Italia
Daniela Sapone ed il mondo della letteratura

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Intervista a Daniela Sapone
Di Francesca Rossetti
Daniela Sapone, originaria di Roma, vive da molti anni a Riccione e si occupa di racconti, a lei la parola.
Chi è Daniela Sapone e come nasce la tua passione per la letteratura?
“Sono nata a Roma dove ho vissuto fino a otto anni. Poi, con i miei genitori, mi sono trasferita a Bruxelles, dove sono rimasta per 12 anni. L’incontro con la Romagna è venuto per caso. In vacanza, appena sedicenne, mi sono innamorata di un ragazzo romagnolo. E’ un classico, tanti amori estivi, nati così, quasi per gioco, si sono poi trasformati in unioni durature… sono passati 44 anni… Ho sempre letto, fin da bambina, le favole, i libri di avventure, per poi passare ai classici più impegnativi.”
Di che cosa parla “Passeggiando per Riccione – Impressioni di un’osservatrice romana” e come si è ambientata una persona di Roma nella Perla Verde?
“Passeggiando per Riccione” parla appunto di passeggiate, che si svolgono nelle quattro stagioni, osservando i cambiamenti della cittadina balneare. Vengono descritti i monumenti principali, i viali particolari, le rotonde, il mare. Quasi una guida, corredata da oltre cento fotografie in bianco e nero e a colori. Ma non è tutto. Il desiderio di passeggiare per Riccione nasce da un momento di nostalgia per la mia città natale e la voglia di avere radici anche qui. Ho quindi cercato, e qui è stata un’impresa ardua, dei collegamenti fra Riccione e Roma. Li ho trovati in alcune forme architettoniche di ville, ospedale, ecc. E così ecco che mi ritorna in mente il quartiere Coppedè di viale Tagliamento, osservando una villa. In un’altra ci sono spunti di grandi opere del passato: Villa Antolini, di Riccione, è relazionata all’architettura del Borromini che ritroviamo a Roma a San Carlo alle Quattro Fontane e altri elementi della stessa villa ci riportano alla cupola di Sant’Ivo alla Sapienza. Altri riferimenti con Roma li ho trovati nella Chiesa Mater Admirabilis: una facoltosa famiglia che soggiornava a Riccione ai primi del ‘900, regalò copia della pittura di Mater Admirabilis presente nel corridoio di un convento a Trinità dei Monti. E ancora, l’Ospedale Ceccarini è stato costruito da un ingegnere romano, Podesti, nello stesso tempo che si costruiva l’Umberto I a Roma. E così via, altri piccoli, ma per me significativi, riferimenti. Il primo giardino d’infanzia fu costruito dalla signora Maria Boorman Ceccarini, una grande benefattrice della Perla Verde e lei ha portato a Riccione, da Roma, l’insegnamento di Froebel, pedagogista tedesco, all’avanguardia all’epoca. Ma tutto questo non era sufficiente per sentirmi parte del territoriio, volevo sentire Riccione la mia città, la mia seconda città. E così ho “intervistato”, anche se preferisco “chiacchierato” con decine di persone del luogo che, oltre a raccontarmi la storia di Riccione, mi hanno raccontato le loro storie, mi hanno coinvolto nelle loro vite. Ho quindi amato la loro disponibilità, mi sono sentita accolta, amata, una di loro. Loro hanno condiviso con me un pezzo della loro storia, per me è stato un gesto molto generoso. Anche la derivazione del nome Riccione “Arciun” ha dei riferimenti con Roma. La famiglia degli Arcioni è stata una famiglia romana ormai estinta, e poi troviamo la via in Arcione, la chiesa di San Nicola in Arcione e quella di San Lorenzo degli Arcioni, la Torre Arcioni-Capacci. I riferimenti sono tanti, senza dimenticare la via Flaminia che, da Rimini arrivava a Roma. E’ un percorso di storia e sentimenti, scritto in un modo piacevole e leggero. E poi ti alzi la mattina e vedi sorgere il sole. Vuoi mettere? Sì, mi sono ambientata a Riccione, perchè nel suo piccolo, è una cittadina vivace e all’avanguardia.”
Quali differenze sociali e culturali hai riscontrato fra le due città e quali risorse hai attinto da Roma a livello di narrazione?
“Non si può paragonare una piccola città di provincia, seppur all’avanguardia, a Roma. Le differenze culturali sono notevoli. A Roma, dove posi gli occhi, trovi un monumento, un reperto archeologico, una chiesa, mille chiese, palazzi, musei, circoli culturali, teatri, la città è frizzante e pullula di cultura. Riccione è la città delle vacanze e sulla cultura è un po’ carente, qui si vive di turismo e l’accento si pone soprattutto su eventi che possano attirare l’attenzione dei turisti. Qui abbiamo il “Premio Riccione per il Teatro” istituito nel 1947, vinse il premio, quell’anno un giovanissimo Italo Calvino, seguirono Enzo Biagi, e più volte Dacia Maraini. Ma manca il contenitore… il teatro… “
Quali sono i tuoi autori e generi preferiti e cosa cerchi di comunicare ai lettori?
“Mi piacciono Dacia Maraini, Oriana Fallaci, Françoise Sagan, Tiziano Terzani, Baudelaire e Pirandello e Italo Calvino, Antonio Manzini e Gianrico Carofiglio. Beppe Severgnini e Giuseppina Torregrossa. Mi piacciono le autobiografie, le biografie, i polizieschi, i libri che parlano di attualità, che si avvicinano ai problemi delle donne e ai sentimenti. E naturalmente i libri di viaggio.”Passeggiando per Riccione” è il mio primo libro. Ho cercato di comunicare i miei sentimenti, io ho cercato di scoprire l’anima dei riccionesi, ho cercato di amalgamare le mie radici con le loro, attraverso i loro racconti, misti a gioia e malinconia, stupore e nostalgia.”
Quali saranno le prossime opere?
“Strutturata in maniera diversa, sto preparando la storia di un’altra cittadina romagnola a me cara. E poi, ancora in fase embrionale, scriverò dell’amore.”