Arte & Cultura
Dario Faini in scena ad Ascoli Piceno con “Dardust”
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9 anni faon
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redazioneIn una cornice tanto magica, quanto insolita, Dario Faini ha portato in scena il suo nuovo progetto solista “Dardust” , nella bellissima Piazza del Popolo di Ascoli Piceno.
di Luca Cameli
Ascoli Piceno, 23 luglio- Pianista, compositore, autore, Dario Faini oramai non è più una sorpresa nel panorama musicale italiano, ma una bella certezza. Il 39enne artista ascolano, che in questi ultimi anni si è fatto conoscere nei panni di autore, collaborando con artisti del calibro di Francesco Renga, Marco Mengoni, Annalisa, Emma e molti altri, sta ora girando l’Italia per promuovere il suo nuovo album solista “7” , che sta raccogliendo molti consensi, fino a portare Dardust alla nomination come Best New Generation Electro agli MTV music awards 2015. Faini ha portato in scena nella sua città natale, accompagnato da Vanni Casagrande (drumming,elettronica), Simone Sitta (violoncello), Simone Giorgini (contrabasso), Nacor Fischetti (sound designer) e dalla ballerina Michela Torquati, uno show di notevole intensità, che ha letteralmente rapito il pubblico che affollava la piazza. Le melodie trasognanti e suggestive composte dal pianista ascolano sono riuscite a catalizzare l’attenzione del pubblico per tutta la durata dello show, nonostante la platea fosse composta per buona parte da un pubblico di un target ben diverso da quello con cui Dardust si confronta di solito, grazie ad un perfetto mix fatto di melodie ariose e di ampio respiro e un sound elettronico che creava momenti quasi claustrofobici.
Prima dell’esibizione, al termine del sound-check, abbiamo scambiato due battute con Dario.
Ciao Dario, come è esibirsi a casa?
I concerti sono tutti emozionanti, ma devo ammettere che tornare qui ed esibirsi in questa piazza, che per noi ascolani è da sempre il salotto della città, fa un certo effetto. Di solito siamo abituati ad avere il pubblico che balla sotto al palco, ma sono sicuro che anche con una platea comodamente seduta, stasera sarà uno spettacolo bellissimo.
Come riesci a conciliare la tua attività di autore, dalla tua carriera solista. Sembrano due mondi davvero distanti
Sai io amo definirmi, scherzosamente, artisticamente bi-polare, penso che il fatto di riuscire a portare avanti parallelamente due cose, apparentemente così distanti, sia il frutto dei miei mille gusti musicali che vanno da Bowie a Baglioni, passando attraverso altre cose diversissime come i Sigur Ros e i Chemical Brothers. Negli anni ho sempre cercato di appassionarmi a qualcosa, e dopo aver sviscerato i miei artisti preferiti, adesso ho trovato nella scena pianistica nord europea la mia nuova passione.
Quando lavori come autore, scrivi su commissione, oppure non pensi a chi eventualmente interpreterà i tuoi brani?
Scrivo soprattutto perché ho il bisogno di scrivere. All’inizio non scrivevo su commissione, poi negli anni questa cosa è diventata più frequente. Ma a volte capita che tu pensi ad un’artista, prepari il pezzo, e alla fine viene bocciato e magari finisce per essere dato a qualcun’ altro; per esempio “Il cielo è vuoto” era stato scritto per Cristiano De Andrè, poi è finito a Francesco Renga. Quando invece ti trovi in sintonia con l’artista con cui devi lavorare è tutto più facile, per esempio con Francesco (Renga) , visto che condividiamo entrambi una grande passione per David Bowie, siamo andati insieme a registrare dei pezzi a Berlino, lavorando benissimo assieme.
Non pensi che la produzione italiana sia poco coraggiosa?
Certamente. Il problema spesso è che si tende a copiare quello che va di moda all’estero, adattandolo al mercato italiano, senza fare una vera ricerca su nuovi progetti. Fortunatamente stanno venendo fuori produttori che riescono a portare una ventata di aria fresca.
Fammi un nome.
Così su due piedi, Ferraguzzo. Ma ce ne sono molti altri.
Ti definisci un maniaco della melodia, quando prepari un brano, e questo magari in fase di produzione viene snaturato rispetto alla tua idea originale, ti infastidisce?
Con il tempo ho deciso di evitare le arrabbiature, certamente quando un pezzo viene privato di quelle che per sono le sue peculiarità mi dispiace, ma conosco le leggi del mercato, poi non è che abbia voce in capitolo in fase di produzione, quindi va bene così.
Parlando del tuo disco “7”, oltre che molto bello, lo trovo davvero ambizioso; è un disco che ha un’ andamento molto particolare, quasi spiazzante a volte.
Adoro riuscire a sorprendere l’ascoltatore con i salti che fanno le melodie, ho cercato di creare dei chiaro oscuri, che di colpo si svuotano. Ho voluto dare a questo progetto un andamento simile a delle montagne russe, in questo mi sono ispirato ai Chemical Brothers, che sono dei veri maestri nel creare saturazioni elettroniche che di colpo scemano via.
Come mai un disco strumentale?
Non volevo fare un progetto cantautorale , non ne sentivo il bisogno. Volevo cercare di arrivare al pubblico in maniera differente
Foto di Alessio Panichi