prima della morte: si tratta dei tre lamenti funebri (Tre lai) di Cleopatra sul corpo di Antonio (Cleopatràs); di Erodiade su quello di Giovanni Battista (Erodiàs) e della Madonna su quello di Cristo (Mater Strangosciàs).

Federica Fracassi dà voce e corpo a Erodiàs, Erodiade, concubina di Erode, colei che ha voluto la decapitazione di Giovanni Battista, il suo lamento si svolge al cospetto della testa mozzata del profeta, che, nonostante tutto continua a parlarle, continua a provocarla e a interrogarla. In questo modo Erodiade diventa lei stessa il Battista: dall’amore per lui, nascono le parole del suo monologo.

Erodiàs, il più violento dei Tre Lai, inizia così, con un urlo reiterato che si fa gioco di parole, musica che parte dal nome ebraico del Battista e che giunge a poco a poco a conficcarsi nella carne lombarda dilaniata.

Giovanni Testori ha dedicato a Erodiade più di un testo. Noi scegliamo Erodiàs, l’Erodiade spodestata, posseduta, ossessiva, che balbetta. Noi partiamo dalla rabbia che smangia l’essere umano quando si trova davanti al limite, alla finitudine, quando il discorso s’incaglia e resta solo la potenza del grido.

Perché affrontare Erodiàs? Che cosa rappresenta oggi questa donna dilaniata d’amore per Giovanni Battista? Che cosa raccontano le sue parole di lussuria verso il profeta, simbolo di una religione che lei non riesce a comprendere né a definire?

Erodiàs incarna un tempo in cui la ragione non è ancora arrivata: una zona d’ombra non illuminata dalla luce dello spirito, un eterno purgatorio in cui la conoscenza/coscienza non trova spazio. Un personaggio “sottovuoto”, una figura bidimensionale che vive dietro un vetro. Un manichino che a noi si mostra da una vetrina di sbarlusc: il suo è un mondo inevitabilmente separato dal nostro, ma ora del tutto compromesso e scardinato dall’arrivo di un Dio che si è fatto carne: il verbum.

Sulla scena un quadro che prende vita e, al contempo, un negozio o uno schermo: l’unica dimensione in cui Eròdias può ancora sopravvivere, seppur confusa da quel conzerto e conzertino di dubbi e domande che il profeta ha in lei provocato. Non è abbastanza averlo messo a tacere con un atto cruento e blasfemo: la testa di Giovanni, separata da corpo, continua a parlarle, la provoca, le impone interrogativi a cui non trova risposta.

Erodiàs non è più l’Erodiàs che era, ormai è il Battista stesso. Di lui prende le fattezze, una maschera nella maschera, da lui prende parole che non conosce, che non stanno ancora nella sua bocca, di lui cerca segni in ogni dove.

Da lui, dall’amore per lui, nasce il suo tormento: che fare? Come andare avanti?

Questa domanda risuona. Anche oggi.

Che fare di un Dio che è diventato uomo e che, come ogni uomo, può anche sbagliare? Che fare di un mondo che ha perso il suo centro? Che fare di un amore che si sapeva di carne eppure ha l’odore dell’anima?

Lo spettatore assiste. Guarda e aspetta, non può fare altro.

Per l’ennesima volta vede, davanti a sé, una dicotomia senza tempo: corpo e mente, ignoranza e conoscenza, sesso e morte. Infinite declinazioni della stessa cosa. Di una vita che cerca, non trova, e allora attende. Attende. Come se non ci fosse altra possibilità che questa.

Ma è così? Oggi, è davvero così?

Federica Fracassi, interprete sensibile alle nuove drammaturgie, votata alle scritture più visionarie, feroci, poetiche degli ultimi anni, fin dagli esordi disegna un percorso indipendente nel panorama del teatro di ricerca.

Si forma giovanissima alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi e segue il lavoro di Carmelo Bene, Luca Ronconi, Thierry Salmon, Romeo Castellucci, Cesare Ronconi.

Fonda insieme al regista teatrale Renzo Martinelli la compagnia Teatro Aperto, oggi Teatro i, che gestisce l’omonimo spazio a Milano, una vera e propria factory del teatro contemporaneo.

In teatro ha lavorato tra gli altri con Valerio Binasco, Valter Malosti, Antonio Latella, Luca Micheletti e ha ricevuto numerosi premi come miglior attrice protagonista: Premio Ristori, Premio Olimpici del Teatro, Premio della Critica, Menzione d’onore e Premio Eleonora Duse, Premio Ubu. Al cinema esordisce nel 2010 in Happy Family di Gabriele Salvatores, seguono tra gli altri Bella addormentata di Marco Bellocchio e Un giorno devi andare di Giorgio Diritti (2012), Il capitale umano di Paolo Virzì (2014), Antonia di Ferdinando Cito Filomarino, La vita oscena di Renato De Maria, Sangue del mio Sangue di Marco Bellocchio (2015).

Renzo Martinelli regista, è direttore artistico di Teatro i, compagnia di produzione che gestisce dal 2004 l’omonimo spazio teatrale a Milano. Le regie di Martinelli privilegiano un’autonoma costruzione scenica in costante dialogo con una drammaturgia della contemporaneità. Tra i suoi numerosi lavori ricordiamo: Lenti in amore da Marguerite Duras (1996) selezionato alla prima edizione di Scena prima, che ha debuttato al Teatro dell’Elfo di Milano; La Santa di Antonio Moresco (2000) vincitore del premio Sette spettacoli per un nuovo teatro italiano per il 2000; Sinfonia per corpi soli – omaggio a Sarah Kane (2001) che ha ottenuto importanti riconoscimenti nell’edizione 2002 dei prestigiosi Premi Ubu; Kamikaze (2004) selezionato per il progetto Petrolio di Mario Martone; Prima della Pensione di Thomas Bernhard (2006) per il quale Federica Fracassi ha ricevuto la menzione d’onore quale migliore attrice emergente al Premio Duse 2006; Incendi di Wajdi Mouawad, Hilda di Marie NDiaye e Lotta di negro e cani di Bernard-Marie Koltès realizzati in collaborazione con Face à Face – Parole di Francia per Scene d’Italia; la trilogia Innamorate dello spavento di Massimo Sgorbani composta da Blondi (prodotta dal Piccolo Teatro di Milano), Eva (1912-1945), Magda e lo spavento; la messinscena dei testi inediti di Francesca Garolla N.N., Se non fossi stata Ifigenia sarei Alcesti o Medea, Non correre Amleto. Ultime produzioni sono: C’è un diritto dell’uomo alla codardia – omaggio a Heiner Müller parte del progetto TOPLAY e Piangiamo la scomparsa di Bonn Park di Bonn Park, parte del progetto Fabulamundi Playwriting Europe. Teatro i nel 2006 ha vinto il premio Hystrio-Provincia di Milano.

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