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Diritti umani

Considerazioni sulla sentenza Karadzic

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La LIDU ritiene estremamente importante che la civiltà europea risponda pronunciando una sentenza nei confronti di un sedicente cristiano per delitti commessi nei confronti di islamici

KaradzicRoma, 25 Marzo – Il 24 marzo alle ore 16.00, la Corte penale internazionale ha pronunciato la sentenza di primo grado, condannando Radovan Karadžić, il Presidente della Repubblica serba di Bosnia, a quaranta anni di carcere per i crimini commessi ai danni di musulmani e croati bosniaci durante la Guerra che insanguinò l’ex Jugoslavia fra il 1992 ed il 1995. Nella requisitoria finale, nel settembre 2014, il procuratore Alan Tieger ha chiesto la pena dell’ergastolo, evidenziando come il piano genocidario della leadership serbo bosniaca non era limitato a Srebrenica del 1995 ma esisteva fin dal 1992, cioè dall’inizio del conflitto, anche in altre zone del paese. La Corte ha giudicato Karadzic responsabile non solo dell’eccidio di Srebrenica, in cui morirono 8 mila musulmani, ma anche anche dell’omicidio e della persecuzione di civili ritenendolo l’artefice delle atrocità commesse durante il lungo assedio di Sarajevo, quando nel corso di 44 mesi morirono circa 10mila persone. A questi reati si aggiunge quello di “presa di ostaggi” relativo al sequestro di 284 caschi blu dell’Onu usati come scudi umani a fronte dei bombardamenti della Nato. Il Tribunale penale internazionale dell’Aja ha ritenuto invece insufficienti le prove portate dall’accusa per estendere l’accusa di genocidio agli eccidi avvenuti in sette villaggi della Bosnia Erzegovina (Bratunac, Prijedor, Foca, Kljuc, Sanski Most, Vlasenica e Zvornik). Per questi episodi la condanna nei suoi confronti si è “limitata” ai reati di crimini contro l’umanità, omicidio e persecuzione. La LIDU ritiene estremamente importante che, nel momento in cui l’Europa è sotto l’attacco di terroristi islamici, la civiltà europea risponda pronunciando una sentenza nei confronti di un sedicente cristiano per delitti commessi nei confronti di islamici, poiché nella nostra civiltà europea la tutela dei Diritti Umani prescinde da qualunque considerazioni di religione, razza, nazionalità, ideologia politica, genere e quant’altro. Soprattutto, non è affatto influenzata dal fondamentalismo altrui.

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